venerdì 1 dicembre 2023

LICIO GELLI, LA MASSONERIA E LA LOGGIA P2… LA VERA STORIA!---SECONDA E ULTIMA PARTE---

                                                                                   


L’anno 1972 segnò un nuovo goal della politica gelliana. Tramite il gran maestro aggiunto e sommo sacerdote del Capitolo dell’Arco Reale americano Giovanni Bricchi, la P2 riuscì ad affiliare Vittorio Emanuele IV di Savoia il quale spese più di una parola presso il Gran Maestro della Gran Loggia Unita D’Inghilterra (UGLE), il Duca di Kent, per far ottenere al Grande Oriente d’Italia l’ambito riconoscimento inglese, dopo 110 anni dalla richiesta ufficiale. Uno dei requisiti imposti dalla UGLE al GOI, per ottenere l’ambito riconoscimento, era l’unificazione sia con l’Obbedienza massonica di Giovanni Alliata di Monreale (che, infatti, passò nella P2) sia con la storica Obbedienza di Piazza del Gesù guidata dal commercialista Francesco Bellantonio che era succeduto al medico Tito Ceccherini. Il trattato di fusione tra Salvini e Bellantonio venne firmato ritualmente il 24 Giugno del 1973. La storica sede degli scissionisti di Piazza del Gesù, 47 passò nelle mani del corpo rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato del GOI, mentre finirono sotto l’Obbedienza del GOI 3.500 fratelli e 200 logge, tra cui la loggia coperta “Giustizia e Libertà” i cui affiliati finirono direttamente nella rete di Gelli. Tra loro, il procuratore generale della Repubblica di Roma, Carmelo Spagnuolo, il finanziere-banchiere Michele Sindona, il costruttore romano Aladino Minciaroni.

In quello stesso anno, Gelli preparò il piano Gianoglio per il ritorno in Patria del generale Juan Domingo Peron. La moglie del generale, Isabelita, e il suo segretario Josè Lopez Rega, avevano chiesto l’intervento di Gelli, durante un incontro all’Hotel Eden di Roma. Gelli aveva già avuto modo di frequentare l’Argentina nel passato, subito dopo la guerra, quando aveva avviato in quel Paese alcune attività commerciali e di compravendita di immobili. Poi venne introdotto presso il cerchio magico del generale Juan Peron dal professore Giancarlo Elia Valori che era iscritto alla loggia Romagnosi e il 27 Maggio del 1973 Gelli si fece dare dal Gran Maestro Salvini l’incarico ufficiale di Gran Rappresentante del GOI presso la Gran Loggia dell’Argentina. Con l’aiuto del piduista Alberto Vignes, Gelli incontrò due importanti uomini di Peron, Vignone e Rodriguez e si mise in contatto con il Gran Maestro della Massoneria argentina, Cesar De La Vega, che convinse i generali iscritti alla Gran Loggia a togliere il loro veto per il ritorno di Peron in patria, cosa che puntualmente avvenne nel mese di giugno di quello stesso anno. Di seguito Gelli riuscì ad iscrivere il generale Peron alla P2, con tanto di iniziazione nella città di Madrid, dopo aver incontrato il caudillo, il generalissimo Francisco Franco. Per ordine di Peron, a Gelli fu dato un passaporto diplomatico argentino e fu fatto, nel 1974, consigliere economico dell’ambasciata argentina a Roma. Nello stesso anno, prese anche la cittadinanza uruguayana, dopo aver acquistato una villa sul mare e otto appartamenti a Montevideo. Gelli, quindi, spostò la sua attenzione dal Sudamerica verso l’Africa dove svolse attività di mediazione per conto di grandi aziende statali italiane col fine di far ottenere loro dei contratti di fornitura presso la Liberia di Tolbert, l’Egitto di Sadat e La Costa d’Avorio di Anet Bilè Clement, tutti e tre iscritti alla loggia P2.  

                                                                                    

Il 1974 si chiuse con due eventi importanti, la creazione da parte di Gelli dell’OMPAM, l’Organizzazione Mondiale Per l’Assistenza Massonica, una rete internazionale di mutua assistenza massonica, con sede in via Romagna, che fu presentata ad una platea di logge sudamericane, a Rio De Janeiro, il 5 Maggio del 1976. L’OMPAM ottenne dall’ONU il riconoscimento di Status di osservatore permanente presso la FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il secondo evento riguardò un servizio giornalistico di Panorama che di fatto scoperchiava l’esistenza della loggia P2 e il suo probabile coinvolgimento in alcune trame oscure ed eversive di quegli anni.

                                                                               

L’anno 1974 segnò uno spartiacque nella geopolitica internazionale. Le dimissioni del presidente USA Richard Nixon, lasciarono spazio di manovra alle “colombe” di Washington le quali ritennero che le organizzazioni clandestine di sicurezza in Europa non erano da considerarsi più così indispensabili nella lotta anticomunista. Con una serie di atti politici che si affiancarono ad importanti iniziative giudiziarie, in Italia venne soppressa l’Organizzazione di Sicurezza X detta Nuclei di Difesa dello Stato e l’Ufficio Affari Riservati del Viminale. Le organizzazioni di estrema destra vennero sciolte di autorità. In campo internazionale, in Portogallo, cadde la dittatura di Caetano e, in Grecia, quella dei colonnelli. Proprio nello stesso frangente di tempo, a Napoli, il 14 dicembre, la Gran Loggia del GOI, riunita in sessione straordinaria, votò la demolizione della Loggia P2. Il 30 dicembre, il Gran Maestro Salvini abrogò tutti i regolamenti istitutivi della loggia, revocando a Gelli le deleghe e la carica di segretario organizzativo. Il GOI chiese a Gelli di consegnargli tutto il materiale ma l’ex direttore della Permaflex si oppose con forza a questi provvedimenti.

                                                                  


A partire da gennaio del 1975, Mino Pecorelli, dalle colonne della sua rivista OP, sferrò pesanti attacchi in direzione di Salvini e della Massoneria in generale. Gelli, invece, affidò al fratello Martino Giuffrida il compito di accusare pubblicamente il Gran Maestro Salvini di essersi indebitamente appropriato di 500 milioni di lire. Durante la Gran Loggia, convocata all’Hotel Hilton di Roma il 22 Marzo, Giuffrida accusò Salvini.  Ci fu anche una mozione di sfiducia della Giunta nei confronti del Gran Maestro il quale, messo alle strette, il 9 maggio, firmò una lettera con la quale nominò Licio Gelli Maestro Venerabile della P2 e il 12 maggio Salvini decretò la ricostituzione della loggia demolita.

Da questo momento, si crearono due logge P2, una ufficiale, regolare, non coperta, presente nell’annuario mondiale delle logge regolari appartenenti al circuito delle logge riconosciute dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, con una lista di 62 nominativi depositati presso il GOI. Ed una seconda, con lo stesso nome, che si copriva dietro a questa, agli ordini di Gelli, comprendente oltre 600 affiliati. Di fatto questa seconda loggia P2 divenne un corpo estraneo al Grande Oriente d’Italia, un circolo privato di Gelli! Le tessere non venivano più firmate dal Gran Maestro e Maestro Venerabile della P2 Lino Salvini e dal Gran Segretario Giuseppe Telaro, bensì dal nuovo Maestro Venerabile della P2 Licio Gelli e dal Gran Maestro Lino Salvini. Tutta la documentazione di questa nuova P2 fu trasferita presso l’ufficio di Gelli a Castiglion Fibocchi. Il nuovo Maestro Venerabile della P2, Gelli, nominò come nuovo segretario organizzativo l’avvocato Minghelli, già Maestro Venerabile della loggia Lira e Spada il quale verrà poi arrestato per varie e pesanti imputazioni. 

                                                                              

Nell’agosto del 1975, Gelli, con l’aiuto di alcuni autorevoli membri della nuova P2, elaborarono tre documenti: il Memorandum sulla situazione politica del Paese, lo Schema R di massima per il risanamento generale del Paese e il Piano di Rinascita Democratica. In questi tre elaborati si parlava “dei mali dell’Italia” e dei crescenti disordini di piazza, dei sabotaggi e degli atti terroristici. Veniva richiesto una riforma in senso presidenziale della Repubblica o di tipo gollista o di tipo statunitense, con tutta una serie di riforme nell’ambito della Carta Costituzionale, con un maggiore rafforzamento dei partiti di centro e un sempre maggiore sviluppo della libera impresa in Italia. I contenuti di questi tre dossiers furono esposti dal Gelli, con la presenza di Salvini, al cospetto del Capo dello Stato, Giovanni Leone, grazie ai buoni uffici di Nino Valentino, segretario del presidente e di Nicola Picella, segretario generale del Quirinale. Lo Schema R (Risanamento) non era certamente un piano eversivo ma, come precisò Gelli, “non prelude ad un colpo di Stato ma a scongiurare l’irreparabile jattura di una guerra civile e mira ad allontanare dall’Italia il pericolo di un Governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista”.

Intanto l’arresto di Gian Antonio Minghelli, segretario della P2, aveva portato una fronda di “massoni democratici” ad uscire allo scoperto, a causa dei continui articoli di giornali che tiravano in ballo la P2. Il 18 Luglio del 1976 il settimanale L’Espresso pubblicò un’intervista a Gelli che respingeva il coinvolgimento della Loggia nell’omicidio del giudice Occorsio, precisando che la sua loggia era finanziata dalle organizzazioni massoniche internazionali e che comprendeva 2.400 iscritti. Intanto i Maestri Venerabili della Sardegna chiesero il deferimento di Gelli al tribunale massonico circoscrizionale del Lazio. Il Consigliere dell’Ordine, Luigi Sessa, inviò al Gran Maestro Salvini una lunga lettera dove erano sintetizzati i 4 capi d’accusa, riguardanti Gelli e la P2 come centro eversivo nazionale. Gelli giocò di abilità, chiedendo al Salvini di dichiarare la “sospensione dei lavori” della P2 e, in data 27 Luglio del 1976, il Gran Maestro Salvini decretò questa sospensione “a tempo indeterminato”. Poi Salvini ordinò l’espulsione dei cosiddetti “massoni democratici”, come Siniscalchi e Benedetti. Il processo a carico di Gelli venne sottratto al Tribunale circoscrizionale del Lazio-Abruzzo. Un mese dopo, i settimanali l’Europeo, Panorama e L’Espresso, si occuparono ancora della situazione interna al GOI tanto che Gelli e Salvini furono chiamati dalla Procura di Firenze per essere interrogati. In quell’occasione consegnarono al magistrato Vigna un elenco con un centinaio di nomi di iscritti alla P2, quelli che il Venerabile riteneva ormai degni di bruciare.

                                                                     


 Nonostante ciò, Gelli continuò nella sua opera di reclutamento, forte del fatto che la sospensione dei lavori consentiva l’azzeramento del potere d’ispezione da parte del Gran Maestro il quale, nel 1977, rilasciò al Venerabile Gelli pacchi di tessere massoniche in bianco, firmate, senza conoscere i nomi dei nuovi iscritti e, dal 15 aprile, anche la delega per la gestione dei rapporti con tutti i fratelli all’orecchio, non iscritti nelle logge regolari. E mentre il banchiere cattolico Umberto Ortolani diventava il braccio destro di Gelli, si attuò nel GOI uno scontro al vertice del Corpo rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato, tra Salvini-Gamberini-Ceccovini da una parte e il duo Colao-Pica dall’altra che si protrasse fino al dicembre del 1977 quando le accuse reciproche finirono in Tribunale civile che dette ragione al gruppo Colao. Si attuò cosi una spaccatura, la Circoscrizione sud del Rito statunitense riconobbe il Ceccovini, quella Nord, invece, Colao e poi il suo successore, Fausto Bruni. A causa di questa situazione, la Gran Loggia di New York istituì una commissione d’inchiesta, col mandato di indagare sull’operato del Gran Maestro Salvini che venne ascoltato nel febbraio del 1978, Il 18 Marzo di quello stesso anno, presso l’Hotel Hilton di Roma, al cospetto dei 496 Maestri Venerabili giunti nella Capitale per partecipare alla Gran Loggia annuale, annunciò le sue dimissioni, sei mesi prima del dovuto, che avvennero il 18 novembre del 1978. Il nuovo Gran Maestro eletto fu il cinquantanovenne generale in congedo dell’Aereonautica, Ennio Battelli, già MV di una loggia di Imperia.

Gelli procedette a suddividere la P2 in 18 nuclei regionali, affidando la direzione di ciascun nucleo ad un capo-gruppo di sua fiducia. Il nucleo principale della loggia prese il nome di “La Centrale”. Presieduta da Gelli, in essa erano inseriti tutti i capigruppo della loggia, i direttori e gli ufficiali dei servizi segreti, i parlamentari, i ministri e sottosegretari, i banchieri, i finanzieri, i giornalisti e gli alti funzionari statali. Il tesseramento della P2 proseguì, ripartendo dal numero 1600, mentre il Venerabile fece nascere nel Principato di Monaco un ulteriore struttura segreta massonica, denominata “Comitato Esecutivo Massonico” col fine di spostare tutti i fratelli piduisti in questa zona franca, qualora in Italia fosse venuta meno la copertura del GOI. Questi anni impegnarono il Venerabile a ricercare affiliati di spessore, sotto il profilo finanziario e bancario, che culminarono con l’iscrizione alla P2 di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, la più importante banca cattolica italiana, legata a doppio filo con l’Istituto Opere Religiose del Vaticano.

                                                                     


A causa proprio della spoliazione sistematica del Banco Ambrosiano, e per gli aiuti concessi al bancarottiere Sindona, Gelli avvertì che la sua posizione in Italia stava diventando sempre più difficile. Quindi, per sottrarsi ad eventuali mandati di cattura, decise di riparare all’estero, prima in Francia poi in Uruguay dove era cittadino e non veniva concessa l’estradizione per l’Italia. Ed è proprio seguendo gli spostamenti di un medico massone italoamericano di nome Joseph Miceli Crimi che aveva aiutato Sindona nel falso rapimento del 1979, che i magistrati milanesi Viola, Turone e Colombo s’imbatterono nel nome di Licio Gelli. I tre magistrati fecero arrestare Miceli Crimi e lo interrogarono. Dalla sua perquisizione personale emersero due biglietti ferroviari, di andata e ritorno per Arezzo, e un’agenda su cui erano appuntati il nome del commendatore Licio Gelli e suoi numeri di telefono, di casa e di ufficio. Il chirurgo estetico dichiarò ai magistrati di essere andato a Villa Wanda, a Santa Maria delle Grazie, per incontrare Gelli, su incarico di Sindona, aggiungendo che Gelli possedeva la famosa “lista dei 500”, cioè le 500 importanti personalità italiane che, grazie a Sindona, avevano portato illecitamente all’estero i loro capitali. Il 12 Marzo del 1981, quindi, il giudice Turone firmò una comunicazione giudiziaria e ordinò la perquisizione domiciliari di Licio Gelli che, intanto, era indiziato del reato di estorsione ai danni del banchiere Enrico Cuccia, in concorso con Michele Sindona. Il 21 Marzo del 1981, uomini della Guardia di Finanza provenienti da Milano, fecero irruzione nella sua villa, nei suoi uffici di Frosinone, di Roma e in quello della fabbrica di vestiti GioLe, a Castiglion Fibocchi. Trovarono un brogliaccio su cui c’era una lista di 962 nomi di iscritti alla P2, la crème degli uomini più potenti d’Italia e una valigia contenente 16 buste sigillate, documenti in copia unica che riguardavano affari, tangenti e resoconti di situazioni in corso, come l’accordo finanziario tra Piccoli e la Rizzoli, il Contratto Eni-Petronim, un appunto sul Conto Protezione, un dossier su Calvi, documentazione sul gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Inoltre, i finanzieri trovarono un indirizzario con i nomi, cognomi e numeri di telefono di molte personalità della politica italiana, uomini che ricoprivano cariche di Governo. Oltre a queste, venne trovato un codice segreto, tipico delle comunicazioni d’intelligence, che funzionava incrociando lettere e numeri su una tabella che nessuno poi è mai riuscito a decifrare.

                                                                                       

Il 7 Maggio il presidente del Consiglio Forlani, avvisato dai tre magistrati dei nomi ritrovati dopo le perquisizioni, formò un Comitato di tre saggi, accademici e giuristi, Sandulli, Crisafulli e Sandri, per stabilire se la P2 fosse da considerare o meno un’associazione segreta. Il 21 maggio, Forlani autorizzò la pubblicazione degli iscritti alla Loggia, inviandoli prima al Parlamento e poi alla Stampa. Cinque giorni dopo, il Governo in carica si dimise, aprendo le porte della presidenza del Consiglio al repubblicano e senatore Giovanni Spadolini che nominò i nuovi direttori dei servizi segreti. Con l’operazione Minareto, gli agenti del servizio segreto militare recuperano a Montevideo tutti i documenti di Gelli. Tra questi numerose fotocopie di fascicoli classificati Riservati o Segreti dell’ex Servizio Informazioni Forze Armate, dossiers che riguardavano alcuni servizi segreti occidentali, la presenza di nuclei comunisti nelle forze armate, il quadro politico di molti paesi occidentali. Il 13 giugno, il presidente della Repubblica Sandro Pertini, dopo aver appreso la relazione conclusiva dei tre saggi per i quali la P2 doveva considerarsi un’associazione segreta, definì la P2 un’associazione a delinquere.

Nel Grande Oriente d’Italia c’era grande spaesamento. Il 1° ottobre Gelli scrisse al Gran Maestro Battelli e alla Giunta del GOI di essere addolorato e deluso per il mancato sostegno da parte della famiglia massonica. Da più Orienti si formularono tavole di accuse verso Gelli e Salvini “per avere in concorso tra di loro provveduto alla costituzione, mantenimento e gestione di un circolo privato denominato Loggia P2 o Loggia Propaganda e per aver rilasciato ad organi di stampa profana interviste nelle quali si alimentava l’identificazione del circolo privato Loggia P2 con la Massoneria”. Emerse, quindi, la figura del medico sardo Armando Corona, già deputato repubblicano all’Assemblea regionale dell’isola, che presiedette la Corte Centrale del GOI, incaricata di giudicare il capo della P2 ma anche di valutare la posizione dei gran maestri che lo avevano agevolato. Corona capì subito che la loggia era “un circolo privato in mano a Gelli” e accusò il Venerabile di “aver espresso opinioni contrarie ai principi massonici”. Il Maestro Venerabile che continuava a stare in Uruguay, nel tentativo di sottrarsi all’espulsione, si “mise in sonno”, cioè rassegnò le sue dimissioni. Una mossa inutile perché Gelli, nonostante le proteste del suo difensore Ernesto D’Ippolito, venne comunque regolarmente processato e ritenuto colpevole, dopo due gradi di giudizio. Venne, quindi, “bruciato tra le colonne”, cioè espulso dal GOI.

                                                                                   

           Il 13 settembre del 1981 il Parlamento costituì una Commissione d’inchiesta, presieduta dall’onorevole democristiana Tina Anselmi e formata da quaranta tra senatori e deputati, col compito di scavare nella vita di Gelli e per analizzare il fenomeno della loggia. La Commissione fece sequestrare ampia documentazione, anche presso il Grande Oriente d’Italia. Due anni dopo la sua costituzione, il 12 luglio del 1984, la Commissione concluse i propri lavori, proponendo al Parlamento una relazione di maggioranza che fu votata dalla maggioranza dei suoi membri. La relazione definiva la Loggia P2 come un centro eversivo contro lo Stato democratico mentre Licio Gelli come colui che aveva agito in Italia per conto di un potere strutturato e collocato fuori dai confini nazionali. Intanto il 25 gennaio del 1982 la loggia P2 venne sciolta d’imperio dalla legge Anselmi-Spadolini, mentre il nuovo presidente della Corte Centrale del GOI Carleo fu sollecitato da più parti a muovere tavole d’accusa nei confronti di Battelli e di Salvini che, intanto, il 1° ottobre, passò all’Oriente Eterno (morì). Battelli morì due anni più tardi, mentre Gamberini, alla vigilia di un verdetto massonico negativo nei suoi confronti, si mise in sonno.

Otto mesi dopo la soppressione della Loggia, Gelli venne arrestato dalla polizia elvetica mentre cercava di prelevare, da un suo conto personale presso l’Unione Banche Svizzere, la cifra di 72 miliardi di lire, distratti precedentemente al Banco Ambrosiano di Calvi.

                                                                                   


La relazione di maggioranza della Commissione P2 e il parere dei tre saggi vennero infine smentiti seccamente da una sentenza della Seconda Corte di Assise del 16 aprile 1994 che decretò che loggia P2 fu solo un’associazione di affari in cui gli iscritti si aiutavano reciprocamente a far carriera. Dopo la sentenza, l’ex Maestro Venerabile Gelli, sorridendo, commentò “La montagna ha partorito il topolino!”.