martedì 16 aprile 2024

MINO PECORELLI E LA MASSONERIA

Carmine Pecorelli, detto Mino, è stato un avvocato e un giornalista pubblicista che, tra il 1969 e il 1979, ha diretto OP (Osservatorio Politico Internazionale), un’agenzia giornalistica che, in seguito, divenne una rivista settimanale, in vendita solo su abbonamento.

                                                             


Pecorelli pubblicava su OP le notizie e i retroscena dei maggiori fatti e scandali che attraversavano l’Italia dell’epoca, grazie alle molte informazioni che riceveva dalle sue fonti privilegiate collocate negli “Stati maggiori delle forze armate, nei vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti, nelle segreterie dei Ministri e di vari politici” i cui nomi e numeri di telefono erano annotati minuziosamente nella sua agenda, fitta di appuntamenti, incontri riservati, telefonate, pranzi e cene.

Fu ucciso a pochi passi dalla redazione del settimanale di via Tacito 50, la sera di Mercoledì 20 Aprile del 1979, per mano di un ignoto Killer, inviato da un oscuro mandante, per ragioni ancora tutte da scoprire. Il giorno seguente, anche la sua casa romana di via della Camilluccia, fu perquisita da agenti di Polizia, alla presenza della sorella Rosita che trovò in un armadio della camera da letto alcuni oggetti: un paio di guanti bianchi, un grembiule massonico e un pugnale con il simbolo della squadra e compasso che, con ogni probabilità, gli erano stati consegnati dopo la rituale iniziazione alla Loggia massonica coperta Propaganda 2, meglio nota come P2, alla quale Pecorelli risultava iscritto sin dal 1° gennaio del 1977 (tessera numero 1750, codice massonico E 19.77). Una telefonata anonima, giunta alcuni giorni dopo alla casa di Rosita Pecorelli, le intimava di “riconsegnare quel materiale al Grande Oriente”.

                                                             

 Una vicenda, in particolare, sembra però retrodatare all’anno 1972 l’iscrizione del giornalista alla P2. Il banchiere e finanziere Umberto Ortolani, infatti, raccontò alla Commissione parlamentare che si occupò di ricostruire le attività della loggia P2 che, in seguito ad alcuni attacchi a lui rivolti da OP, si rivolse all’amico magistrato ravennate Raspini che gli aveva indicato Licio Gelli come “l’unica persona in grado di avere influenza su Pecorelli”. Durante il loro incontro all’Hotel Excelsior di Roma, Gelli definì Pecorelli “un fratello di Loggia” per poi suggerire all’Ortolani di entrare a far parte della “Grande Famiglia” massonica, se avesse voluto veder cessati gli attacchi da parte di OP, cosa che l’Ortolani puntualmente fece il 4 Maggio del 1973, alla presenza del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, che partecipò alla sua iniziazione.

Alla luce degli articoli pubblicati su OP, il rapporto di Pecorelli con la Massoneria, la P2 e Licio Gelli sembra ambiguo e ondivago, ispirato al classico binomio amore/odio.

                                                             


                                                

Il 18 Gennaio del 1972, per la prima volta, Pecorelli si occupò di questa struttura coperta che era all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, scrivendo in modo sibillino:

Siamo in grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani, che tocca tutti i centri vitali del nostro Paese, esiste una snella ed efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità, essendo Egli pressoché ignoto alla quasi totalità degli iscritti militanti. Questo personaggio è l’elemento determinante nelle più delicate e complesse vicende della politica italiana”.

Il 24 febbraio, il 27 febbraio e l’11 marzo dell’anno dopo, Pecorelli tornò sull’argomento, scrivendo una serie di note allusive sia sul Grande Oriente d’Italia che sul Gran Maestro Lino Salvini. Il 13 Marzo espose poi alcune sue considerazioni:

“…I personaggi che oggi guidano la Massoneria la stanno conducendo inesorabilmente verso il declino e la catastrofe finale. Il prof. dott. Lino Salvini, detto Linus(…): allora ogni contributo che veniva erogato da Enti e persone era veramente amministrato con scrupolo, onestà e dirittura morale. Oggi invece i grossi contributi concessi da vari Enti vengono incamerati dal Gran Maestro che li considera come emolumenti ad personam, disconoscendo il fatto che le contribuzioni sono indirizzate alla carica e non alla persona fisica di Salvini”

Nel numero del 2 Aprile Pecorelli si spinse oltre, scrivendo “Il Gran Maestro ha vinto al totocalcio”.  

Pecorelli tornò ancora ad occuparsi del Gran Maestro Lino Salvini nel numero di OP del 6 novembre 1974, quando il settimanale pubblicò un articolo dal titolo Della Società per Azioni Firenze Libera e nel quale Pecorelli scrisse “Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il prof. Linus Salvini, si dichiara iscritto al PSI e fa affari a Fiorenza per la famiglia “sua”.

Non pago per questa serie di attacchi alla persona del Gran Maestro Salvini, il 15 gennaio 1975, Pecorelli derise pubblicamente i rituali massonici, sbeffeggiandone gli affiliati, attraverso un lungo articolo su OP.

Come non si sa, la Massoneria è una cosa che fa morire dal ridere. Ma è anche una bottega per coloro che la sanno sfruttare. Soprattutto da parte dei 31, 32 e 33 (i 34 e i 35 non esistono!). I primi fanno tombola tutti i giorni. Tra l’altro si credono gli uomini del destino, incaricati dal Padreterno di tracciare le mete per la salvezza del Paese. Basta conoscerne qualcuno per farsi un’idea precisa sulla Massoneria. I “fratelli” si elogiano reciprocamente, si danno del Venerabile, dell’Illustrissimo e del Potentissimo, cose se fosse vero. Si baciano tre volte ma sono sicuro che si staccherebbero reciprocamente gli orecchi, tanta è l’invidia che c’è tra di oro. Medici e professionisti in cerca di baiocchi, burocrati in cerca di protezioni, industriali squattrinati e ufficiali in via di pensionamento, intriganti imbroglioni, falsi moralisti, tutta una ramazzaglia di arrivisti e mitomani. Libertà, Uguaglianza e Fratellanza sono i tre termini ella più geniale truffa che sia mai stata organizzata per sfruttare la Democrazia. Riti, cerimonie, simboli, formulari, statuti, logge segrete e coperte: una cortina di fumo per coprire piccoli e grandi imbrogli; trampolini per avvicinare politici e banchieri, generali e direttori di banca, magistrati e burocrati. Trampolini, dicevamo, per migliore la propria posizione e per sistemare i propri affari. Ognuno per sé e Dio per tutti, solo per fare i c…propri. La Massoneria ha financo i tribunali, naturalmente segreti. In genere si riuniscono per fottere chi fotte più grana…”.

A proposito della forza di penetrazione della loggia P2 in tutti i gangli vitali della vita della Nazione, nel dicembre del 1976, Pecorelli scrisse su OP:

“Si ricorda agli interessati che il parere della “Grande Famiglia” dei Fratelli sono ascoltati come non mai dai potenti del Regno, specialmente riguardo alle nomine in corso in alcuni gangli vitali della Pubblica Amministrazione. Tutto uno stuolo di camminatori si stanno adoperando al loro meglio, perché vadano nella direzione desiderata certe situazioni…dove tra i molti litiganti godrà fratello due”.

A questo punto però gli attacchi alla Massoneria cessarono. Il 1° gennaio del 1977 Pecorelli ottenne di entrare a far parte della Loggia P2. Lo presentò in loggia il deputato democristiano Egidio Carenini che era anche sottosegretario al Ministero dell’Industria e del Commercio. Gelli, Pecorelli e Carenini, quindi, si accordarono per incontrarsi settimanalmente a colazione, al ristorante romano L’Elefante Bianco, al fine di scambiarsi notizie sul mondo politico. Il 18 Maggio Pecorelli, però, cambiò atteggiamento e scrivendo una lettera al Maestro Venerabile Licio Gelli, gli manifestò l’intenzione di “mettersi in sonno”, cioè di uscire definitivamente dalla Loggia P2, in quanto non si sentiva protetto dalla stessa.

Caro Licio, ho atteso invano una tua comunicazione riguardo a fratello Gigi. All’atto di sollecitare un Tuo autorevole intervento, ti avevo rappresentato la mia premura data l’imminenza del processo. Se la risposta non è arrivata vuol dire che nella Famiglia è venuta meno, o forse non c’è mai stata, la solidale assistenza dei Suoi componenti o che, nella migliore delle ipotesi, essa è indirizzata verso un’unica direzione. Esistono, per vaso, Fratelli di serie A e Fratelli di serie B? Oppure “quello che è in alto non è uguale a quello che è in basso”? Ho notizia che Fratello Gigi almeno in due occasioni ha evitato guai per merito proprio della Famiglia. Io, invece, potrei essere punito per aver esercitato un diritto sancito dalla “legge comune”. Nel constatare siffatta disparità, Ti rassegno la mia decisione di uscire definitivamente dall’Organizzazione. Ho fatto una breve ma significativa esperienza che mi conforta nel credere che non ci sono Templi da edificare alle Virtù bensì solo all’ingiustizia e all’arroganza…”.

Nell’articolo del 25 Giugno del 1977, Pecorelli tornò a parlare di Massoneria su OP. Dopo aver definito stranamente Licio Gelli “vittima di maldicenze”, scrisse in merito alle “lotte di potere” che erano in corso nel Grande Oriente d’Italia.

La lotta tra le fazioni Salvini-Gamberini e Colao non riguarda in alcun modo Licio Gelli, il Venerabile Maestro della famosa Loggia Propaganda 2. La Lotta Salvini-Colao che ha raggiunto livelli indecorosi, consono solo alle peggiori correnti dei peggiori partiti del peggior Paese, è lotta per l’assegnazione della poltrona di Gran Maestro della Massoneria Italiana (carica attualmente ricoperta dal Salvini) e quella di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato (carica in mano alla fazione Colao-Pica). Salvini e Gamberini, all’interno del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, hanno stretto un patto segreto: Gamberini avrebbe aiutato Salvini a diventare Sovrano Gran Commendatore del Rito quando Colao avesse compiuto il suo mandato, in cambio Salvini avrebbe restituito a Gamberini il maglietto di Gran Maestro della Massoneria Italiana. Fra le due fazioni si cercava di raggiungere un’intesa sulla buona fede, della quale c’è da dubitare. Era La fine di Maggio. Agli inizi del mese di Giugno, a Parigi, si sarebbe dovuto tenere la riunione di tutti i Riti Scozzesi d’Europa. In quella sede, Colao avrebbe chiesto l’accettazione di un secondo Rito italiano, Gran Commendatore del quale sarebbe stato fatto il Ceccovini, gradito a Salvini. Alla riunione dei fratelli europei, presieduta dal Duca di Kent, non si giunse ad alcuna decisione. Il fastidio con cui i massoni europei riuniti a Parigi hanno guardato alle lotte fratricide delle due delegazioni nostrane, è saltato in piena luce quando, in occasione del ricevimento offerto da Giscard D’Estaing (massone pure lui), gli italiani furono lasciati fuori dalla porta. In tutta questa torbida vicenda di incarichi, rinnovi, poltrone e coperture, Licio Gelli non è entrato nel modo più assoluto. Il Venerabile Maestro della P2 nell’ambito della Massoneria non ha mai voluto aderire ad alcun Rito, anche perché è sempre occupato stringere relazioni sul piano internazionale, troppo occupato a raccogliere nuove adesioni alla sua loggia segreta. Si ha un bel dire che sia un covo di golpisti e sovversivi. Vi aderiscono personaggi politici delle più diverse espressioni ma tutti di primo piano: militari, magistrati, alti funzionari della P.A. Si può dire che Gelli rappresenti quel che resta dello Stato. E ormai si può aggiungere pure che tutti insieme i fratelli della P2 han giurato di fare giustizia e pulizia. A cominciare da Palazzo Giustiniani”.

L’anno dopo, Pecorelli s’interessò di nuovo a Licio Gelli, con un articolo- avvertimento al Maestro Venerabile dal titolo “Due volte partigiano” che raccontava la sua attività di doppiogiochista e voltagabbana durante il periodo bellico, quando Gelli passò dall’essere un irriducibile fascista filo-tedesco a uno sfegatato partigiano antifascista.

                                                         


Il 12 settembre del 1978, quindici giorni dopo l’elezione al soglio pontificio di Albino Luciani, la rivista OP pubblicò un lungo servizio giornalistico dal titolo La Gran Loggia Vaticana. Pecorelli scelse come immagine di copertina un cardinale incappucciato che, all’ombra della Cupola di San Pietro, fa un segno massonico con le dite.

“Riluce anche in San Pietro la stella del Grande Oriente di Massoneria? Voci al riguardo circolano da tempo specie tra i circoli cattolici lefevriani che senza mezzi termini sostengono che con papa Montini la loggia di Piazza del Gesù è entrata in Vaticano ma, anche considerato l’argomento, la stampa ha sempre dedicato al problema il silenzio più assoluto. L’incantesimo si è spezzato mercoledì 9 agosto quando sulla quarta pagina de il Messaggero compariva un altisonante comunicato (…). L’uscita allo scoperto della Massoneria, tanto cordoglio ufficiale per la morte di Paolo VI, significa che forse di lì a pochi giorni la Massoneria avrebbe fatto sentire il suo peso anche all’interno del Conclave?...A rilanciare il problema provvedevano gli stessi ambienti massonici più conservatori e, per motivi diversi, i circoli cattolici cosiddetti tradizionalisti. In due lanci speciali, il 17 e il 25 Agosto, l’agenzia di informazione Euroitalia forniva i nomi in codice, il numero di matricola e la data di iniziazione alla Massoneria di quattro cardinali dati tra i più papabili dai soliti giornali (…)Un altro motivo che ci ha spinto ad approfondire l’argomento Vaticano-Massoneria, è che i cardinali indicati dall’Euroitalia appartengono tutti al gruppo progressista più avanzato…Lunedi 28 Agosto siamo entrati in possesso di una lista di 121 tra cardinali, vescovi, altri prelati indicati per numero di matricola e nome codificato come appartenenti alla Massoneria…pubblicando questa lista di ecclesiastici, forse affiliati alla Massoneria, riteniamo di offrire un piccolo contributo. O una pioggia di smentite o l’epurazione".

Nel febbraio del 1979 Pecorelli entrò in possesso di una copia del rapporto Com.In.Form., una relazione redatta dal Centro fiorentino del servizio segreto SIFAR che, negli anni cinquanta, accusava Gelli di essere un agente dei servizi segreti comunisti del Patto di Varsavia e di aver fatto catturare 56 fascisti collaboratori dei tedeschi. “Si tratta di un vecchio fascicolo ingiallito, registrato al numero 15.743 Com.In.Form in qualche ufficio. E’un lungo elenco di nomi che un giorno qualcuno ha tradito…”.

L’ultimo articolo sulla Massoneria porta la data del 20 Marzo del 1979, un mese prima di essere freddato da quattro colpi di pistola, uno volutamente sparatogli in bocca.

                                                               


 Attentati, stragi, tentativi di Golpe, l’ombra della Massoneria ha aleggiato dappertutto: da Piazza Fontana al delitto Occorsio, dal Golpe Borghese all’Anonimia Sequestri, alla fuga di Michele Sindona dall’’Italia…”.

Due giorni dopo l’omicidio di Pecorelli, al Capo Procuratore di Roma Giovanni De Matteo, pervenne una telefonata anonima che indicava in “Licio Gelli, attualmente residente all’Hotel Excelsior di Roma, stanza 127”, il mandante del delitto. Gelli fu il primo ad essere indagato per questo omicidio ma, il 15 Gennaio del 1991, l’ex Maestro Venerabile della P2, venne prosciolto con formula piena da questa accusa.

 

 

                                                                                        

                                                                                                                 

                                                            

                                                          

                                                                     

giovedì 28 marzo 2024

I.И.R.I. Igne Иatura Renovatur Integra

                                                                             

  


                                                                                   



mercoledì 17 gennaio 2024

17 Gennaio 2023

                                                                            



                                                                                     


venerdì 1 dicembre 2023

LICIO GELLI, LA MASSONERIA E LA LOGGIA P2… LA VERA STORIA!---SECONDA E ULTIMA PARTE---

                                                                                   


L’anno 1972 segnò un nuovo goal della politica gelliana. Tramite il gran maestro aggiunto e sommo sacerdote del Capitolo dell’Arco Reale americano Giovanni Bricchi, la P2 riuscì ad affiliare Vittorio Emanuele IV di Savoia il quale spese più di una parola presso il Gran Maestro della Gran Loggia Unita D’Inghilterra (UGLE), il Duca di Kent, per far ottenere al Grande Oriente d’Italia l’ambito riconoscimento inglese, dopo 110 anni dalla richiesta ufficiale. Uno dei requisiti imposti dalla UGLE al GOI, per ottenere l’ambito riconoscimento, era l’unificazione sia con l’Obbedienza massonica di Giovanni Alliata di Monreale (che, infatti, passò nella P2) sia con la storica Obbedienza di Piazza del Gesù guidata dal commercialista Francesco Bellantonio che era succeduto al medico Tito Ceccherini. Il trattato di fusione tra Salvini e Bellantonio venne firmato ritualmente il 24 Giugno del 1973. La storica sede degli scissionisti di Piazza del Gesù, 47 passò nelle mani del corpo rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato del GOI, mentre finirono sotto l’Obbedienza del GOI 3.500 fratelli e 200 logge, tra cui la loggia coperta “Giustizia e Libertà” i cui affiliati finirono direttamente nella rete di Gelli. Tra loro, il procuratore generale della Repubblica di Roma, Carmelo Spagnuolo, il finanziere-banchiere Michele Sindona, il costruttore romano Aladino Minciaroni.

In quello stesso anno, Gelli preparò il piano Gianoglio per il ritorno in Patria del generale Juan Domingo Peron. La moglie del generale, Isabelita, e il suo segretario Josè Lopez Rega, avevano chiesto l’intervento di Gelli, durante un incontro all’Hotel Eden di Roma. Gelli aveva già avuto modo di frequentare l’Argentina nel passato, subito dopo la guerra, quando aveva avviato in quel Paese alcune attività commerciali e di compravendita di immobili. Poi venne introdotto presso il cerchio magico del generale Juan Peron dal professore Giancarlo Elia Valori che era iscritto alla loggia Romagnosi e il 27 Maggio del 1973 Gelli si fece dare dal Gran Maestro Salvini l’incarico ufficiale di Gran Rappresentante del GOI presso la Gran Loggia dell’Argentina. Con l’aiuto del piduista Alberto Vignes, Gelli incontrò due importanti uomini di Peron, Vignone e Rodriguez e si mise in contatto con il Gran Maestro della Massoneria argentina, Cesar De La Vega, che convinse i generali iscritti alla Gran Loggia a togliere il loro veto per il ritorno di Peron in patria, cosa che puntualmente avvenne nel mese di giugno di quello stesso anno. Di seguito Gelli riuscì ad iscrivere il generale Peron alla P2, con tanto di iniziazione nella città di Madrid, dopo aver incontrato il caudillo, il generalissimo Francisco Franco. Per ordine di Peron, a Gelli fu dato un passaporto diplomatico argentino e fu fatto, nel 1974, consigliere economico dell’ambasciata argentina a Roma. Nello stesso anno, prese anche la cittadinanza uruguayana, dopo aver acquistato una villa sul mare e otto appartamenti a Montevideo. Gelli, quindi, spostò la sua attenzione dal Sudamerica verso l’Africa dove svolse attività di mediazione per conto di grandi aziende statali italiane col fine di far ottenere loro dei contratti di fornitura presso la Liberia di Tolbert, l’Egitto di Sadat e La Costa d’Avorio di Anet Bilè Clement, tutti e tre iscritti alla loggia P2.  

                                                                                    

Il 1974 si chiuse con due eventi importanti, la creazione da parte di Gelli dell’OMPAM, l’Organizzazione Mondiale Per l’Assistenza Massonica, una rete internazionale di mutua assistenza massonica, con sede in via Romagna, che fu presentata ad una platea di logge sudamericane, a Rio De Janeiro, il 5 Maggio del 1976. L’OMPAM ottenne dall’ONU il riconoscimento di Status di osservatore permanente presso la FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il secondo evento riguardò un servizio giornalistico di Panorama che di fatto scoperchiava l’esistenza della loggia P2 e il suo probabile coinvolgimento in alcune trame oscure ed eversive di quegli anni.

                                                                               

L’anno 1974 segnò uno spartiacque nella geopolitica internazionale. Le dimissioni del presidente USA Richard Nixon, lasciarono spazio di manovra alle “colombe” di Washington le quali ritennero che le organizzazioni clandestine di sicurezza in Europa non erano da considerarsi più così indispensabili nella lotta anticomunista. Con una serie di atti politici che si affiancarono ad importanti iniziative giudiziarie, in Italia venne soppressa l’Organizzazione di Sicurezza X detta Nuclei di Difesa dello Stato e l’Ufficio Affari Riservati del Viminale. Le organizzazioni di estrema destra vennero sciolte di autorità. In campo internazionale, in Portogallo, cadde la dittatura di Caetano e, in Grecia, quella dei colonnelli. Proprio nello stesso frangente di tempo, a Napoli, il 14 dicembre, la Gran Loggia del GOI, riunita in sessione straordinaria, votò la demolizione della Loggia P2. Il 30 dicembre, il Gran Maestro Salvini abrogò tutti i regolamenti istitutivi della loggia, revocando a Gelli le deleghe e la carica di segretario organizzativo. Il GOI chiese a Gelli di consegnargli tutto il materiale ma l’ex direttore della Permaflex si oppose con forza a questi provvedimenti.

                                                                  


A partire da gennaio del 1975, Mino Pecorelli, dalle colonne della sua rivista OP, sferrò pesanti attacchi in direzione di Salvini e della Massoneria in generale. Gelli, invece, affidò al fratello Martino Giuffrida il compito di accusare pubblicamente il Gran Maestro Salvini di essersi indebitamente appropriato di 500 milioni di lire. Durante la Gran Loggia, convocata all’Hotel Hilton di Roma il 22 Marzo, Giuffrida accusò Salvini.  Ci fu anche una mozione di sfiducia della Giunta nei confronti del Gran Maestro il quale, messo alle strette, il 9 maggio, firmò una lettera con la quale nominò Licio Gelli Maestro Venerabile della P2 e il 12 maggio Salvini decretò la ricostituzione della loggia demolita.

Da questo momento, si crearono due logge P2, una ufficiale, regolare, non coperta, presente nell’annuario mondiale delle logge regolari appartenenti al circuito delle logge riconosciute dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, con una lista di 62 nominativi depositati presso il GOI. Ed una seconda, con lo stesso nome, che si copriva dietro a questa, agli ordini di Gelli, comprendente oltre 600 affiliati. Di fatto questa seconda loggia P2 divenne un corpo estraneo al Grande Oriente d’Italia, un circolo privato di Gelli! Le tessere non venivano più firmate dal Gran Maestro e Maestro Venerabile della P2 Lino Salvini e dal Gran Segretario Giuseppe Telaro, bensì dal nuovo Maestro Venerabile della P2 Licio Gelli e dal Gran Maestro Lino Salvini. Tutta la documentazione di questa nuova P2 fu trasferita presso l’ufficio di Gelli a Castiglion Fibocchi. Il nuovo Maestro Venerabile della P2, Gelli, nominò come nuovo segretario organizzativo l’avvocato Minghelli, già Maestro Venerabile della loggia Lira e Spada il quale verrà poi arrestato per varie e pesanti imputazioni. 

                                                                              

Nell’agosto del 1975, Gelli, con l’aiuto di alcuni autorevoli membri della nuova P2, elaborarono tre documenti: il Memorandum sulla situazione politica del Paese, lo Schema R di massima per il risanamento generale del Paese e il Piano di Rinascita Democratica. In questi tre elaborati si parlava “dei mali dell’Italia” e dei crescenti disordini di piazza, dei sabotaggi e degli atti terroristici. Veniva richiesto una riforma in senso presidenziale della Repubblica o di tipo gollista o di tipo statunitense, con tutta una serie di riforme nell’ambito della Carta Costituzionale, con un maggiore rafforzamento dei partiti di centro e un sempre maggiore sviluppo della libera impresa in Italia. I contenuti di questi tre dossiers furono esposti dal Gelli, con la presenza di Salvini, al cospetto del Capo dello Stato, Giovanni Leone, grazie ai buoni uffici di Nino Valentino, segretario del presidente e di Nicola Picella, segretario generale del Quirinale. Lo Schema R (Risanamento) non era certamente un piano eversivo ma, come precisò Gelli, “non prelude ad un colpo di Stato ma a scongiurare l’irreparabile jattura di una guerra civile e mira ad allontanare dall’Italia il pericolo di un Governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista”.

Intanto l’arresto di Gian Antonio Minghelli, segretario della P2, aveva portato una fronda di “massoni democratici” ad uscire allo scoperto, a causa dei continui articoli di giornali che tiravano in ballo la P2. Il 18 Luglio del 1976 il settimanale L’Espresso pubblicò un’intervista a Gelli che respingeva il coinvolgimento della Loggia nell’omicidio del giudice Occorsio, precisando che la sua loggia era finanziata dalle organizzazioni massoniche internazionali e che comprendeva 2.400 iscritti. Intanto i Maestri Venerabili della Sardegna chiesero il deferimento di Gelli al tribunale massonico circoscrizionale del Lazio. Il Consigliere dell’Ordine, Luigi Sessa, inviò al Gran Maestro Salvini una lunga lettera dove erano sintetizzati i 4 capi d’accusa, riguardanti Gelli e la P2 come centro eversivo nazionale. Gelli giocò di abilità, chiedendo al Salvini di dichiarare la “sospensione dei lavori” della P2 e, in data 27 Luglio del 1976, il Gran Maestro Salvini decretò questa sospensione “a tempo indeterminato”. Poi Salvini ordinò l’espulsione dei cosiddetti “massoni democratici”, come Siniscalchi e Benedetti. Il processo a carico di Gelli venne sottratto al Tribunale circoscrizionale del Lazio-Abruzzo. Un mese dopo, i settimanali l’Europeo, Panorama e L’Espresso, si occuparono ancora della situazione interna al GOI tanto che Gelli e Salvini furono chiamati dalla Procura di Firenze per essere interrogati. In quell’occasione consegnarono al magistrato Vigna un elenco con un centinaio di nomi di iscritti alla P2, quelli che il Venerabile riteneva ormai degni di bruciare.

                                                                     


 Nonostante ciò, Gelli continuò nella sua opera di reclutamento, forte del fatto che la sospensione dei lavori consentiva l’azzeramento del potere d’ispezione da parte del Gran Maestro il quale, nel 1977, rilasciò al Venerabile Gelli pacchi di tessere massoniche in bianco, firmate, senza conoscere i nomi dei nuovi iscritti e, dal 15 aprile, anche la delega per la gestione dei rapporti con tutti i fratelli all’orecchio, non iscritti nelle logge regolari. E mentre il banchiere cattolico Umberto Ortolani diventava il braccio destro di Gelli, si attuò nel GOI uno scontro al vertice del Corpo rituale del Rito Scozzese Antico ed Accettato, tra Salvini-Gamberini-Ceccovini da una parte e il duo Colao-Pica dall’altra che si protrasse fino al dicembre del 1977 quando le accuse reciproche finirono in Tribunale civile che dette ragione al gruppo Colao. Si attuò cosi una spaccatura, la Circoscrizione sud del Rito statunitense riconobbe il Ceccovini, quella Nord, invece, Colao e poi il suo successore, Fausto Bruni. A causa di questa situazione, la Gran Loggia di New York istituì una commissione d’inchiesta, col mandato di indagare sull’operato del Gran Maestro Salvini che venne ascoltato nel febbraio del 1978, Il 18 Marzo di quello stesso anno, presso l’Hotel Hilton di Roma, al cospetto dei 496 Maestri Venerabili giunti nella Capitale per partecipare alla Gran Loggia annuale, annunciò le sue dimissioni, sei mesi prima del dovuto, che avvennero il 18 novembre del 1978. Il nuovo Gran Maestro eletto fu il cinquantanovenne generale in congedo dell’Aereonautica, Ennio Battelli, già MV di una loggia di Imperia.

Gelli procedette a suddividere la P2 in 18 nuclei regionali, affidando la direzione di ciascun nucleo ad un capo-gruppo di sua fiducia. Il nucleo principale della loggia prese il nome di “La Centrale”. Presieduta da Gelli, in essa erano inseriti tutti i capigruppo della loggia, i direttori e gli ufficiali dei servizi segreti, i parlamentari, i ministri e sottosegretari, i banchieri, i finanzieri, i giornalisti e gli alti funzionari statali. Il tesseramento della P2 proseguì, ripartendo dal numero 1600, mentre il Venerabile fece nascere nel Principato di Monaco un ulteriore struttura segreta massonica, denominata “Comitato Esecutivo Massonico” col fine di spostare tutti i fratelli piduisti in questa zona franca, qualora in Italia fosse venuta meno la copertura del GOI. Questi anni impegnarono il Venerabile a ricercare affiliati di spessore, sotto il profilo finanziario e bancario, che culminarono con l’iscrizione alla P2 di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, la più importante banca cattolica italiana, legata a doppio filo con l’Istituto Opere Religiose del Vaticano.

                                                                     


A causa proprio della spoliazione sistematica del Banco Ambrosiano, e per gli aiuti concessi al bancarottiere Sindona, Gelli avvertì che la sua posizione in Italia stava diventando sempre più difficile. Quindi, per sottrarsi ad eventuali mandati di cattura, decise di riparare all’estero, prima in Francia poi in Uruguay dove era cittadino e non veniva concessa l’estradizione per l’Italia. Ed è proprio seguendo gli spostamenti di un medico massone italoamericano di nome Joseph Miceli Crimi che aveva aiutato Sindona nel falso rapimento del 1979, che i magistrati milanesi Viola, Turone e Colombo s’imbatterono nel nome di Licio Gelli. I tre magistrati fecero arrestare Miceli Crimi e lo interrogarono. Dalla sua perquisizione personale emersero due biglietti ferroviari, di andata e ritorno per Arezzo, e un’agenda su cui erano appuntati il nome del commendatore Licio Gelli e suoi numeri di telefono, di casa e di ufficio. Il chirurgo estetico dichiarò ai magistrati di essere andato a Villa Wanda, a Santa Maria delle Grazie, per incontrare Gelli, su incarico di Sindona, aggiungendo che Gelli possedeva la famosa “lista dei 500”, cioè le 500 importanti personalità italiane che, grazie a Sindona, avevano portato illecitamente all’estero i loro capitali. Il 12 Marzo del 1981, quindi, il giudice Turone firmò una comunicazione giudiziaria e ordinò la perquisizione domiciliari di Licio Gelli che, intanto, era indiziato del reato di estorsione ai danni del banchiere Enrico Cuccia, in concorso con Michele Sindona. Il 21 Marzo del 1981, uomini della Guardia di Finanza provenienti da Milano, fecero irruzione nella sua villa, nei suoi uffici di Frosinone, di Roma e in quello della fabbrica di vestiti GioLe, a Castiglion Fibocchi. Trovarono un brogliaccio su cui c’era una lista di 962 nomi di iscritti alla P2, la crème degli uomini più potenti d’Italia e una valigia contenente 16 buste sigillate, documenti in copia unica che riguardavano affari, tangenti e resoconti di situazioni in corso, come l’accordo finanziario tra Piccoli e la Rizzoli, il Contratto Eni-Petronim, un appunto sul Conto Protezione, un dossier su Calvi, documentazione sul gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Inoltre, i finanzieri trovarono un indirizzario con i nomi, cognomi e numeri di telefono di molte personalità della politica italiana, uomini che ricoprivano cariche di Governo. Oltre a queste, venne trovato un codice segreto, tipico delle comunicazioni d’intelligence, che funzionava incrociando lettere e numeri su una tabella che nessuno poi è mai riuscito a decifrare.

                                                                                       

Il 7 Maggio il presidente del Consiglio Forlani, avvisato dai tre magistrati dei nomi ritrovati dopo le perquisizioni, formò un Comitato di tre saggi, accademici e giuristi, Sandulli, Crisafulli e Sandri, per stabilire se la P2 fosse da considerare o meno un’associazione segreta. Il 21 maggio, Forlani autorizzò la pubblicazione degli iscritti alla Loggia, inviandoli prima al Parlamento e poi alla Stampa. Cinque giorni dopo, il Governo in carica si dimise, aprendo le porte della presidenza del Consiglio al repubblicano e senatore Giovanni Spadolini che nominò i nuovi direttori dei servizi segreti. Con l’operazione Minareto, gli agenti del servizio segreto militare recuperano a Montevideo tutti i documenti di Gelli. Tra questi numerose fotocopie di fascicoli classificati Riservati o Segreti dell’ex Servizio Informazioni Forze Armate, dossiers che riguardavano alcuni servizi segreti occidentali, la presenza di nuclei comunisti nelle forze armate, il quadro politico di molti paesi occidentali. Il 13 giugno, il presidente della Repubblica Sandro Pertini, dopo aver appreso la relazione conclusiva dei tre saggi per i quali la P2 doveva considerarsi un’associazione segreta, definì la P2 un’associazione a delinquere.

Nel Grande Oriente d’Italia c’era grande spaesamento. Il 1° ottobre Gelli scrisse al Gran Maestro Battelli e alla Giunta del GOI di essere addolorato e deluso per il mancato sostegno da parte della famiglia massonica. Da più Orienti si formularono tavole di accuse verso Gelli e Salvini “per avere in concorso tra di loro provveduto alla costituzione, mantenimento e gestione di un circolo privato denominato Loggia P2 o Loggia Propaganda e per aver rilasciato ad organi di stampa profana interviste nelle quali si alimentava l’identificazione del circolo privato Loggia P2 con la Massoneria”. Emerse, quindi, la figura del medico sardo Armando Corona, già deputato repubblicano all’Assemblea regionale dell’isola, che presiedette la Corte Centrale del GOI, incaricata di giudicare il capo della P2 ma anche di valutare la posizione dei gran maestri che lo avevano agevolato. Corona capì subito che la loggia era “un circolo privato in mano a Gelli” e accusò il Venerabile di “aver espresso opinioni contrarie ai principi massonici”. Il Maestro Venerabile che continuava a stare in Uruguay, nel tentativo di sottrarsi all’espulsione, si “mise in sonno”, cioè rassegnò le sue dimissioni. Una mossa inutile perché Gelli, nonostante le proteste del suo difensore Ernesto D’Ippolito, venne comunque regolarmente processato e ritenuto colpevole, dopo due gradi di giudizio. Venne, quindi, “bruciato tra le colonne”, cioè espulso dal GOI.

                                                                                   

           Il 13 settembre del 1981 il Parlamento costituì una Commissione d’inchiesta, presieduta dall’onorevole democristiana Tina Anselmi e formata da quaranta tra senatori e deputati, col compito di scavare nella vita di Gelli e per analizzare il fenomeno della loggia. La Commissione fece sequestrare ampia documentazione, anche presso il Grande Oriente d’Italia. Due anni dopo la sua costituzione, il 12 luglio del 1984, la Commissione concluse i propri lavori, proponendo al Parlamento una relazione di maggioranza che fu votata dalla maggioranza dei suoi membri. La relazione definiva la Loggia P2 come un centro eversivo contro lo Stato democratico mentre Licio Gelli come colui che aveva agito in Italia per conto di un potere strutturato e collocato fuori dai confini nazionali. Intanto il 25 gennaio del 1982 la loggia P2 venne sciolta d’imperio dalla legge Anselmi-Spadolini, mentre il nuovo presidente della Corte Centrale del GOI Carleo fu sollecitato da più parti a muovere tavole d’accusa nei confronti di Battelli e di Salvini che, intanto, il 1° ottobre, passò all’Oriente Eterno (morì). Battelli morì due anni più tardi, mentre Gamberini, alla vigilia di un verdetto massonico negativo nei suoi confronti, si mise in sonno.

Otto mesi dopo la soppressione della Loggia, Gelli venne arrestato dalla polizia elvetica mentre cercava di prelevare, da un suo conto personale presso l’Unione Banche Svizzere, la cifra di 72 miliardi di lire, distratti precedentemente al Banco Ambrosiano di Calvi.

                                                                                   


La relazione di maggioranza della Commissione P2 e il parere dei tre saggi vennero infine smentiti seccamente da una sentenza della Seconda Corte di Assise del 16 aprile 1994 che decretò che loggia P2 fu solo un’associazione di affari in cui gli iscritti si aiutavano reciprocamente a far carriera. Dopo la sentenza, l’ex Maestro Venerabile Gelli, sorridendo, commentò “La montagna ha partorito il topolino!”.

                                                              


                                   

giovedì 30 novembre 2023

LICIO GELLI, LA MASSONERIA E LA LOGGIA P2… LA VERA STORIA!--PRIMA PARTE--

                                                                                 


Licio Gelli sentì parlare per la prima volta, in termini positivi, della Massoneria, colloquiando con il colonnello statunitense di origine italiana Charles Poletti, governatore dell’Italia liberata dal nazi-fascismo che conosceva tutto del passato del suo giovane interlocutore. Infatti, se per la sua versatilità e la sua plasticità, il futuro capo della loggia P2 era stato valutato positivamente per svolgere compiti di intelligence e di dirty job, invece per il suo passato di triplogiochista, per la ricerca costante del potere e della ricchezza, per la sua totale assenza di ideologia, non era considerato una persona affidabile. Il “personaggio Gelli” è pressoché identico al protagonista del film “L’Arte di Arrangiarsi”, interpretato magistralmente da Alberto Sordi, una sorta di uomo per tutte le stagioni politiche che si sono avvicendate in Italia, dal 1900 in avanti.  Remo Orlandini, già braccio destro del Principe Borghese durante il tentato Golpe del 1970, lo definirà, in quegli anni, “un truffaldino, un uomo capace di qualsiasi azione, di qualunque cosa…”.

Infatti, dopo essere stato un gerarca fascista che aveva aderito alla Repubblica Sociale di Salò, svolgendo la mansione di ufficiale di collegamento con i tedeschi, poco prima della fine della Seconda Guerra mondiale, Gelli saltò il fosso. Si aggregò ad alcune formazioni partigiane per poi entrare in contatto con gli uffici informativi internazionali del partito comunista, una brillante mossa strategica che gli fece evitare il plotone di esecuzione. Non sapendo però quale sarebbe stato il risultato finale della Guerra e, soprattutto, se l’Italia sarebbe stata sovietizzata o americanizzata, decise di intavolare rapporti di collaborazione anche con il Counter Intelligence Corps della Quinta Armata americana, i servizi segreti militari dei quali divenne un agente e ai quali consegnò una lista di 56 fascisti da catturare.

                                                               


Cessata la guerra e resi esecutivi gli accordi di Yalta, l’Italia liberata entrò nella sfera di influenza politico-militare degli anglo-americani. In seguito, il referendum popolare soppresse la monarchia per far nascere la Repubblica. Con la conseguente adesione dell’Italia al trattato politico-militare della NATO nel 1949, Gelli, poco tempo dopo, si schierò apertamente con il campo occidentale, rendendosi disponibile a partecipare attivamente alla crociata contro il fattore K. E quando cominciarono a manifestarsi i primi segni della guerra non ortodossa, Gelli aveva già accumulato un vasto patrimonio di conoscenze personali tali da farlo entrare nell’orbita delle strutture politico-militari Stay Behind (stai dietro, nasconditi, mimetizzati), una serie di organizzazioni di sicurezza e di sopravvivenza con compiti di resistenza clandestina contro una possibile invasione del territorio italiano da parte dell’Armata rossa sovietica e dei Paesi del Patto di Varsavia che potevano contare, per la sovversione interna, su alcuni settori organizzati del partito comunista italiano e su strutture ad esso collegato (Volante Rossa, ex partigiani, Gladio Rossa).

La Massoneria italiana, soppressa dal fascismo, venne quindi fatta risorgere dalle forze anglo-americane proprio in questo contesto di guerra fredda, come baluardo culturale contro le ideologie totalizzanti e per la difesa delle rinate libertà democratiche in Italia.  Appartenere al circuito massonico, significava avere il bollino di garanzia di affidabilità atlantico-occidentale. Per troppo tempo però le Obbedienze massoniche avevano vissuto in clandestinità e perciò potevano contare su pochi uomini, mentre si sentiva il bisogno di potenziarle dal punto di vista numerico ma soprattutto qualitativo. Scartata la possibilità di concentrare tutta l’attenzione sull’Obbedienza conservatrice e filo-cristiana di Piazza del Gesù, in quanto si era troppo compromessa con il regime fascista, gli americani puntarono sul Grande Oriente d’Italia, la più antica Obbedienza massonica che aveva un illustre passato antifascista e laico. Incaricarono il massone californiano Frank Gigliotti, agente dell’Office Strategic Service, di rivitalizzarla, non prima però di aver preso contatti con il principe siciliano e deputato Giovanni Alliata di Monreale, l’unico italiano che, dal 1960, era insignito dal Supremo Consiglio di Washington del Rito Scozzese Antico ed Accettato del titolo di “Sovrano Gran Commendatore ad Vitam del Supremo Consiglio dei Sovrani Ispettori Generali del Trentatreesimo ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato per l’Italia”.

                                                                  

Un avvocato massone di nome Eugenio Welschonschy che dirigeva l’azienda di autotrasporti Gondrand avvicinò quindi Licio Gelli che, all’epoca, lavorava al servizio approvvigionamenti delle Ferrovie dello Stato. Ci furono vari incontri tra i due e il 6 novembre del 1963 Gelli firmò la domanda per entrare nel Grande Oriente d’Italia. Per dare manforte alla sottoscrizione, Gelli allegò tre referenze, quella di Cesare Del Grande, alto funzionario del Ministero del Tesoro, quella di Aldo Peritore, alto funzionario del Ministero delle Finanze e infine quella di Domenico De Toma, colonnello della Guardia di Finanza. La domanda di Gelli venne però bloccata per quasi due anni dallo psichiatra Nando Accornero che non accettava i suoi trascorsi di fascista prima e di repubblichino dopo. Grazie però all’alto intervento del Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli, nel 1965, Gelli venne iniziato alla loggia romana “Gian Domenico Romagnosi” dal Maestro Venerabile Bruzio Pirongelli, un avvocato romano che aveva lo studio in via Palestrina. Le discussioni tra Gelli e Ascarelli vertevano principalmente sulla perdita di potere della Massoneria che non aveva più tra i suoi iscritti persone di potere. A questo punto, quindi, Ascarelli invitò Gelli ad aderire alla sua loggia coperta, la Hod, che era ubicata al terzo piano del suo studio romano di Piazza di Spagna, 72 proprio dove avevano sede i consigli di amministrazione delle due società Centro Mondo Commerciale e Permindex, costituite nel 1958 dall’uomo di affari di New Orleans, Clay Laverne Shaw, arrestato il 1° del 1967 dal procuratore Jim Garrison con l’accusa di aver preso parte alla cospirazione per assassinare il presidente Kennedy, ma poi assolto nel 1969 da una giuria popolare, alla fine di quel processo.

Con il grado di apprendista libero muratore, Gelli restò poco tempo nella loggia coperta Hod poiché, il 28 novembre 1966, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giordano Gamberini, tramite il Gran Segretario Umberto Genova, decise di avocare a sé il suo fascicolo massonico. Lo elevò al grado di Maestro Libero Muratore e, dopo averlo trasferito d’imperio nel piedilista della loggia coperta Propaganda 2, come centoventisettesimo in ordine di affiliazione da quando fu costituita, gli affidò la gestione del proselitismo di quella loggia. 

                                                                 


                                                                

 La loggia Propaganda era il fiore all’occhiello del Grande Oriente d’Italia (GOI). Costituita nel 1877 dal Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, fu poi potenziata dal Gran Maestro Adriano Lemmi. La loggia Propaganda era da sempre presieduta dal Gran Maestro di turno che svolgeva la mansione di Maestro Venerabile della stessa. Nell’Ottocento era ‘l’officina” che accoglieva i più importanti nomi della società italiana che non volevano far conoscere la loro appartenenza alla Massoneria. Industriali, senatori, deputati, ministri, alti burocrati, alti ufficiali, banchieri erano affratellati in questa speciale loggia che permetteva loro di non riunirsi per effettuare i “lavori massonici” nel Tempio e contemporaneamente non permetteva agli altri iscritti del GOI né di visitarla né di conoscere i nomi dei componenti della stessa. A seguito però dello scandalo della Banca Romana, la loggia Propaganda perse potere e venne marginalizzata all’interno del GOI. Risorta nel 1945, venne denominata Propaganda numero 2, e per il suo potenziamento, Gamberini l’affidò in gestione proprio a Licio Gelli che scrisse un Piano di Sviluppo della Loggia che consegnò poi al Gran Maestro e alla Giunta del GOI che l’accettarono all’unanimità. La loggia P2 che fu data in gestione a Gelli comprendeva inizialmente solo un piedilista di 18 fratelli “affiliati a filo di spada e all’orecchio” dal Gran Maestro, personaggi avanti con l’età, ex politici, ex banchieri, ex ufficiali che avevano perso il loro potere “profano”. Gelli li incontrò uno ad uno, ascoltando i loro consigli e carpendo da loro più informazioni possibili, per poi pensionarli, lasciando spazio ai nuovi ingressi.

Da un cilindro preconfezionato, quindi, Gelli estrasse cinquanta brillanti candidature per la P2, personalità di rilievo della società italiana, tutte di provata fede anticomunista, che furono iniziate nello studio di Ascarelli, dall’avvocato in persona. In questo modo, iniziava l’infiltrazione e il potenziamento della loggia che, inizialmente, venne denominata Raggruppamento Gelli/P2. Il proselitismo si sviluppava a cerchi concentrici, con un nucleo consolidato al centro, il cosiddetto raggruppamento Gelli, i cui membri s’impegnavano a presentare almeno due o tre candidature dello stesso rango, formando così una sorta di catena di Sant’Antonio che costituiva la rete della Loggia P2.

                                                               


 Gelli predispose due passaggi prima dell’entrata di nuovi membri nella P2. I candidati, segnalati dai membri del raggruppamento, venivano portati a cena, uno alla volta, dove venivano “tegolati”, cioè valutati soprattutto in merito al loro orientamento politico che doveva essere anticomunista e di fedeltà alla causa atlantica. Se le informazioni raccolte sui candidati davano buon esito, si sottoponeva a loro la domanda d’iscrizione per essere compilata. Poi undici membri del raggruppamento dovevano esaminarla nel dettaglio. Tutto l’iter di valutazione della candidatura durava dai cinque mesi ad un anno. Se l’esito era positivo, al “profano” venivano indicati data e luogo dell’iniziazione che, nei primi tempi, si svolgeva nello studio di Ascarelli. La cerimonia era più breve di quella normalmente prevista dai regolamenti massonici, durava circa mezz’ora, perché parte dei rituali massonici erano appositamente saltati. Veniva utilizzato un tempio massonico portatile e stilizzato, che poi veniva riposto in una valigetta 24h, al termine della cerimonia. C’era la riproduzione in scala delle due colonne J &B, il pavimento a scacchi bianchi e neri, l’ara posizionata ad Oriente e una spada fiammeggiante pieghevole. Dopo l’iniziazione, o Ascarelli o Gamberini facevano un discorso esoterico e/o storico al nuovo arrivato e il tutto finiva con un’agape fraterna in un ristorante romano. Subito dopo l’iniziazione, ai fratelli veniva riconosciuto il grado di Maestro. Per nessun motivo gli iscritti avrebbero mai dovuto conoscersi tra di loro né mai riunirsi se non in casi eccezionali e, comunque, non più di 40 elementi per volta. Questa era la consegna imposta da Gelli a Gamberini.

In un solo anno, la P2 ebbe 200 adesioni. Lo studio di Ascarelli però non era più sufficiente a soddisfare le continue richieste di affiliazione. Gelli, quindi, nel 1967, prese in affitto un appartamento in via Clitunno, dove era solito riunire la direzione apicale del raggruppamento che era composta da personalità che servivano lo Stato, di sicura fedeltà atlantica, come il generale Giovanni Allavena, ex capo del Servizio segreto-SIFAR, il generale Picchiotti che sarà Vice-Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il generale Miceli, capo del SIOS-Esercito (per poi diventare direttore del Servizio Informazione della Difesa-SID), il questore Giovanni Fanelli dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale che faceva funzione di suo segretario nella Loggia.

                                                                 


 Nel 1968 il Gran Maestro Gamberini affidò un secondo incarico a Gelli, quello di agire per riassorbire nel GOI le altre Obbedienze massoniche che si rifacevano al circuito scissionista di Piazza del Gesù (scissione del 1908). A tal scopo, l’aretino intavolò trattative sia con il principe Alliata di Monreale, Gran Maestro di una Comunione massonica sita in Lombardia, sia con il generale Ghinazzi, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia-Palazzo Vitelleschi sia, infine, con il professore Tito Ceccherini, Gran Maestro dello storico gruppo sito in Piazza del Gesù che aveva brigato molto per potenziare la loggia coperta “Giustizia e Libertà”, un’officina di orientamento conservatore che il medico Ceccherini rimpolpò di magistrati, finanzieri, generali e di un paio di deputati provenienti dal Movimento Sociale Italiano.

Come si legge nell’informativa 446/R compilata dal servizio segreto militare SISMI, nel 1983, “…fu con l’autorizzazione del generale Alexander Haig e di Henry Kissinger che Licio Gelli reclutò nell’autunno del 1969 quattrocento alti ufficiali italiani e della NATO nella loggia P2”.  A conferma di questo potenziamento della P2 nel 1969, c’è anche una lettera allegata agli atti della Commissione P2, scritta da Prisco Brilli a Francesco Siniscalchi, due iscritti al Grande Oriente d’Italia.

Ti metto per iscritto la notizia che mi fu comunicata dal fratello Baccioni, in occasione dell’Agape bianca tenuti all’Hotel Hilton nella ricorrenza del XX settembre. Il fratello colonnello Licio Gelli, della Loggia P, avrebbe comunicato al fratello Salvini che il Gran Maestro avrebbe iniziato, sulla spada, 400 altri ufficiali dell’esercito…”. Gelli, quindi, di seguito, scrisse a tutti gli iscritti della loggia, lasciando loro un recapito telefonico intestato al RUD (Raggruppamento Unità Difesa) di via Barberini, appartenente al Ministero della Difesa, dove ogni fratello avrebbero potuto chiamare in caso di bisogno o solo per ottenere informazioni di vario tipo.

                                                                   


 Giordano Gamberini, intanto, Gran Maestro del GOI dal 15 Luglio 1961, strinse rapporti di buon vicinato con esponenti ecclesiastici, come il paolino don Rosario F. Esposito e il gesuita padre Giovanni Caprile, col fine di far cancellare la scomunica   inflitta ai massoni da papa Clemente XII, nel lontano 1738, ma ancora in vigore. Un tentativo vano che però gettò le basi di una proficua collaborazione operativa tra piduisti e alti prelati in Vaticano, tanto che il generale della Guardia di Finanza Fulberto Lauro dichiarò alla Commissione parlamentare P2 che “alla loggia P2 aderivano anche cardinali e vescovi”. Poco tempo dopo, il 20 Marzo del 1970, il Gran Maestro ravennate Giordano Gamberini passò il supremo maglietto del GOI al Gran Maestro fiorentino Lino Salvini che rimarrà in carica fino al 18 novembre del 1978 il quale, in data 15 Giugno, comunicò per iscritto a Gelli la seguente delega:

“Per la mia funzione di Maestro Venerabile della R.L. Propaganda 2 all’Oriente di Roma, ti delego a rappresentarmi presso i fratelli che ti ho affidato, prendere contatto con essi, esigere le quote di capitazione, coordinare i loro lavori, iniziare i profani ai quali è stato rilasciato regolare brevetto”.

Subito dopo la sua elezione, il Gran Maestro Salvini si recò negli USA per insignire dell’onorificenza massonica, l’Ordine di Giordano Bruno, l’ex fondatore ed ex capo dell’FBI J. Edgar Hoover, membro del Supremo Consiglio del Rito Scozzese della Giurisdizione Sud degli USA. Salvini poi autorizzò la creazione, in Toscana, di logge che potevano usare il rituale inglese Emulation nei lavori di loggia, invitando in Italia il gran segretario inglese Stubbs. Infine portò avanti un ridimensionamento della Loggia P2, creando il 6 gennaio del 1971 una nuova loggia coperta, la Propaganda 1, che avrebbe dovuto lentamente sostituire la P2. Salvini era preoccupato del gran numero di generali e di colonnelli che Gelli riuniva nella P2 e, durante una riunione della Giunta esecutiva del GOI, il 7 dicembre del 1970, qualche ora prima che iniziasse l’operazione Tora-Tora del principe Junio Valerio Borghese, disse che “Gelli stava preparando un colpo di Stato”.

                                                                       


                                                                                                                                               Gelli e Gamberini esercitarono tutta la loro influenza per bloccare Salvini, tanto che quest’ultimo fu costretto a cambiare idea. Infatti, il 24 settembre del 1971 Salvini mandò in soffitta la sua creatura, la loggia P1 e nominò Gelli segretario organizzativo della loggia P2, una carica inesistente in Massoneria. Gelli, sempre più libero da condizionamenti, accentuò i caratteri di segretezza della Loggia, “mediante l’adozione di appositi codici per gli affiliati e di un nome di copertura per l’organizzazione”, dietro un fantomatico Centro Studi di Storia Contemporanea. Come testimoniò Angelo Sambuco del GOI, la chiave dello schedario in codice con tutti i nomi degli iscritti era stata preparata dal generale Vito Miceli, capo del Servizio Informazione della Difesa, su ordine di Gelli il quale poi mise queste schede nella cassetta di sicurezza di una banca. Gelli, quindi, diede una nuova sede alla P2, prendendo in affitto un appartamento in via Cosenza al civico 7, nel quartiere Nomentano. Poi spostò di nuovo l’organizzazione in un appartamento nella centralissima via Condotti, al civico 9, presieduta, negli orari di ricevimento, dal maggiore dei carabinieri, il barone Manlio Del Gaudio di Jueli. In un verbale datato 5 Marzo 1971, di una rara riunione della P2 in via Condotti, convocata da Gelli, con la presenza di 37 fratelli, si legge che il tema principale della discussione era “la minaccia del partito comunista italiano, in accordo con il clericalismo, volta alla conquista del potere in Italia.”. Gelli, infine, trasferì la P2 definitivamente in via Giovan Battista Vico, al quartiere Flaminio, dopo aver acquistato un appartamento di 400 mq che arredò con mobili di lusso, intestandolo alla moglie Wanda Vannucci. Gelli, invece, prese alloggio in una suite composta da tre camere doppie, all’ultimo piano dell’Hotel Excelsior di in via Veneto dove riceveva contemporaneamente tre persone, una per ogni camera, e dove effettuava le nuove iniziazioni, con o senza la presenza di Giordano Gamberini. Questa sistemazione che comprendeva anche tre linee telefoniche, con tanto di segretaria in pianta stabile, Nara Lazzerini, costò al Gelli più di dodici milioni di vecchie lire al mese.

Intanto venne istituito un consiglio direttivo della P2 che però non si riuniva mai, composto dal Gran Maestro Salvini, dai Gran Maestri aggiunti Bianchi e Bricchi, dal Gran Segretario Telaro, dal tesoriere Rossetti, dal segretario De Sanctis e da Gelli in qualità di segretario organizzativo. Il tesoriere della P2, il generale Siro Rossetti, ebbe più volte a lamentarsi con il Gran Maestro Salvini poiché “Gelli assumeva atteggiamenti che manifestavano la tendenza a non considerarsi uno dei membri della Comunità massonica, tenuto a rispettare le regole come tutti ma come un’autorità posta ad esercitarsi una forma di potere personale”.  Rossetti dichiarò in Giunta che Gelli “aveva collegamenti con più ampie organizzazioni internazionali di potere e che era inserito in un ingranaggio di vaste proporzioni” che nulla avevano a che vedere con la Massoneria. Poco tempo dopo, questa dichiarazione arrivò all’orecchio di Mino Pecorelli, direttore dell’agenzia scandalistica OP, che, il 18 Gennaio del 1972, scrisse sul suo tabloid “Siamo in grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani, esiste una snella ed efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità...”. Gli attacchi contro Gelli e la P2 da parte dell’avvocato Pecorelli che aveva come sue fonti privilegiate una parte dei servizi segreti, continuò per molto tempo ma cessarono definitivamente il 1° gennaio del 1977, quando Gelli convinse il direttore di OP ad iscriversi alla loggia P2 (tessera numero 1750, codice massonico E19.77). Tra le ambizioni di Gelli c’era, infatti, quello di dotare la P2 di un’agenzia stampa, affidandola al Pecorelli. Quest’idea fu oggetto di discussione in una riunione con il Gran Maestro Salvini all’Hotel Baglioni di Firenze. L’incarico di addetto stampa fu però affidato a Nicola Falde, ex ufficiale del servizio segreto. Gelli, quindi, inviò una lettera agli iscritti nella quale invitava i fratelli a segnalargli tutto quello che avveniva nella provincia, indicando nomi, data e circostanze dei fatti. Il generale Rossetti si oppose a questa raccolta di informazioni, in quanto a suo dire “non era mistero che dovevano servire come mezzo di ricatto per fare pressioni”.