giovedì 30 novembre 2023

LICIO GELLI, LA MASSONERIA E LA LOGGIA P2… LA VERA STORIA!--PRIMA PARTE--

                                                                                 


Licio Gelli sentì parlare per la prima volta, in termini positivi, della Massoneria, colloquiando con il colonnello statunitense di origine italiana Charles Poletti, governatore dell’Italia liberata dal nazi-fascismo che conosceva tutto del passato del suo giovane interlocutore. Infatti, se per la sua versatilità e la sua plasticità, il futuro capo della loggia P2 era stato valutato positivamente per svolgere compiti di intelligence e di dirty job, invece per il suo passato di triplogiochista, per la ricerca costante del potere e della ricchezza, per la sua totale assenza di ideologia, non era considerato una persona affidabile. Il “personaggio Gelli” è pressoché identico al protagonista del film “L’Arte di Arrangiarsi”, interpretato magistralmente da Alberto Sordi, una sorta di uomo per tutte le stagioni politiche che si sono avvicendate in Italia, dal 1900 in avanti.  Remo Orlandini, già braccio destro del Principe Borghese durante il tentato Golpe del 1970, lo definirà, in quegli anni, “un truffaldino, un uomo capace di qualsiasi azione, di qualunque cosa…”.

Infatti, dopo essere stato un gerarca fascista che aveva aderito alla Repubblica Sociale di Salò, svolgendo la mansione di ufficiale di collegamento con i tedeschi, poco prima della fine della Seconda Guerra mondiale, Gelli saltò il fosso. Si aggregò ad alcune formazioni partigiane per poi entrare in contatto con gli uffici informativi internazionali del partito comunista, una brillante mossa strategica che gli fece evitare il plotone di esecuzione. Non sapendo però quale sarebbe stato il risultato finale della Guerra e, soprattutto, se l’Italia sarebbe stata sovietizzata o americanizzata, decise di intavolare rapporti di collaborazione anche con il Counter Intelligence Corps della Quinta Armata americana, i servizi segreti militari dei quali divenne un agente e ai quali consegnò una lista di 56 fascisti da catturare.

                                                               


Cessata la guerra e resi esecutivi gli accordi di Yalta, l’Italia liberata entrò nella sfera di influenza politico-militare degli anglo-americani. In seguito, il referendum popolare soppresse la monarchia per far nascere la Repubblica. Con la conseguente adesione dell’Italia al trattato politico-militare della NATO nel 1949, Gelli, poco tempo dopo, si schierò apertamente con il campo occidentale, rendendosi disponibile a partecipare attivamente alla crociata contro il fattore K. E quando cominciarono a manifestarsi i primi segni della guerra non ortodossa, Gelli aveva già accumulato un vasto patrimonio di conoscenze personali tali da farlo entrare nell’orbita delle strutture politico-militari Stay Behind (stai dietro, nasconditi, mimetizzati), una serie di organizzazioni di sicurezza e di sopravvivenza con compiti di resistenza clandestina contro una possibile invasione del territorio italiano da parte dell’Armata rossa sovietica e dei Paesi del Patto di Varsavia che potevano contare, per la sovversione interna, su alcuni settori organizzati del partito comunista italiano e su strutture ad esso collegato (Volante Rossa, ex partigiani, Gladio Rossa).

La Massoneria italiana, soppressa dal fascismo, venne quindi fatta risorgere dalle forze anglo-americane proprio in questo contesto di guerra fredda, come baluardo culturale contro le ideologie totalizzanti e per la difesa delle rinate libertà democratiche in Italia.  Appartenere al circuito massonico, significava avere il bollino di garanzia di affidabilità atlantico-occidentale. Per troppo tempo però le Obbedienze massoniche avevano vissuto in clandestinità e perciò potevano contare su pochi uomini, mentre si sentiva il bisogno di potenziarle dal punto di vista numerico ma soprattutto qualitativo. Scartata la possibilità di concentrare tutta l’attenzione sull’Obbedienza conservatrice e filo-cristiana di Piazza del Gesù, in quanto si era troppo compromessa con il regime fascista, gli americani puntarono sul Grande Oriente d’Italia, la più antica Obbedienza massonica che aveva un illustre passato antifascista e laico. Incaricarono il massone californiano Frank Gigliotti, agente dell’Office Strategic Service, di rivitalizzarla, non prima però di aver preso contatti con il principe siciliano e deputato Giovanni Alliata di Monreale, l’unico italiano che, dal 1960, era insignito dal Supremo Consiglio di Washington del Rito Scozzese Antico ed Accettato del titolo di “Sovrano Gran Commendatore ad Vitam del Supremo Consiglio dei Sovrani Ispettori Generali del Trentatreesimo ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato per l’Italia”.

                                                                  

Un avvocato massone di nome Eugenio Welschonschy che dirigeva l’azienda di autotrasporti Gondrand avvicinò quindi Licio Gelli che, all’epoca, lavorava al servizio approvvigionamenti delle Ferrovie dello Stato. Ci furono vari incontri tra i due e il 6 novembre del 1963 Gelli firmò la domanda per entrare nel Grande Oriente d’Italia. Per dare manforte alla sottoscrizione, Gelli allegò tre referenze, quella di Cesare Del Grande, alto funzionario del Ministero del Tesoro, quella di Aldo Peritore, alto funzionario del Ministero delle Finanze e infine quella di Domenico De Toma, colonnello della Guardia di Finanza. La domanda di Gelli venne però bloccata per quasi due anni dallo psichiatra Nando Accornero che non accettava i suoi trascorsi di fascista prima e di repubblichino dopo. Grazie però all’alto intervento del Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli, nel 1965, Gelli venne iniziato alla loggia romana “Gian Domenico Romagnosi” dal Maestro Venerabile Bruzio Pirongelli, un avvocato romano che aveva lo studio in via Palestrina. Le discussioni tra Gelli e Ascarelli vertevano principalmente sulla perdita di potere della Massoneria che non aveva più tra i suoi iscritti persone di potere. A questo punto, quindi, Ascarelli invitò Gelli ad aderire alla sua loggia coperta, la Hod, che era ubicata al terzo piano del suo studio romano di Piazza di Spagna, 72 proprio dove avevano sede i consigli di amministrazione delle due società Centro Mondo Commerciale e Permindex, costituite nel 1958 dall’uomo di affari di New Orleans, Clay Laverne Shaw, arrestato il 1° del 1967 dal procuratore Jim Garrison con l’accusa di aver preso parte alla cospirazione per assassinare il presidente Kennedy, ma poi assolto nel 1969 da una giuria popolare, alla fine di quel processo.

Con il grado di apprendista libero muratore, Gelli restò poco tempo nella loggia coperta Hod poiché, il 28 novembre 1966, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giordano Gamberini, tramite il Gran Segretario Umberto Genova, decise di avocare a sé il suo fascicolo massonico. Lo elevò al grado di Maestro Libero Muratore e, dopo averlo trasferito d’imperio nel piedilista della loggia coperta Propaganda 2, come centoventisettesimo in ordine di affiliazione da quando fu costituita, gli affidò la gestione del proselitismo di quella loggia. 

                                                                 


                                                                

 La loggia Propaganda era il fiore all’occhiello del Grande Oriente d’Italia (GOI). Costituita nel 1877 dal Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, fu poi potenziata dal Gran Maestro Adriano Lemmi. La loggia Propaganda era da sempre presieduta dal Gran Maestro di turno che svolgeva la mansione di Maestro Venerabile della stessa. Nell’Ottocento era ‘l’officina” che accoglieva i più importanti nomi della società italiana che non volevano far conoscere la loro appartenenza alla Massoneria. Industriali, senatori, deputati, ministri, alti burocrati, alti ufficiali, banchieri erano affratellati in questa speciale loggia che permetteva loro di non riunirsi per effettuare i “lavori massonici” nel Tempio e contemporaneamente non permetteva agli altri iscritti del GOI né di visitarla né di conoscere i nomi dei componenti della stessa. A seguito però dello scandalo della Banca Romana, la loggia Propaganda perse potere e venne marginalizzata all’interno del GOI. Risorta nel 1945, venne denominata Propaganda numero 2, e per il suo potenziamento, Gamberini l’affidò in gestione proprio a Licio Gelli che scrisse un Piano di Sviluppo della Loggia che consegnò poi al Gran Maestro e alla Giunta del GOI che l’accettarono all’unanimità. La loggia P2 che fu data in gestione a Gelli comprendeva inizialmente solo un piedilista di 18 fratelli “affiliati a filo di spada e all’orecchio” dal Gran Maestro, personaggi avanti con l’età, ex politici, ex banchieri, ex ufficiali che avevano perso il loro potere “profano”. Gelli li incontrò uno ad uno, ascoltando i loro consigli e carpendo da loro più informazioni possibili, per poi pensionarli, lasciando spazio ai nuovi ingressi.

Da un cilindro preconfezionato, quindi, Gelli estrasse cinquanta brillanti candidature per la P2, personalità di rilievo della società italiana, tutte di provata fede anticomunista, che furono iniziate nello studio di Ascarelli, dall’avvocato in persona. In questo modo, iniziava l’infiltrazione e il potenziamento della loggia che, inizialmente, venne denominata Raggruppamento Gelli/P2. Il proselitismo si sviluppava a cerchi concentrici, con un nucleo consolidato al centro, il cosiddetto raggruppamento Gelli, i cui membri s’impegnavano a presentare almeno due o tre candidature dello stesso rango, formando così una sorta di catena di Sant’Antonio che costituiva la rete della Loggia P2.

                                                               


 Gelli predispose due passaggi prima dell’entrata di nuovi membri nella P2. I candidati, segnalati dai membri del raggruppamento, venivano portati a cena, uno alla volta, dove venivano “tegolati”, cioè valutati soprattutto in merito al loro orientamento politico che doveva essere anticomunista e di fedeltà alla causa atlantica. Se le informazioni raccolte sui candidati davano buon esito, si sottoponeva a loro la domanda d’iscrizione per essere compilata. Poi undici membri del raggruppamento dovevano esaminarla nel dettaglio. Tutto l’iter di valutazione della candidatura durava dai cinque mesi ad un anno. Se l’esito era positivo, al “profano” venivano indicati data e luogo dell’iniziazione che, nei primi tempi, si svolgeva nello studio di Ascarelli. La cerimonia era più breve di quella normalmente prevista dai regolamenti massonici, durava circa mezz’ora, perché parte dei rituali massonici erano appositamente saltati. Veniva utilizzato un tempio massonico portatile e stilizzato, che poi veniva riposto in una valigetta 24h, al termine della cerimonia. C’era la riproduzione in scala delle due colonne J &B, il pavimento a scacchi bianchi e neri, l’ara posizionata ad Oriente e una spada fiammeggiante pieghevole. Dopo l’iniziazione, o Ascarelli o Gamberini facevano un discorso esoterico e/o storico al nuovo arrivato e il tutto finiva con un’agape fraterna in un ristorante romano. Subito dopo l’iniziazione, ai fratelli veniva riconosciuto il grado di Maestro. Per nessun motivo gli iscritti avrebbero mai dovuto conoscersi tra di loro né mai riunirsi se non in casi eccezionali e, comunque, non più di 40 elementi per volta. Questa era la consegna imposta da Gelli a Gamberini.

In un solo anno, la P2 ebbe 200 adesioni. Lo studio di Ascarelli però non era più sufficiente a soddisfare le continue richieste di affiliazione. Gelli, quindi, nel 1967, prese in affitto un appartamento in via Clitunno, dove era solito riunire la direzione apicale del raggruppamento che era composta da personalità che servivano lo Stato, di sicura fedeltà atlantica, come il generale Giovanni Allavena, ex capo del Servizio segreto-SIFAR, il generale Picchiotti che sarà Vice-Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il generale Miceli, capo del SIOS-Esercito (per poi diventare direttore del Servizio Informazione della Difesa-SID), il questore Giovanni Fanelli dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale che faceva funzione di suo segretario nella Loggia.

                                                                 


 Nel 1968 il Gran Maestro Gamberini affidò un secondo incarico a Gelli, quello di agire per riassorbire nel GOI le altre Obbedienze massoniche che si rifacevano al circuito scissionista di Piazza del Gesù (scissione del 1908). A tal scopo, l’aretino intavolò trattative sia con il principe Alliata di Monreale, Gran Maestro di una Comunione massonica sita in Lombardia, sia con il generale Ghinazzi, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia-Palazzo Vitelleschi sia, infine, con il professore Tito Ceccherini, Gran Maestro dello storico gruppo sito in Piazza del Gesù che aveva brigato molto per potenziare la loggia coperta “Giustizia e Libertà”, un’officina di orientamento conservatore che il medico Ceccherini rimpolpò di magistrati, finanzieri, generali e di un paio di deputati provenienti dal Movimento Sociale Italiano.

Come si legge nell’informativa 446/R compilata dal servizio segreto militare SISMI, nel 1983, “…fu con l’autorizzazione del generale Alexander Haig e di Henry Kissinger che Licio Gelli reclutò nell’autunno del 1969 quattrocento alti ufficiali italiani e della NATO nella loggia P2”.  A conferma di questo potenziamento della P2 nel 1969, c’è anche una lettera allegata agli atti della Commissione P2, scritta da Prisco Brilli a Francesco Siniscalchi, due iscritti al Grande Oriente d’Italia.

Ti metto per iscritto la notizia che mi fu comunicata dal fratello Baccioni, in occasione dell’Agape bianca tenuti all’Hotel Hilton nella ricorrenza del XX settembre. Il fratello colonnello Licio Gelli, della Loggia P, avrebbe comunicato al fratello Salvini che il Gran Maestro avrebbe iniziato, sulla spada, 400 altri ufficiali dell’esercito…”. Gelli, quindi, di seguito, scrisse a tutti gli iscritti della loggia, lasciando loro un recapito telefonico intestato al RUD (Raggruppamento Unità Difesa) di via Barberini, appartenente al Ministero della Difesa, dove ogni fratello avrebbero potuto chiamare in caso di bisogno o solo per ottenere informazioni di vario tipo.

                                                                   


 Giordano Gamberini, intanto, Gran Maestro del GOI dal 15 Luglio 1961, strinse rapporti di buon vicinato con esponenti ecclesiastici, come il paolino don Rosario F. Esposito e il gesuita padre Giovanni Caprile, col fine di far cancellare la scomunica   inflitta ai massoni da papa Clemente XII, nel lontano 1738, ma ancora in vigore. Un tentativo vano che però gettò le basi di una proficua collaborazione operativa tra piduisti e alti prelati in Vaticano, tanto che il generale della Guardia di Finanza Fulberto Lauro dichiarò alla Commissione parlamentare P2 che “alla loggia P2 aderivano anche cardinali e vescovi”. Poco tempo dopo, il 20 Marzo del 1970, il Gran Maestro ravennate Giordano Gamberini passò il supremo maglietto del GOI al Gran Maestro fiorentino Lino Salvini che rimarrà in carica fino al 18 novembre del 1978 il quale, in data 15 Giugno, comunicò per iscritto a Gelli la seguente delega:

“Per la mia funzione di Maestro Venerabile della R.L. Propaganda 2 all’Oriente di Roma, ti delego a rappresentarmi presso i fratelli che ti ho affidato, prendere contatto con essi, esigere le quote di capitazione, coordinare i loro lavori, iniziare i profani ai quali è stato rilasciato regolare brevetto”.

Subito dopo la sua elezione, il Gran Maestro Salvini si recò negli USA per insignire dell’onorificenza massonica, l’Ordine di Giordano Bruno, l’ex fondatore ed ex capo dell’FBI J. Edgar Hoover, membro del Supremo Consiglio del Rito Scozzese della Giurisdizione Sud degli USA. Salvini poi autorizzò la creazione, in Toscana, di logge che potevano usare il rituale inglese Emulation nei lavori di loggia, invitando in Italia il gran segretario inglese Stubbs. Infine portò avanti un ridimensionamento della Loggia P2, creando il 6 gennaio del 1971 una nuova loggia coperta, la Propaganda 1, che avrebbe dovuto lentamente sostituire la P2. Salvini era preoccupato del gran numero di generali e di colonnelli che Gelli riuniva nella P2 e, durante una riunione della Giunta esecutiva del GOI, il 7 dicembre del 1970, qualche ora prima che iniziasse l’operazione Tora-Tora del principe Junio Valerio Borghese, disse che “Gelli stava preparando un colpo di Stato”.

                                                                       


                                                                                                                                               Gelli e Gamberini esercitarono tutta la loro influenza per bloccare Salvini, tanto che quest’ultimo fu costretto a cambiare idea. Infatti, il 24 settembre del 1971 Salvini mandò in soffitta la sua creatura, la loggia P1 e nominò Gelli segretario organizzativo della loggia P2, una carica inesistente in Massoneria. Gelli, sempre più libero da condizionamenti, accentuò i caratteri di segretezza della Loggia, “mediante l’adozione di appositi codici per gli affiliati e di un nome di copertura per l’organizzazione”, dietro un fantomatico Centro Studi di Storia Contemporanea. Come testimoniò Angelo Sambuco del GOI, la chiave dello schedario in codice con tutti i nomi degli iscritti era stata preparata dal generale Vito Miceli, capo del Servizio Informazione della Difesa, su ordine di Gelli il quale poi mise queste schede nella cassetta di sicurezza di una banca. Gelli, quindi, diede una nuova sede alla P2, prendendo in affitto un appartamento in via Cosenza al civico 7, nel quartiere Nomentano. Poi spostò di nuovo l’organizzazione in un appartamento nella centralissima via Condotti, al civico 9, presieduta, negli orari di ricevimento, dal maggiore dei carabinieri, il barone Manlio Del Gaudio di Jueli. In un verbale datato 5 Marzo 1971, di una rara riunione della P2 in via Condotti, convocata da Gelli, con la presenza di 37 fratelli, si legge che il tema principale della discussione era “la minaccia del partito comunista italiano, in accordo con il clericalismo, volta alla conquista del potere in Italia.”. Gelli, infine, trasferì la P2 definitivamente in via Giovan Battista Vico, al quartiere Flaminio, dopo aver acquistato un appartamento di 400 mq che arredò con mobili di lusso, intestandolo alla moglie Wanda Vannucci. Gelli, invece, prese alloggio in una suite composta da tre camere doppie, all’ultimo piano dell’Hotel Excelsior di in via Veneto dove riceveva contemporaneamente tre persone, una per ogni camera, e dove effettuava le nuove iniziazioni, con o senza la presenza di Giordano Gamberini. Questa sistemazione che comprendeva anche tre linee telefoniche, con tanto di segretaria in pianta stabile, Nara Lazzerini, costò al Gelli più di dodici milioni di vecchie lire al mese.

Intanto venne istituito un consiglio direttivo della P2 che però non si riuniva mai, composto dal Gran Maestro Salvini, dai Gran Maestri aggiunti Bianchi e Bricchi, dal Gran Segretario Telaro, dal tesoriere Rossetti, dal segretario De Sanctis e da Gelli in qualità di segretario organizzativo. Il tesoriere della P2, il generale Siro Rossetti, ebbe più volte a lamentarsi con il Gran Maestro Salvini poiché “Gelli assumeva atteggiamenti che manifestavano la tendenza a non considerarsi uno dei membri della Comunità massonica, tenuto a rispettare le regole come tutti ma come un’autorità posta ad esercitarsi una forma di potere personale”.  Rossetti dichiarò in Giunta che Gelli “aveva collegamenti con più ampie organizzazioni internazionali di potere e che era inserito in un ingranaggio di vaste proporzioni” che nulla avevano a che vedere con la Massoneria. Poco tempo dopo, questa dichiarazione arrivò all’orecchio di Mino Pecorelli, direttore dell’agenzia scandalistica OP, che, il 18 Gennaio del 1972, scrisse sul suo tabloid “Siamo in grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani, esiste una snella ed efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità...”. Gli attacchi contro Gelli e la P2 da parte dell’avvocato Pecorelli che aveva come sue fonti privilegiate una parte dei servizi segreti, continuò per molto tempo ma cessarono definitivamente il 1° gennaio del 1977, quando Gelli convinse il direttore di OP ad iscriversi alla loggia P2 (tessera numero 1750, codice massonico E19.77). Tra le ambizioni di Gelli c’era, infatti, quello di dotare la P2 di un’agenzia stampa, affidandola al Pecorelli. Quest’idea fu oggetto di discussione in una riunione con il Gran Maestro Salvini all’Hotel Baglioni di Firenze. L’incarico di addetto stampa fu però affidato a Nicola Falde, ex ufficiale del servizio segreto. Gelli, quindi, inviò una lettera agli iscritti nella quale invitava i fratelli a segnalargli tutto quello che avveniva nella provincia, indicando nomi, data e circostanze dei fatti. Il generale Rossetti si oppose a questa raccolta di informazioni, in quanto a suo dire “non era mistero che dovevano servire come mezzo di ricatto per fare pressioni”.