Questo è il blog ufficiale dello scrittore Michele Allegri, autore dei saggi "Dossier: I Nuovi Templari", il libro che ha tracciato la strada per molti, di "Elvis e il priorato di Sion", de "La religione segreta dei Templari" e del romanzo "Enigma esoterico". Qui si parla seriamente di Templari, neotemplarismo, Rosacroce, massoneria, paganesimo, eresie, magia, New Age, religioni tradizionali, antropologia e storia... quella vera, quella che nessuno ha mai osato raccontarvi!
L’anno 1972
segnò un nuovo goal della politica gelliana. Tramite il gran maestro aggiunto e
sommo sacerdote del Capitolo dell’Arco Reale americano Giovanni Bricchi, la P2 riuscì
ad affiliare Vittorio Emanuele IV di Savoia il quale spese più di una parola presso
il Gran Maestro della Gran Loggia Unita D’Inghilterra (UGLE), il Duca di Kent,
per far ottenere al Grande Oriente d’Italia l’ambito riconoscimento inglese,
dopo 110 anni dalla richiesta ufficiale. Uno dei requisiti imposti dalla UGLE
al GOI, per ottenere l’ambito riconoscimento, era l’unificazione sia con
l’Obbedienza massonica di Giovanni Alliata di Monreale (che, infatti, passò nella
P2) sia con la storica Obbedienza di Piazza del Gesù guidata dal commercialista
Francesco Bellantonio che era succeduto al medico Tito Ceccherini. Il trattato
di fusione tra Salvini e Bellantonio venne firmato ritualmente il 24 Giugno del
1973. La storica sede degli scissionisti di Piazza del Gesù, 47 passò nelle
mani del corpo rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato del GOI, mentre finirono
sotto l’Obbedienza del GOI 3.500 fratelli e 200 logge, tra cui la loggia
coperta “Giustizia e Libertà” i cui affiliati finirono direttamente nella rete
di Gelli. Tra loro, il procuratore generale della Repubblica di Roma, Carmelo
Spagnuolo, il finanziere-banchiere Michele Sindona, il costruttore romano
Aladino Minciaroni.
In quello
stesso anno, Gelli preparò il piano Gianoglio per il ritorno in Patria del
generale Juan Domingo Peron. La moglie del generale, Isabelita, e il suo
segretario Josè Lopez Rega, avevano chiesto l’intervento di Gelli, durante un
incontro all’Hotel Eden di Roma. Gelli aveva già avuto modo di frequentare
l’Argentina nel passato, subito dopo la guerra, quando aveva avviato in quel
Paese alcune attività commerciali e di compravendita di immobili. Poi venne
introdotto presso il cerchio magico del generale Juan Peron dal professore
Giancarlo Elia Valori che era iscritto alla loggia Romagnosi e il 27 Maggio del
1973 Gelli si fece dare dal Gran Maestro Salvini l’incarico ufficiale di Gran
Rappresentante del GOI presso la Gran Loggia dell’Argentina. Con l’aiuto del
piduista Alberto Vignes, Gelli incontrò due importanti uomini di Peron, Vignone
e Rodriguez e si mise in contatto con il Gran Maestro della Massoneria
argentina, Cesar De La Vega, che convinse i generali iscritti alla Gran Loggia a
togliere il loro veto per il ritorno di Peron in patria, cosa che puntualmente
avvenne nel mese di giugno di quello stesso anno. Di seguito Gelli riuscì ad
iscrivere il generale Peron alla P2, con tanto di iniziazione nella città di
Madrid, dopo aver incontrato il caudillo, il generalissimo Francisco Franco.
Per ordine di Peron, a Gelli fu dato un passaporto diplomatico argentino e fu
fatto, nel 1974, consigliere economico dell’ambasciata argentina a Roma. Nello
stesso anno, prese anche la cittadinanza uruguayana, dopo aver acquistato una
villa sul mare e otto appartamenti a Montevideo. Gelli, quindi, spostò la sua
attenzione dal Sudamerica verso l’Africa dove svolse attività di mediazione per
conto di grandi aziende statali italiane col fine di far ottenere loro dei contratti
di fornitura presso la Liberia di Tolbert, l’Egitto di Sadat e La Costa
d’Avorio di Anet Bilè Clement, tutti e tre iscritti alla loggia P2.
Il 1974 si
chiuse con due eventi importanti, la creazione da parte di Gelli dell’OMPAM, l’Organizzazione
Mondiale Per l’Assistenza Massonica, una rete internazionale di mutua
assistenza massonica, con sede in via Romagna, che fu presentata ad una platea
di logge sudamericane, a Rio De Janeiro, il 5 Maggio del 1976. L’OMPAM ottenne
dall’ONU il riconoscimento di Status di osservatore permanente presso la FAO,
l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il secondo
evento riguardò un servizio giornalistico di Panorama che di fatto scoperchiava
l’esistenza della loggia P2 e il suo probabile coinvolgimento in alcune trame
oscure ed eversive di quegli anni.
L’anno 1974
segnò uno spartiacque nella geopolitica internazionale. Le dimissioni del
presidente USA Richard Nixon, lasciarono spazio di manovra alle “colombe” di
Washington le quali ritennero che le organizzazioni clandestine di sicurezza in
Europa non erano da considerarsi più così indispensabili nella lotta
anticomunista. Con una serie di atti politici che si affiancarono ad importanti
iniziative giudiziarie, in Italia venne soppressa l’Organizzazione di Sicurezza
X detta Nuclei di Difesa dello Stato e l’Ufficio Affari Riservati del Viminale.
Le organizzazioni di estrema destra vennero sciolte di autorità. In campo
internazionale, in Portogallo, cadde la dittatura di Caetano e, in Grecia,
quella dei colonnelli. Proprio nello stesso frangente di tempo, a Napoli, il 14
dicembre, la Gran Loggia del GOI, riunita in sessione straordinaria, votò la
demolizione della Loggia P2. Il 30 dicembre, il Gran Maestro Salvini abrogò
tutti i regolamenti istitutivi della loggia, revocando a Gelli le deleghe e la
carica di segretario organizzativo. Il GOI chiese a Gelli di consegnargli tutto
il materiale ma l’ex direttore della Permaflex si oppose con forza a questi
provvedimenti.
A partire da
gennaio del 1975, Mino Pecorelli, dalle colonne della sua rivista OP, sferrò
pesanti attacchi in direzione di Salvini e della Massoneria in generale. Gelli,
invece, affidò al fratello Martino Giuffrida il compito di accusare
pubblicamente il Gran Maestro Salvini di essersi indebitamente appropriato di
500 milioni di lire. Durante la Gran Loggia, convocata all’Hotel Hilton di Roma
il 22 Marzo, Giuffrida accusò Salvini.
Ci fu anche una mozione di sfiducia della Giunta nei confronti del Gran
Maestro il quale, messo alle strette, il 9 maggio, firmò una lettera con la
quale nominò Licio Gelli Maestro Venerabile della P2 e il 12 maggio Salvini
decretò la ricostituzione della loggia demolita.
Da questo
momento, si crearono due logge P2, una ufficiale, regolare, non coperta, presente
nell’annuario mondiale delle logge regolari appartenenti al circuito delle
logge riconosciute dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, con una lista di 62
nominativi depositati presso il GOI. Ed una seconda, con lo stesso nome, che si
copriva dietro a questa, agli ordini di Gelli, comprendente oltre 600
affiliati. Di fatto questa seconda loggia P2 divenne un corpo estraneo al
Grande Oriente d’Italia, un circolo privato di Gelli! Le tessere non venivano
più firmate dal Gran Maestro e Maestro Venerabile della P2 Lino Salvini e dal
Gran Segretario Giuseppe Telaro, bensì dal nuovo Maestro Venerabile della P2
Licio Gelli e dal Gran Maestro Lino Salvini. Tutta la documentazione di questa
nuova P2 fu trasferita presso l’ufficio di Gelli a Castiglion Fibocchi. Il nuovo
Maestro Venerabile della P2, Gelli, nominò come nuovo segretario organizzativo l’avvocato
Minghelli, già Maestro Venerabile della loggia Lira e Spada il quale verrà poi
arrestato per varie e pesanti imputazioni.
Nell’agosto
del 1975, Gelli, con l’aiuto di alcuni autorevoli membri della nuova P2, elaborarono
tre documenti: il Memorandum sulla situazione politica del Paese, lo Schema
R di massima per il risanamento generale del Paese e il Piano di
Rinascita Democratica. In questi tre elaborati si parlava “dei mali
dell’Italia” e dei crescenti disordini di piazza, dei sabotaggi e degli atti
terroristici. Veniva richiesto una riforma in senso presidenziale della
Repubblica o di tipo gollista o di tipo statunitense, con tutta una serie di riforme
nell’ambito della Carta Costituzionale, con un maggiore rafforzamento dei
partiti di centro e un sempre maggiore sviluppo della libera impresa in Italia.
I contenuti di questi tre dossiers furono esposti dal Gelli, con la presenza di
Salvini, al cospetto del Capo dello Stato, Giovanni Leone, grazie ai buoni
uffici di Nino Valentino, segretario del presidente e di Nicola Picella,
segretario generale del Quirinale. Lo Schema R (Risanamento) non era certamente
un piano eversivo ma, come precisò Gelli, “non prelude ad un colpo di Stato
ma a scongiurare l’irreparabile jattura di una guerra civile e mira ad
allontanare dall’Italia il pericolo di un Governo dittatoriale di ispirazione
comunista o fascista”.
Intanto l’arresto di Gian Antonio Minghelli, segretario della P2, aveva portato una fronda di “massoni democratici” ad uscire allo scoperto, a causa dei continui articoli di giornali che tiravano in ballo la P2. Il 18 Luglio del 1976 il settimanale L’Espresso pubblicò un’intervista a Gelli che respingeva il coinvolgimento della Loggia nell’omicidio del giudice Occorsio, precisando che la sua loggia era finanziata dalle organizzazioni massoniche internazionali e che comprendeva 2.400 iscritti. Intanto i Maestri Venerabili della Sardegna chiesero il deferimento di Gelli al tribunale massonico circoscrizionale del Lazio. Il Consigliere dell’Ordine, Luigi Sessa, inviò al Gran Maestro Salvini una lunga lettera dove erano sintetizzati i 4 capi d’accusa, riguardanti Gelli e la P2 come centro eversivo nazionale. Gelli giocò di abilità, chiedendo al Salvini di dichiarare la “sospensione dei lavori” della P2 e, in data 27 Luglio del 1976, il Gran Maestro Salvini decretò questa sospensione “a tempo indeterminato”. Poi Salvini ordinò l’espulsione dei cosiddetti “massoni democratici”, come Siniscalchi e Benedetti. Il processo a carico di Gelli venne sottratto al Tribunale circoscrizionale del Lazio-Abruzzo. Un mese dopo, i settimanali l’Europeo, Panorama e L’Espresso, si occuparono ancora della situazione interna al GOI tanto che Gelli e Salvini furono chiamati dalla Procura di Firenze per essere interrogati. In quell’occasione consegnarono al magistrato Vigna un elenco con un centinaio di nomi di iscritti alla P2, quelli che il Venerabile riteneva ormai degni di bruciare.
Gelli
procedette a suddividere la P2 in 18 nuclei regionali, affidando la direzione
di ciascun nucleo ad un capo-gruppo di sua fiducia. Il nucleo principale della
loggia prese il nome di “La Centrale”. Presieduta da Gelli, in essa erano
inseriti tutti i capigruppo della loggia, i direttori e gli ufficiali dei
servizi segreti, i parlamentari, i ministri e sottosegretari, i banchieri, i
finanzieri, i giornalisti e gli alti funzionari statali. Il tesseramento della
P2 proseguì, ripartendo dal numero 1600, mentre il Venerabile fece nascere nel
Principato di Monaco un ulteriore struttura segreta massonica, denominata
“Comitato Esecutivo Massonico” col fine di spostare tutti i fratelli piduisti
in questa zona franca, qualora in Italia fosse venuta meno la copertura del GOI.
Questi anni impegnarono il Venerabile a ricercare affiliati di spessore, sotto
il profilo finanziario e bancario, che culminarono con l’iscrizione alla P2 di
Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, la più importante banca
cattolica italiana, legata a doppio filo con l’Istituto Opere Religiose del
Vaticano.
A causa
proprio della spoliazione sistematica del Banco Ambrosiano, e per gli aiuti
concessi al bancarottiere Sindona, Gelli avvertì che la sua posizione in Italia
stava diventando sempre più difficile. Quindi, per sottrarsi ad eventuali
mandati di cattura, decise di riparare all’estero, prima in Francia poi in
Uruguay dove era cittadino e non veniva concessa l’estradizione per l’Italia. Ed
è proprio seguendo gli spostamenti di un medico massone italoamericano di nome
Joseph Miceli Crimi che aveva aiutato Sindona nel falso rapimento del 1979, che
i magistrati milanesi Viola, Turone e Colombo s’imbatterono nel nome di Licio
Gelli. I tre magistrati fecero arrestare Miceli Crimi e lo interrogarono. Dalla
sua perquisizione personale emersero due biglietti ferroviari, di andata e
ritorno per Arezzo, e un’agenda su cui erano appuntati il nome del commendatore
Licio Gelli e suoi numeri di telefono, di casa e di ufficio. Il chirurgo
estetico dichiarò ai magistrati di essere andato a Villa Wanda, a Santa Maria
delle Grazie, per incontrare Gelli, su incarico di Sindona, aggiungendo che
Gelli possedeva la famosa “lista dei 500”, cioè le 500 importanti personalità
italiane che, grazie a Sindona, avevano portato illecitamente all’estero i loro
capitali. Il 12 Marzo del 1981, quindi, il giudice Turone firmò una
comunicazione giudiziaria e ordinò la perquisizione domiciliari di Licio Gelli
che, intanto, era indiziato del reato di estorsione ai danni del banchiere
Enrico Cuccia, in concorso con Michele Sindona. Il 21 Marzo del 1981, uomini
della Guardia di Finanza provenienti da Milano, fecero irruzione nella sua
villa, nei suoi uffici di Frosinone, di Roma e in quello della fabbrica di
vestiti GioLe, a Castiglion Fibocchi. Trovarono un brogliaccio su cui c’era una
lista di 962 nomi di iscritti alla P2, la crème degli uomini più potenti
d’Italia e una valigia contenente 16 buste sigillate, documenti in copia unica
che riguardavano affari, tangenti e resoconti di situazioni in corso, come
l’accordo finanziario tra Piccoli e la Rizzoli, il Contratto Eni-Petronim, un
appunto sul Conto Protezione, un dossier su Calvi, documentazione sul gruppo
Rizzoli-Corriere della Sera. Inoltre, i finanzieri trovarono un indirizzario
con i nomi, cognomi e numeri di telefono di molte personalità della politica
italiana, uomini che ricoprivano cariche di Governo. Oltre a queste, venne
trovato un codice segreto, tipico delle comunicazioni d’intelligence, che
funzionava incrociando lettere e numeri su una tabella che nessuno poi è mai
riuscito a decifrare.
Il 7 Maggio
il presidente del Consiglio Forlani, avvisato dai tre magistrati dei nomi
ritrovati dopo le perquisizioni, formò un Comitato di tre saggi, accademici e
giuristi, Sandulli, Crisafulli e Sandri, per stabilire se la P2 fosse da
considerare o meno un’associazione segreta. Il 21 maggio, Forlani autorizzò la
pubblicazione degli iscritti alla Loggia, inviandoli prima al Parlamento e poi
alla Stampa. Cinque giorni dopo, il Governo in carica si dimise, aprendo le
porte della presidenza del Consiglio al repubblicano e senatore Giovanni
Spadolini che nominò i nuovi direttori dei servizi segreti. Con l’operazione
Minareto, gli agenti del servizio segreto militare recuperano a Montevideo
tutti i documenti di Gelli. Tra questi numerose fotocopie di fascicoli classificati
Riservati o Segreti dell’ex Servizio Informazioni Forze Armate, dossiers che
riguardavano alcuni servizi segreti occidentali, la presenza di nuclei
comunisti nelle forze armate, il quadro politico di molti paesi occidentali. Il
13 giugno, il presidente della Repubblica Sandro Pertini, dopo aver appreso la
relazione conclusiva dei tre saggi per i quali la P2 doveva considerarsi
un’associazione segreta, definì la P2 un’associazione a delinquere.
Nel Grande
Oriente d’Italia c’era grande spaesamento. Il 1° ottobre Gelli scrisse al Gran
Maestro Battelli e alla Giunta del GOI di essere addolorato e deluso per il
mancato sostegno da parte della famiglia massonica. Da più Orienti si formularono
tavole di accuse verso Gelli e Salvini “per avere in concorso tra di loro
provveduto alla costituzione, mantenimento e gestione di un circolo privato
denominato Loggia P2 o Loggia Propaganda e per aver rilasciato ad organi di
stampa profana interviste nelle quali si alimentava l’identificazione del
circolo privato Loggia P2 con la Massoneria”. Emerse, quindi, la figura del
medico sardo Armando Corona, già deputato repubblicano all’Assemblea regionale
dell’isola, che presiedette la Corte Centrale del GOI, incaricata di giudicare
il capo della P2 ma anche di valutare la posizione dei gran maestri che lo
avevano agevolato. Corona capì subito che la loggia era “un circolo privato in
mano a Gelli” e accusò il Venerabile di “aver espresso opinioni contrarie ai
principi massonici”. Il Maestro Venerabile che continuava a stare in Uruguay, nel
tentativo di sottrarsi all’espulsione, si “mise in sonno”, cioè rassegnò le sue
dimissioni. Una mossa inutile perché Gelli, nonostante le proteste del suo
difensore Ernesto D’Ippolito, venne comunque regolarmente processato e ritenuto
colpevole, dopo due gradi di giudizio. Venne, quindi, “bruciato tra le
colonne”, cioè espulso dal GOI.
Otto mesi dopo la soppressione della Loggia, Gelli venne arrestato dalla polizia elvetica mentre cercava di prelevare, da un suo conto personale presso l’Unione Banche Svizzere, la cifra di 72 miliardi di lire, distratti precedentemente al Banco Ambrosiano di Calvi.
Licio Gelli
sentì parlare per la prima volta, in termini positivi, della Massoneria, colloquiando
con il colonnello statunitense di origine italiana Charles Poletti, governatore
dell’Italia liberata dal nazi-fascismo che conosceva tutto del passato del suo
giovane interlocutore. Infatti, se per la sua versatilità e la sua plasticità,
il futuro capo della loggia P2 era stato valutato positivamente per svolgere
compiti di intelligence e di dirty job, invece per il suo passato di triplogiochista,
per la ricerca costante del potere e della ricchezza, per la sua totale assenza
di ideologia, non era considerato una persona affidabile. Il “personaggio
Gelli” è pressoché identico al protagonista del film “L’Arte di Arrangiarsi”,
interpretato magistralmente da Alberto Sordi, una sorta di uomo per tutte le
stagioni politiche che si sono avvicendate in Italia, dal 1900 in avanti. Remo Orlandini, già braccio destro del
Principe Borghese durante il tentato Golpe del 1970, lo definirà, in quegli
anni, “un truffaldino, un uomo capace di qualsiasi azione, di qualunque cosa…”.
Cessata la
guerra e resi esecutivi gli accordi di Yalta, l’Italia liberata entrò nella
sfera di influenza politico-militare degli anglo-americani. In seguito, il
referendum popolare soppresse la monarchia per far nascere la Repubblica. Con
la conseguente adesione dell’Italia al trattato politico-militare della NATO
nel 1949, Gelli, poco tempo dopo, si schierò apertamente con il campo
occidentale, rendendosi disponibile a partecipare attivamente alla crociata contro
il fattore K. E quando cominciarono a manifestarsi i primi segni della guerra non
ortodossa, Gelli aveva già accumulato un vasto patrimonio di conoscenze
personali tali da farlo entrare nell’orbita delle strutture politico-militari Stay
Behind (stai dietro, nasconditi, mimetizzati), una serie di organizzazioni
di sicurezza e di sopravvivenza con compiti di resistenza clandestina contro una
possibile invasione del territorio italiano da parte dell’Armata rossa sovietica
e dei Paesi del Patto di Varsavia che potevano contare, per la sovversione
interna, su alcuni settori organizzati del partito comunista italiano e su strutture
ad esso collegato (Volante Rossa, ex partigiani, Gladio Rossa).
La
Massoneria italiana, soppressa dal fascismo, venne quindi fatta risorgere dalle
forze anglo-americane proprio in questo contesto di guerra fredda, come baluardo
culturale contro le ideologie totalizzanti e per la difesa delle rinate libertà
democratiche in Italia. Appartenere al
circuito massonico, significava avere il bollino di garanzia di affidabilità
atlantico-occidentale. Per troppo tempo però le Obbedienze massoniche avevano
vissuto in clandestinità e perciò potevano contare su pochi uomini, mentre si
sentiva il bisogno di potenziarle dal punto di vista numerico ma soprattutto
qualitativo. Scartata la possibilità di concentrare tutta l’attenzione
sull’Obbedienza conservatrice e filo-cristiana di Piazza del Gesù, in quanto si
era troppo compromessa con il regime fascista, gli americani puntarono sul
Grande Oriente d’Italia, la più antica Obbedienza massonica che aveva un
illustre passato antifascista e laico. Incaricarono il massone californiano
Frank Gigliotti, agente dell’Office Strategic Service, di rivitalizzarla, non
prima però di aver preso contatti con il principe siciliano e deputato Giovanni
Alliata di Monreale, l’unico italiano che, dal 1960, era insignito dal Supremo Consiglio
di Washington del Rito Scozzese Antico ed Accettato del titolo di “Sovrano
Gran Commendatore ad Vitam del Supremo Consiglio dei Sovrani Ispettori Generali
del Trentatreesimo ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato per
l’Italia”.
Un avvocato
massone di nome Eugenio Welschonschy che dirigeva l’azienda di autotrasporti
Gondrand avvicinò quindi Licio Gelli che, all’epoca, lavorava al servizio
approvvigionamenti delle Ferrovie dello Stato. Ci furono vari incontri tra i
due e il 6 novembre del 1963 Gelli firmò la domanda per entrare nel Grande
Oriente d’Italia. Per dare manforte alla sottoscrizione, Gelli allegò tre
referenze, quella di Cesare Del Grande, alto funzionario del Ministero del
Tesoro, quella di Aldo Peritore, alto funzionario del Ministero delle Finanze e
infine quella di Domenico De Toma, colonnello della Guardia di Finanza. La
domanda di Gelli venne però bloccata per quasi due anni dallo psichiatra Nando
Accornero che non accettava i suoi trascorsi di fascista prima e di
repubblichino dopo. Grazie però all’alto intervento del Gran Maestro aggiunto
Roberto Ascarelli, nel 1965, Gelli venne iniziato alla loggia romana “Gian
Domenico Romagnosi” dal Maestro Venerabile Bruzio Pirongelli, un avvocato
romano che aveva lo studio in via Palestrina. Le discussioni tra Gelli e
Ascarelli vertevano principalmente sulla perdita di potere della Massoneria che
non aveva più tra i suoi iscritti persone di potere. A questo punto, quindi,
Ascarelli invitò Gelli ad aderire alla sua loggia coperta, la Hod, che era
ubicata al terzo piano del suo studio romano di Piazza di Spagna, 72 proprio
dove avevano sede i consigli di amministrazione delle due società Centro
Mondo Commerciale e Permindex, costituite nel 1958 dall’uomo di
affari di New Orleans, Clay Laverne Shaw, arrestato il 1° del 1967 dal
procuratore Jim Garrison con l’accusa di aver preso parte alla cospirazione per
assassinare il presidente Kennedy, ma poi assolto nel 1969 da una giuria
popolare, alla fine di quel processo.
Con il grado di apprendista libero muratore, Gelli restò poco tempo nella loggia coperta Hod poiché, il 28 novembre 1966, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giordano Gamberini, tramite il Gran Segretario Umberto Genova, decise di avocare a sé il suo fascicolo massonico. Lo elevò al grado di Maestro Libero Muratore e, dopo averlo trasferito d’imperio nel piedilista della loggia coperta Propaganda 2, come centoventisettesimo in ordine di affiliazione da quando fu costituita, gli affidò la gestione del proselitismo di quella loggia.
La loggia Propaganda era il fiore all’occhiello del Grande Oriente d’Italia (GOI). Costituita nel 1877 dal Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, fu poi potenziata dal Gran Maestro Adriano Lemmi. La loggia Propaganda era da sempre presieduta dal Gran Maestro di turno che svolgeva la mansione di Maestro Venerabile della stessa. Nell’Ottocento era ‘l’officina” che accoglieva i più importanti nomi della società italiana che non volevano far conoscere la loro appartenenza alla Massoneria. Industriali, senatori, deputati, ministri, alti burocrati, alti ufficiali, banchieri erano affratellati in questa speciale loggia che permetteva loro di non riunirsi per effettuare i “lavori massonici” nel Tempio e contemporaneamente non permetteva agli altri iscritti del GOI né di visitarla né di conoscere i nomi dei componenti della stessa. A seguito però dello scandalo della Banca Romana, la loggia Propaganda perse potere e venne marginalizzata all’interno del GOI. Risorta nel 1945, venne denominata Propaganda numero 2, e per il suo potenziamento, Gamberini l’affidò in gestione proprio a Licio Gelli che scrisse un Piano di Sviluppo della Loggia che consegnò poi al Gran Maestro e alla Giunta del GOI che l’accettarono all’unanimità. La loggia P2 che fu data in gestione a Gelli comprendeva inizialmente solo un piedilista di 18 fratelli “affiliati a filo di spada e all’orecchio” dal Gran Maestro, personaggi avanti con l’età, ex politici, ex banchieri, ex ufficiali che avevano perso il loro potere “profano”. Gelli li incontrò uno ad uno, ascoltando i loro consigli e carpendo da loro più informazioni possibili, per poi pensionarli, lasciando spazio ai nuovi ingressi.
Da un cilindro preconfezionato, quindi, Gelli estrasse cinquanta brillanti candidature per la P2, personalità di rilievo della società italiana, tutte di provata fede anticomunista, che furono iniziate nello studio di Ascarelli, dall’avvocato in persona. In questo modo, iniziava l’infiltrazione e il potenziamento della loggia che, inizialmente, venne denominata Raggruppamento Gelli/P2. Il proselitismo si sviluppava a cerchi concentrici, con un nucleo consolidato al centro, il cosiddetto raggruppamento Gelli, i cui membri s’impegnavano a presentare almeno due o tre candidature dello stesso rango, formando così una sorta di catena di Sant’Antonio che costituiva la rete della Loggia P2.
In un solo anno, la P2 ebbe 200 adesioni. Lo studio di Ascarelli però non era più sufficiente a soddisfare le continue richieste di affiliazione. Gelli, quindi, nel 1967, prese in affitto un appartamento in via Clitunno, dove era solito riunire la direzione apicale del raggruppamento che era composta da personalità che servivano lo Stato, di sicura fedeltà atlantica, come il generale Giovanni Allavena, ex capo del Servizio segreto-SIFAR, il generale Picchiotti che sarà Vice-Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il generale Miceli, capo del SIOS-Esercito (per poi diventare direttore del Servizio Informazione della Difesa-SID), il questore Giovanni Fanelli dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale che faceva funzione di suo segretario nella Loggia.
Nel 1968 il Gran Maestro Gamberini affidò un secondo incarico a Gelli, quello di agire per riassorbire nel GOI le altre Obbedienze massoniche che si rifacevano al circuito scissionista di Piazza del Gesù (scissione del 1908). A tal scopo, l’aretino intavolò trattative sia con il principe Alliata di Monreale, Gran Maestro di una Comunione massonica sita in Lombardia, sia con il generale Ghinazzi, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia-Palazzo Vitelleschi sia, infine, con il professore Tito Ceccherini, Gran Maestro dello storico gruppo sito in Piazza del Gesù che aveva brigato molto per potenziare la loggia coperta “Giustizia e Libertà”, un’officina di orientamento conservatore che il medico Ceccherini rimpolpò di magistrati, finanzieri, generali e di un paio di deputati provenienti dal Movimento Sociale Italiano.
Come si
legge nell’informativa 446/R compilata dal servizio segreto militare SISMI, nel
1983, “…fu con l’autorizzazione del generale Alexander Haig e di Henry
Kissinger che Licio Gelli reclutò nell’autunno del 1969 quattrocento alti
ufficiali italiani e della NATO nella loggia P2”. A conferma di questo potenziamento della P2
nel 1969, c’è anche una lettera allegata agli atti della Commissione P2,
scritta da Prisco Brilli a Francesco Siniscalchi, due iscritti al Grande
Oriente d’Italia.
“Ti metto per iscritto la notizia che mi fu comunicata dal fratello Baccioni, in occasione dell’Agape bianca tenuti all’Hotel Hilton nella ricorrenza del XX settembre. Il fratello colonnello Licio Gelli, della Loggia P, avrebbe comunicato al fratello Salvini che il Gran Maestro avrebbe iniziato, sulla spada, 400 altri ufficiali dell’esercito…”. Gelli, quindi, di seguito, scrisse a tutti gli iscritti della loggia, lasciando loro un recapito telefonico intestato al RUD (Raggruppamento Unità Difesa) di via Barberini, appartenente al Ministero della Difesa, dove ogni fratello avrebbero potuto chiamare in caso di bisogno o solo per ottenere informazioni di vario tipo.
Giordano Gamberini, intanto, Gran Maestro del GOI dal 15 Luglio 1961, strinse rapporti di buon vicinato con esponenti ecclesiastici, come il paolino don Rosario F. Esposito e il gesuita padre Giovanni Caprile, col fine di far cancellare la scomunica inflitta ai massoni da papa Clemente XII, nel lontano 1738, ma ancora in vigore. Un tentativo vano che però gettò le basi di una proficua collaborazione operativa tra piduisti e alti prelati in Vaticano, tanto che il generale della Guardia di Finanza Fulberto Lauro dichiarò alla Commissione parlamentare P2 che “alla loggia P2 aderivano anche cardinali e vescovi”. Poco tempo dopo, il 20 Marzo del 1970, il Gran Maestro ravennate Giordano Gamberini passò il supremo maglietto del GOI al Gran Maestro fiorentino Lino Salvini che rimarrà in carica fino al 18 novembre del 1978 il quale, in data 15 Giugno, comunicò per iscritto a Gelli la seguente delega:
“Per la
mia funzione di Maestro Venerabile della R.L. Propaganda 2 all’Oriente di Roma,
ti delego a rappresentarmi presso i fratelli che ti ho affidato, prendere
contatto con essi, esigere le quote di capitazione, coordinare i loro lavori,
iniziare i profani ai quali è stato rilasciato regolare brevetto”.
Subito dopo la sua elezione, il Gran Maestro Salvini si recò negli USA per insignire dell’onorificenza massonica, l’Ordine di Giordano Bruno, l’ex fondatore ed ex capo dell’FBI J. Edgar Hoover, membro del Supremo Consiglio del Rito Scozzese della Giurisdizione Sud degli USA. Salvini poi autorizzò la creazione, in Toscana, di logge che potevano usare il rituale inglese Emulation nei lavori di loggia, invitando in Italia il gran segretario inglese Stubbs. Infine portò avanti un ridimensionamento della Loggia P2, creando il 6 gennaio del 1971 una nuova loggia coperta, la Propaganda 1, che avrebbe dovuto lentamente sostituire la P2. Salvini era preoccupato del gran numero di generali e di colonnelli che Gelli riuniva nella P2 e, durante una riunione della Giunta esecutiva del GOI, il 7 dicembre del 1970, qualche ora prima che iniziasse l’operazione Tora-Tora del principe Junio Valerio Borghese, disse che “Gelli stava preparando un colpo di Stato”.
Intanto venne
istituito un consiglio direttivo della P2 che però non si riuniva mai, composto
dal Gran Maestro Salvini, dai Gran Maestri aggiunti Bianchi e Bricchi, dal Gran
Segretario Telaro, dal tesoriere Rossetti, dal segretario De Sanctis e da Gelli
in qualità di segretario organizzativo. Il tesoriere della P2, il generale Siro
Rossetti, ebbe più volte a lamentarsi con il Gran Maestro Salvini poiché “Gelli
assumeva atteggiamenti che manifestavano la tendenza a non considerarsi uno dei
membri della Comunità massonica, tenuto a rispettare le regole come tutti ma
come un’autorità posta ad esercitarsi una forma di potere personale”. Rossetti dichiarò in Giunta che Gelli “aveva
collegamenti con più ampie organizzazioni internazionali di potere e che era
inserito in un ingranaggio di vaste proporzioni” che nulla avevano a che
vedere con la Massoneria. Poco tempo dopo, questa dichiarazione arrivò
all’orecchio di Mino Pecorelli, direttore dell’agenzia scandalistica OP, che, il
18 Gennaio del 1972, scrisse sul suo tabloid “Siamo in grado di rivelare che
dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani, esiste una snella ed
efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della
quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità...”.
Gli attacchi contro Gelli e la P2 da parte dell’avvocato Pecorelli che aveva
come sue fonti privilegiate una parte dei servizi segreti, continuò per molto
tempo ma cessarono definitivamente il 1° gennaio del 1977, quando Gelli
convinse il direttore di OP ad iscriversi alla loggia P2 (tessera numero 1750,
codice massonico E19.77). Tra le ambizioni di Gelli c’era, infatti, quello di
dotare la P2 di un’agenzia stampa, affidandola al Pecorelli. Quest’idea fu
oggetto di discussione in una riunione con il Gran Maestro Salvini all’Hotel
Baglioni di Firenze. L’incarico di addetto stampa fu però affidato a Nicola
Falde, ex ufficiale del servizio segreto. Gelli, quindi, inviò una lettera agli
iscritti nella quale invitava i fratelli a segnalargli tutto quello che
avveniva nella provincia, indicando nomi, data e circostanze dei fatti. Il
generale Rossetti si oppose a questa raccolta di informazioni, in quanto a suo
dire “non era mistero che dovevano servire come mezzo di ricatto per fare
pressioni”.
Cari/e amici/che, bloggers e semplici curiosi/e,
tra i tanti
piacevoli ricordi che affiorano nella mia mente, legati alla mia attività di scrittore e studioso dell’Ordine dei
Templari, c’è un’email che mi fu indirizzata dall’allora presidente emerito
della Repubblica Francesco Cossiga. Avevo appreso dalla stampa che il
Presidente era un lettore attento e assiduo di saggi sui Templari e sulla
Massoneria, testimoniato anche dalla presenza nella sua biblioteca di molti saggi
su questi due argomenti. Così, gli inviai una copia del mio volume “Dossier: i
nuovi Templari” e, negli ultimi mesi dell’anno 2005, ricevetti da lui questa
gradita risposta scritta:
Gentile dottore,
la ringrazio per l’omaggio del vostro bel libro!
Voglio ricordarLe che al momento dello scioglimento
dell’Ordine dei Templari da parte del papa, unica fonte di legittimità storica
per l’Ordine stesso, fu dallo stesso stabilito che l’Ordine sarebbe potuto
essere riconosciuto soltanto per disposizione o consenso della Sede Apostolica:
ciò che non è avvenuto mai per le miriadi di “ordini” che sono “riapparsi” nel
corso della Storia, tutti più o meno legati alla massoneria, anche quando essa
diventò atea e con l’avvento la trono inglese della casa Orante, protestante
con il regno di William & Mary, venne spezzata via la cosiddetta “massoneria
cattolica”, giacobita, forse d’origine dei Templari rifugiatisi in Scozia. Se
vi è qualcuno che senta di voler far rivivere la “vocazione” templare, la cosa
migliore è che, con la presentazione di qualche influente vescovo della Chiesa
Cattolica, prospetti la cosa alla Santa Sede.
Con cordiali saluti,
Francesco Cossiga
Qualche tempo dopo, ebbi l’occasione e
l’onore di incontrarlo di persona all’interno della splendida cornice di Villa
Tittoni Traversi di Desio dove lo ringraziai per la cordiale risposta che
conteneva affermazioni importanti sotto il profilo storico e dell’attualità.
Michele Allegri
CICLOPE POLIFEMO
Una delle
organizzazioni più razziste del mondo è nata negli Stati Uniti, a Pulansky,
nello Stato del Tennessee, un anno dopo la fine della Guerra di Secessione (1861/1865)
tra gli Stati del Sud (o Confederati) e quelli del Nord (o Federali). La vittoria delle giubbe blu dell’esercito
del nord, al comando del generale Ulysses Grant, su quelle grigie dell’esercito
del sud, comandate dal generale Robert Edward Lee, determinò l’abolizione della
schiavitù della popolazione nera e di colore che era stata portata a forza
dall’Africa negli Stati Confederati, per essere sfruttati nella raccolta e
nella lavorazione del cotone. Il sentimento di sconfitta e la volontà di
rivalsa dei latifondisti sugli schiavi, ora liberi, portarono nel 1866 alla
nascita del Ku Klux Klan (sigla KKK), una potente organizzazione terroristica e,
in un primo tempo, segreta.
La leggenda narra
che furono i fantasmi di tre soldati dell’esercito confederato a fondare il
Klan. Da questo mito, infatti, discende il costume tipico indossato dai klansmen
che richiama, appunto, l’aspetto di un fantasma: un cappuccio bianco a forma di
cono sulla testa, una tunica bianca che copre il resto del corpo e, nella zona
del cuore, una coccarda che rappresenta l’emblema del KKK, una croce bianca su
sfondo rosso che reca al centro una stilla di sangue, sempre di color rosso
vermiglio.
Per quanto riguarda l’accesso di nuovi membri al KKK, prima del 1946 avvenivano in luoghi riservati e gli adepti venivano iniziati singolarmente, di seguito invece si sono sempre tenuti in luogo pubblico e in maniera collettiva. Ai profani, in abiti civili, vengono fatti indossare o una mascherina o una benda sugli occhi. Poi vengono messi in fila indiana, uno dietro all’altro, con il braccio destro teso e la mano appoggiata alla spalla destra di colui che gli sta davanti. Il capo fila è un dignitario del KKK che dirige il serpentone di iniziandi al cospetto del Mago Imperiale, dietro al quale viene bruciata una croce latina di legno. Gli iniziandi a cui viene messo un cappio intorno al collo, vengono poi fatti inginocchiare e coralmente giurano fedeltà al Klan e ai suoi vertici, mettendo la propria mano sul celebre Kloran, la Bibbia del Klan, il cui nome sembra richiamare una storpiatura della parola Coran, il libro sacro dei Mussulmani. Nel Kloran sono condensati i dogmi e la morale dell’organizzazione: razzismo, suprematismo bianco, antisemitismo, antipapismo, anticomunismo.
INIZIAZIONE DI NUOVI MEMBRI AL KKK NEL 1936
Il Mago
Imperiale è la suprema autorità del KKK. Nathan Bedford Forrest, tenente
generale dei confederati, originario di Memphis, Tennessee, fu il primo Mago
Imperiale del Klan. Il termine mago si rifà al concetto greco di magos che vuol
dire sacerdote o stregone, così come era chiamato colui che praticava le arti
magiche nelle società dei popoli del bacino del Mar Mediterraneo e dell’Asia
Minore. Infatti, a Babilonia, in Egitto, in Persia, in Grecia, in Italia, i
maghi praticavano l’arte della divinazione, della previsione del futuro, della
guarigione, dell’astrologia ed erano considerati personaggi sacri.
La seconda carica è quella di Gran Dragone che è una sorta di capozona che dipende direttamente dal Mago imperiale e che gestisce il Klan nelle varie città. Nella Bibbia il termine Dragone è sinonimo di Serpente primordiale. Entrambi rappresentano due delle manifestazioni del diavolo. Per i popoli pagani, o nei gruppi gnostici anche di marca cristiana, come gli Ofiti per esempio, il serpente era un animale sacro, simbolo della saggezza e della conoscenza.
GIURAMENTO COLLETTIVO DEGLI INIZIANDI AL COSPETTO DEL MAGO IMPERIALE E DEL GRAN DRAGONE
In posizione
mediana rispetto alle due precedenti c’è la carica di Grandi Ciclopi, i
sorveglianti interni dell’organizzazione per conto del Mago Imperiale. Nella
mitologia pagano-greca, i Ciclopi erano giganti-cannibali che abitavano nelle
caverne e svolgevano lavori nel campo pastorizia e della lavorazione dei
metalli. Figli del dio del mare Poseidone, i Ciclopi avevano un occhio solo al
centro della testa, come il celebre Polifemo del racconto dell’Odissea. In tutte le tradizioni religiose, i Giganti
incarnano le forze dissolventi della controiniziazione, come ebbe a dire Renè
Guenon. In particolare nel libro della Genesi della Bibbia, i Giganti sono
presentati come i figli degli angeli decaduti e delle figlie degli uomini. Nel
libro apocrifo dei Vigilanti di Enoch si racconta come prima del diluvio
universale ci fosse una civiltà empia e progredita, comandata da una razza
bastarda, formata da duecento Giganti nati dall’accoppiamento di donne
terrestri con gli angeli decaduti, guidati da Shemihaza. I Vigilanti o angeli
decaduti, uno dei quali è rappresentato a testa in giù nella cappella della
famiglia templare-massonica di Rosslyn, “insegnarono agli uomini comuni gli
occulti misteri della natura e della scienza”. Le donne, invece, appresero
dagli angeli decaduti, Harut e Marut, l’arte della stregheria, dei sortilegi,
delle erbe curatrici, degli incantesimi, dei prodigi e della divinazione.
Nel corso
della sua lunga storia, il KKK si macchiò di molti delitti là dove mise le
proprie radici, dal Tennessee al Mississippi, passando per il Kentucky,
l’Alabama, il Texas, l’Arizona, l’Arkansas: linciaggi, omicidi, attentati,
ricatti, bancarotte, evasione fiscale, roghi di chiese. Dopo essere stato
soppresso nel 1869 dal Governo Federale, rinacque in Georgia nel 1915. Cinque
anni dopo, nel 1920, il KKK arrivò ad avere 40.000 tesserati che, a viso
scoperto e in tono di sfida, sfilarono per le strade di Washington ma nel 1925,
il Mago Imperiale, fu arrestato per un omicidio a sfondo sessuale e il KKK
s’inabissò di nuovo. Ritornò in auge negli Anni Sessanta del secolo scorso, quando,
nello stato del Mississippi, si macchiò degli omicidi di tre attivisti per i
diritti civili, delitti che provocarono la reazione del presidente Kennedy, del
suo vice Jhonson, ma soprattutto del potentissimo capo dell’FBI Hoover, che agì
per affondare il Klan, tanto che l’organizzazione ne uscì decimata e diventò
sempre più un’associazione folkloristica, pur mantenendo intatte le proprie
gerarchie e i propri riti paganeggianti, d’iniziazione e di passaggi di grado.