martedì 24 gennaio 2023

LICIO GELLI: DUE VOLTE PARTIGIANO!



                                                               

Chi fu veramente Licio Gelli, Maestro Venerabile della Loggia massonica coperta Propaganda 2, all’Oriente di Roma del Grande Oriente d’Italia? Un legionario filo-franchista? Un funzionario del partito nazionale fascista? Un ufficiale di collegamento con le SS tedesche? Un partigiano antifascista? Un funzionario del partito monarchico? Un portaborse parlamentare democristiano? Un libraio? Un dirigente d’azienda? Un industriale? Un commendatore della Repubblica? Un banchiere senza licenza? Si, fu tutto questo ma non solo.

                                                               

                                                        tessera di Licio Gelli

Il grande giornalista Indro Montanelli, dopo averlo incontrato all’Hotel Excelsior di Roma, lo definì “un magliaro”, per il costruttore romano Remo Orlandini, braccio destro del principe Junio Valerio Borghese, era semplicemente “un truffaldino”, per il biografo Gianfranco Piazzesi era “un opportunista, sempre al servizio di chi poteva pagare di più”.  Il capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, il prefetto Federico Umberto D’Amato, iscritto alla loggia P2, lo chiamava “il fetentone-furbacchione”, per il generale Ambrogio Viviani, anch’egli presente nel piè di lista del loggione, era invece nientepopodimeno che un agente segreto della Repubblica popolare e comunista della Romania.

                                                                 

                                                 Il Prefetto Federico Umberto D'Amato

Da dove nasceva questa convinzione del capo del controspionaggio del servizio segreto militare?

                                                                

                                                       Il generale Ambrogio Viviani

Da due avvenimenti in particolare, annotati dal generale Viviani sul fascicolo intestato a Licio Gelli e depositato presso il servizio segreto. Gelli era stata registrato durante un meeting con uomini di affari arabi all’Hotel Hassler mentre si dichiarava un agente segreto internazionale di alto livello con entrature nei regimi dell’Est. Il secondo avvenimento riguardava una serie di traffici avviati da Gelli con la Romania comunista, pare una serie di commerci in vestiti e tessuti, legati all’attività della società Giole di cui era azionista, che lo misero in contatto con il conducator Nicolae Ceausescu e sua moglie Elena, Ministro della Repubblica popolare.

                                                                

                                               Il dittatore comunista rumeno Ceausescu

Quelle note informative di Viviani avevano poi costituito le basi di un rapporto dell’ufficio I della Guardia di Finanza che riguardava, appunto, quelle strane attività commerciali intraprese da Gelli con uno Stato che faceva parte del Patto di Varsavia. Gelli, inoltre, in virtù della sua carica di consigliere economico dell’Ambasciata argentina a Roma, si era occupato di stringere accordi commerciali tra l’Argentina e la Romania comunista. Era riuscito a convincere Juan Domingo Peron ad inviare in Romania tonnellate di derrate di grano prodotte nella Pampa. Molti anni più tardi, il commendatore Gelli dette la sua versione di quei fatti: “In Romania avevamo allestito una scuola che impegnava 40 operai italiani in veste di insegnanti. Impiantammo una serie di laboratori per la produzione di abiti, da confezionare in esclusiva per la società Lebole. I capi prodotti in Romania erano spediti ad Arezzo e di qui distribuiti in tutto il mondo con etichetta Made in Italy sul cartellino. Questa attività era il frutto di un accordo commerciale che la società Giole, titolare del marchio Lebole, aveva sottoscritto col governo romeno, grazie all’interessamento del dottor Ciobanu, dell’Ambasciata rumena di Roma che io avevo conosciuto nel 1973 all’Hotel Hassler di Roma”.

                                                               

                                               Licio Gelli insignito da Juan Domingo Peron

Fin dalla fine della seconda guerra mondiale, Licio Gelli era attenzionato dal SIFAR, il servizio segreto delle forze armate. Nel casellario politico-centrale, Gelli era considerato dal Ministero dell’Interno un pericoloso sovversivo, passato dalla militanza fascista a quella comunista, tanto da essere sospettato di svolgere attività spionistica a favore dei regimi comunisti dell’Est Europa. Gli agenti del SIFAR lo avevano seguito, notte e giorno, a piedi e in auto, mentre Gelli percorreva l’Italia da Nord a Sud, facendo 1.000 km al giorno, a bordo di un’auto sportiva. I suoi spostamenti, i suoi incontri con altre persone, le sue abitudini quotidiane e persino il suo vestiario furono annotate in un rapporto del 1950 chiamato Cominform, dal nome dell’Ufficio Informazione Internazionale, con sede a Bucarest, in Romania, che aveva lo scopo di allineare i partiti comunisti ai diktat di quello russo e di fare attività di intelligence nei Paesi occidentali. Il rapporto Cominform nacque nell’ufficio romano del SIFAR che trasmise alla sede centrale un’informativa proveniente da un “organo collaterale che ha segnalato quale agente del Cominform tale Gelli di Pistoia” il quale aveva aperto una libreria in Piazza Gramsci, 52 con lo scopo di scambiare informazioni segrete con altri agenti comunisti, si legge nel rapporto.

                                                                   

Molti anni più tardi, precisamente nel 1981, questo dossier arrivò sul tavolo della Commissione parlamentare sulla P2, presieduta dall’onorevole Tina Anselmi, dopo essere stato pubblicato, il 2 Gennaio del 1979, sulla rivista OP (Osservatorio Politico) diretta dal giornalista Mino Pecorelli, tessera P2 numero 1750. Con l’articolo dal titolo Due volte partigiano, una parte dei contenuti del fascicolo Cominform, pervenuto al Pecorelli dal tenente colonello piduista Antonio Viezzer, venne pubblicato con lo scopo di mandare a Gelli un segnale di avvertimento.

                                                                          

                                                   Copertina di OP sulla Gran Loggia Vaticana


Come si legge nell’informativa del SIFAR “Gelli è legato al partito comunista fin dal 1944. Dal 1947 è agente dei servizi segreti dell’Est, mascherando questa attività dietro quella di libraio, industriale, commerciante di filati e di rame; Il nominativo segnalato è uno dei più pericolosi elementi che operano nella ottava zona alle dirette dipendenze del partito comunista. Ha tutte le prerogative classiche per esplicare le mansioni che gli sono state affidate per conto dei rossi. Veste elegantemente con un soprabito marrone a doppio petto (sei bottoni), porta sempre sciarpa di seta sopra il soprabito di color blu a fiori leggermente pallidi, cravatta chiara, giacca marrone, pantaloni lunghi, di eguale colore. Il Gelli spende somme di denaro notevoli in cose del tutto superflue, circa 10.000 lire al giorno e non è possibile capacitarsi di tale reddito. Per ottenere il passaporto si è iscritto alla Democrazia Cristiana, al partito monarchico e al Movimento Sociale Italiano…”. Secondo il rapporto Cominform, Gelli era la persona più qualificata per diventare una spia dei comunisti “per le sue qualità di traditore specifico, per i suoi meriti di delinquente, per le sue caratteristiche di mobilità”. Nella scheda si fa poi riferimento ad un appartamento acquistato a Riccione e intestato al figlio Raffaello. Al rapporto furono aggiunti altri particolari nel 1973 quando Gelli venne indicato come agente dei servizi segreti ungheresi (A.V.H.), fin dal 1964.

                                                                        


Mino Pecorelli aveva però arricchito il suo articolo di altri particolari, provenienti da altri rapporti d’intelligence. Accennò “ad un lungo elenco di nomi che qualcuno un giorno aveva tradito”, facendo riferimento alla lista di quei 56 fascisti che Gelli avrebbe tradito sul finire della guerra, quando Gelli era stato collaboratore dei comunisti durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale, dopo essere stato catturato dai partigiani l’8 settembre del 1944 mentre accompagnava una pattuglia di soldati neozelandesi. Gelli, infatti, fu salvato dal plotone di esecuzione comandato dai partigiani, grazie all’intervento del comunista Cesare Andreini e di Osvaldo Gori, nipote del capo partigiano comunista Giuseppe Corsini con il quale Gelli ebbe in seguito incontri e rapporti epistolari. Un altro esponente della resistenza comunista toscana, Italo Carobbi, firmò nel 1947 un documento nel quale elogiava la figura di Licio Gelli come collaboratore dei partigiani, ordinando il suo trasferimento a Firenze. 

                                                               

                             documento rilasciato dal capo partigiano comunista Italo Carobbi a Licio Gelli

Nel libro A carte scoperte lo storico Renato Risaliti scrive che Gelli fu anche accompagnato a Roma per incontrare un certo Ercoli, dietro il cui pseudonimo si celava il nome del segretario del PCI, Palmiro Togliatti. In quell’occasione, “Togliatti parlò con Gelli. Lo stimolò a raffinare la sua enorme capacità di entrare in tutti gli ambienti”. Nel 2006, Gelli confessò al giornalista Sandro Neri di aver incontrato Togliatti su richiesta del capo partigiano comunista Carobbi. Risaliti era convinto che a Pistoia, già a partire degli anni Trenta, ci fosse una cellula informativa comunista che era posto al di fuori del controllo del partito e che avrebbe reclutato il Gelli, portandolo in dote ai servizi segreti dell’Est.

                

martedì 17 gennaio 2023

17 GEИИAIO, 2023: FIAT LUX!

                                                                           

                                                                   RESURREXIT 


                                                                                    

  


                                                                            


martedì 10 gennaio 2023

GIUSEPPE CAGLIOSTRO CAMBARERI: IL MAESTRO ROSACROCE DEI DUE MONDI

                                                                                

                                            paramento grado 18-Principe Rosa+Croce del RSAA

Il Secondo Dopo Guerra è nato sotto il segno di una pace apparente, la Guerra Fredda, una lotta ideologica, culturale, militare tra le potenze atlantiche occidentali e quelle del patto di Varsavia. Un conflitto a bassa intensità che nel campo europeo, in particolar modo italiano, ha visto la partecipazione attiva di forze politiche anticomuniste, servizi segreti, organizzazioni riservate esoteriche e religiose che si sono mosse in sinergia.

                                                                                 
                                                       L'Organizzazione di Sicurezza Gladio

In realtà, in Italia questo milieu ha avuto modo di svilupparsi già sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando uomini dei servizi segreti militari regi e della polizia politica fascista, l'Ovra, furono riciclati e utilizzati dall’intelligence inglese e statunitense in funzione anticomunista. Questi stessi canali avevano poi operato in Italia, tramite Frank Gigliotti, anche per la rinascita della Massoneria, messa al bando per volontà di Benito Mussolini nel novembre del 1925.

Dell’epoca della Guerra Fredda l’opinione pubblica più informata è infatti solita conoscere le imprese di faccendieri-spioni come il noto Licio Gelli, già Maestro Venerabile della loggia coperta Propaganda 2 all’Oriente di Roma (meglio conosciuta come loggia P2) o come Francesco Pazienza, massone coperto all’orecchio del Gran Maestro Battelli. Entrambi sono appartenuti al circuito massonico del Grande Oriente d’Italia ubicato a Roma, un tempo presso Palazzo Giustiniani.


                                                          

                                                         Licio Gelli  

Praticamente sconosciute, nei contesti prebellico e post bellico, sono invece le azioni e la figura di Giuseppe Cagliostro Cambareri, nato a Solano di Scilla, in Calabria, nel 1901 e spentosi a San Paolo del Brasile nel 1972.

                                                                       
                                                             Giuseppe Cagliostro Cambareri

Emigrato in Sudamerica negli Anni Venti del secolo scorso per condurre affari di vario genere, tra cui l’acquisto di molte terre in Brasile, Cambareri tornò in Italia dove si unì al fronte antibolscevico, iscrivendosi poi al Partito Nazionale Fascista. In quel contesto politico, riuscì a farsi molte amicizie di peso tra i gerarchi fascisti, tra cui Italo Balbo, Achille Starace e Roberto Farinacci, tutti e tre appartenenti al circuito della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi e Liberi Accettati Massoni, ubicata a Roma, a Piazza del Gesù, un’Obbedienza massonica nata nel 1908 da una scissione dal Grande Oriente d’Italia e di orientamento conservatore e filo-Vaticano.

                                                                            
                            Esponenti della Serenissima Gran Loggia nella sede romana di Piazza del Gesù

Per portare avanti i suoi affari, Cambareri viaggiò molto tra il Sudamerica, l’Inghilterra, la Germania e l’Italia, iniziando a frequentare assiduamente alcuni circoli esoterici e occultisti della Teosofia di madame Blavatsky, la quale aveva fondato un’organizzazione internazionale nel 1875 a New York, per lo studio della teosofia e delle scienze esoteriche in generale. Nello stesso tempo fu anche accettato tra le colonne del tempio massonico, venendo quindi iniziato presso alcune logge massoniche coperte europee.

                                                                            
                                                                     Madame Blavatsky

Divenne esperto in astrologia e cartomanzia, partecipando anche a sedute spiritiche e invocazioni angeliche insieme alla moglie Jole Fabbri Vallicelli, nota medium dell’epoca. Nel 1934 a Berlino Cambareri incontrò il dr. Arnold Krumm Eller, Imperator della Fraternitas Rosacrociana Antiqua che lo iniziò ai misteri rosacrociani, permettendogli così di entrare nelle grazie dei vertici dell’organizzazione. La Fraternitas era stata fondata dal francese Papus e il suo Supremo Consiglio affidò a Cambareri missioni internazionali.

                                                       

                                           Tempio Rosacrociano in Brasile

   

Papus in realtà si chiamava Gérard Encausse, era medico e molto amico di Claude Debussy, il compositore rosacrociano al centro del revival dell’occulto in Francia. Nel 1887 era entrato a far parte della società teosofica internazionale e aveva poi fondato una chiesa gnostica e la rivista “L’iniziazione”.

Papus, che scrisse una celebre opera sul significato esoterico dei Tarocchi, nel 1900 era diventato un confidente dello zar russo Nicola Romanov e di sua moglie. Grazie all’appoggio politico dei coniugi Romanov Papus fondò alcune logge rosacrociane riservate in San Pietroburgo, entrando in confidenza persino col mistico e mago Rasputin, che era consigliere fidato dello zar. L’organizzazione rosacrociana costruita da Papus era una formidabile rete di esoteristi e spioni di vario genere che andava dalla Francia alla Russia passando per la Germania.

                                                        

                                                Anello Rosacrociano

Cambareri divenne celebre nei circoli del potere come “il Maestro rosacroce dei due mondi”, diffusore della dottrina rosacrociana ma anche propugnatore di accordi commerciali, politici e d’intelligence tra le due sponde del mar Atlantico. Diceva di essere la reincarnazione di Giuseppe Balsamo, il conte di Cagliostro, celebre taumaturgo, veggente, mago, consigliere politico che, sul finire del 1700, diffuse in tutta Europa la massoneria di rito egiziano e per questo motivo venne condannato al carcere a vita dalla chiesa cattolica.

                                                          
                                                 Il Conte di Cagliostro

Sfruttando le sue personali conoscenze prima con Vargas, presidente del Brasile, e poi con Juan Peron, presidente dell’Argentina, Cambareri favorì una maggiore penetrazione della Fraternitas Rosacrociana nei circoli esclusivi del Sudamerica, fondando alcune logge rosacrociane di rilevanza a cui s’iscrissero membri delle gerarchie militari e dei servizi segreti, ecclesiastici e imprenditori, tutti uniti da una visione anticomunista.

                                               
                                                   Juan Domingo Peron

In quel periodo, fondò in Sudamerica una società di import-export con Mario Badoglio, figlio di Pietro, Maresciallo d’Italia. Poi, sfruttando la sua amicizia con Farinacci, ras del fascismo a Cremona, Cambareri riuscì ad incontrare Mussolini, divenendo persino suo consigliere segreto. Convinse il duce del fascismo della forza della fratellanza rosacrociana: il capo del Governo italiano l’avrebbe potuta sfruttare a suo vantaggio, utilizzandola come un canale di diplomazia parallela, per tenere buoni rapporti con l’Inghilterra e gli USA, paesi nei quali il movimento rosacrociano affiliava personaggi di grande rilievo.

Sono gli anni delle sanzioni all’Italia per le guerre coloniali. Cambareri cercò di spiegare a Mussolini che doveva tenere la porta aperta alle cosiddette “demo-plutocrazie” e che in quei paesi avrebbe potuto trovare alleati migliori di Hitler.

Mussolini, ostile alla massoneria ma non alla dottrina rosacrociana, acconsentì che il Cambareri gli portasse in udienza, a Palazzo Venezia il 5 marzo del 1937, una delegazione di 120 fratelli americani dell’AMORC (Antico e Mistico Ordine della Rosa+Croce), il colosso rosacrociano che ha ancora oggi il suo quartier generale in California, ben visto dalle autorità politico-militari anglo-americane.

                                                         
                            Membri dell'Antico e Mistico Ordine della Rosacroce

Cambareri cominciò quindi a farsi chiamare Elio, pseudonimo che usò sia per firmare alcuni libri esoterici sulla venuta dell’Età dell’Acquario e sulla dottrina rosacrociana pubblicati dalla casa editrice Mithras, sia come nome di battaglia per le sue attività politiche segrete.

Nel mondo, tramite le sue conoscenze affaristiche, politiche e rosacrociane, costruì quindi una rete spionistica che mise al servizio delle potenze occidentali in senso anticomunista ma anche a danno dei nazi-fascisti.

Nel 1938 Cambareri diventò sempre più intimo delle gerarchie militari italiane legate a casa Savoia. Il nuovo corso politico di Mussolini, con il sempre maggiore impegno dell’Italia a fianco della Germania nazista, sfociato nell’alleanza Roma-Berlino, non piaceva a molti alti papaveri dell’esercito, al re e alle potenze occidentali.

Cambareri si mosse quindi promuovendo riunioni esclusive presso Villa San Michele, in località Rocca di Papa. Qui incontrò alti dirigenti del SIM, il servizio segreto italiano, tra cui il direttore Carboni, assieme a Mario Badoglio, figlio di Pietro, esponenti monarchici di primo piano ostili al fascismo, massoni coperti e clandestini, generali e colonnelli dell’esercito, imprenditori facoltosi della stampa dell’epoca. Molti di loro entreranno a far parte della Fraternità rosacrociana.

                                                           

                             Tempio Rosacrociano nello Stato della California (USA)

Facendo da ponte con l’intelligence americana e inglese, Cambareri portò questo gruppo eterogeno persino a discutere di un complotto per abbattere il regime fascista. I congiurati pensarono persino a un colpo di stato per deporre Mussolini. La disastrosa condotta militare del duce del fascismo nella Seconda Guerra Mondiale, permise al sodalizio di interfacciarsi con alcuni gerarchi fascisti, tra cui il massone Dino Grandi, stanchi ormai dell’alleanza con i tedeschi.

Per questo motivo, ci saranno incontri e relazioni che apriranno la strada alla mozione di sfiducia del 25 luglio del 1943 ad opera del Gran Consiglio del Fascismo nei confronti di Mussolini, al suo arresto da parte dei carabinieri per ordine del Re e alla presa del potere da parte di Pietro Badoglio, nuovo Capo del Governo, in collegamento con le forze politiche-militari anglo-americane ora alleate dell’Italia.

                                                   

                                                   Il gerarca Dino Grandi
                                                         
                                                        Il Maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio

Cambareri e i rosacroce continueranno a svolgere un ruolo di primo piano anche nel Dopoguerra, nel riposizionamento dell’Italia nell’alleanza con le potenze vincitrici della guerra e per la ripresa della lotta al comunismo internazionale e alla sua dottrina totalitarista e materialista.

Il SIS, il servizio segreto inglese, in una nota definirà Cambareri “persona che ha rapporti con le Americhe, tra coloro che hanno portato al potere Juan Domingo Péron”.

Cambareri proseguirà, infatti, a tessere la sua tela di relazioni, rosacrociane e anticomuniste, in Sudamerica, fino alla sua morte.                

lunedì 2 gennaio 2023

INCONCILIABILITÀ TRA FEDE CRISTIANA E MASSONERIA: PAROLA DI JOSEPH RATZINGER!

 



Cari amiche/i, bloggers e semplici curiose/i, Buon 2023!

la dipartita di papa Benedetto XVI mi rammenta un documento elaborato dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede il 26 novembre del 1983, quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger ne era prefetto cioè custode dell’ortodossia cattolica, carica che assunse nel novembre del 1981 fino all’aprile del 2005.

Ecco, di seguito, il documento pubblicato dal sito ufficiale del Vaticano.

https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19831126_declaration-masonic_it.html

                                                                    


Con quel documento, la presa di posizione della Santa Sede nei confronti delle associazioni massoniche rimane di una limpidezza cristallina e non dà adito a interpretazioni, poiché non fece altro che confermare le precedenti condanne dei pontefici della Chiesa cattolica nei confronti dell’Istituzione massonica e dei suoi aderenti:

Le iscrizioni alle associazioni massoniche sono proibite dalla Chiesa e i fedeli che vi si iscrivono sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”.

Dopo la pubblicazione di questo documento, il cardinale Ratzinger fu interpellato dai giornalisti che chiedevano chiarimenti nel merito e il custode dell’ortodossia cattolica ribadì, a voce, quanto era stata scritto nero su bianco dalla Congregazione:

Rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche. I loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa: perciò l’iscrizione alla Massoneria rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”.

                                                                   


Come ho detto, bisogna andare indietro nei secoli per trovare le motivazioni della inconciliabilità tra fede cristiana e Massoneria, partendo da quando, il 28 aprile del 1738, papa Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini) vide nella Massoneria la riedizione della “follia” dei Templari il cui Ordine, è bene ricordare, fu soppresso in maniera perpetua da papa Clemente V e furono scomunicati quanti avessero portato ancora il nome o indossato l’abito e il mantello templare dopo la soppressione.

                                                              

Clemente XII ufficializzò con la Bolla In Eminenti la scomunica verso coloro che erano affiliati alla “Libera associazione muratoria” a causa del vincolo di segretezza che ammanta l’Ordine massonico e per i principi di tolleranza religiosa professati nelle logge dove si trovavano affratellati cattolici, cristiani protestanti ed ebrei. Come è notorio, infatti, una delle regole principali osservate dai massoni è quella di non trattare né di discutere di religione all’interno delle logge durante i “lavori” massonici. Poi ordinò persino ai vescovi di procedere contro i massoni in quanto persone sospette di eresia, dichiarando che “dare il nome alla Massoneria” equivale ad incorrere in una “pravitatis et perversionis notam”, cioè “macchiarsi dell’infamia di malvagità e perversione”.  Cinquantadue anni dopo, Papa Benedetto XIV (al secolo Prospero Lambertini) ribadì la precedente scomunica ai massoni e alla Massoneria e dopo di lui, a ruota, lo fecero anche altri pontefici regnanti come Pio VII, Leone XII, Pio IX, Leone XIII e Pio X. Nel 1839, la Congregazione della Fede dichiarò inoltre che “nella scomunica va compresa anche la Massoneria nord-americana” che è notoriamente filo-cristiana.

                                                                     


 Tra le tante considerazioni di inconciliabilità tra cristiani e massoni rimane chiaro il differente approccio per raggiungere a conoscere la Verità ultima. Per i primi proviene solo attraverso un atto di fede nei confronti delle Sacre Scritture, per i secondi, invece, attraverso un processo di conoscenza che va oltre i paletti delle fedi. Non è un caso quest’ultimo approccio derivi dal pensiero gnostico già condannato dai Padri della Chiesa nei primi secoli del cristianesimo. La Chiesa cattolica poi dà un peso rivelante alla comunione delle genti credenti che, insieme, formano il gregge dei fedeli, la massoneria invece predilige una ricerca individuale della Verità da parte dei soli iniziati.


                                                                       


Un altro punto di differenza è il concetto di Dio. Per la Chiesa cattolica, Dio, creatore delle cose visibili e invisibili, si è fatto parola e si è manifestato agli uomini sia nell’Antico che nel Nuovo testamento, per la Massoneria, Dio è il Grande Architetto dell’Universo, un Demiurgo costruttore e regolatore, nascosto ai più, che, come la Verità, si presenta agli iniziati sotto forma di allegorie e simboli, un occhio o un orecchio al centro di un triangolo luminoso. Nel monoteismo massonico, ciascun muratore è libero di vedere nel Grande Architetto dell’Universo una sua personale forma di divinità, non essenzialmente uguale a quello delle tre religioni rivelate: ebraismo, cristianesimo, islamismo.      

                                                                 


                                                                     
La Massoneria Universale e la Chiesa Cattolica (cattolico significa universale) un punto comune, comunque, ce l’hanno: entrambi sono portatrici di un messaggio mondiale, universale, senza confini, di fratellanza e di pace tra tutti gli uomini.