Care/i amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,
una delle
più importanti figure divine del pantheon dell’Antico Egitto è sicuramente
Iside, sorella e sposa di Osiride ma anche madre di Horus. Il suo culto, legato
alla magia e al recupero della salute, risale all’anno 2.400 a.C. per poi
diffondersi velocemente in Grecia, in Roma e in tutto il bacino del mar Meditterraneo.
Il suo aspetto fisico, di madre e nutrice è iconograficamente sovrapponibile a
quello della Vergine Maria il cui culto ha sostituito quello isiaco, dopo averlo
assorbito, a partire dal IV sec d.C.
Sia Iside
che la Vergina Maria condividono alcuni appellativi e titoli come “stella del
mare”, “Regina del Cielo” e “Vergine Madre”. Nell’Antico Egitto, Iside spesso
veniva raffigurata in piedi su una mezzaluna o con i capelli attorniati di
stelle.
A differenza
delle statue del culto mariano, quelle di Iside però, si presentano con un’evidente
colorazione scura che rappresenta sia la terra negra da cui tutto genera che il
mondo dell’oltretomba, detto anche regno dei morti, del quale la dea egizia detiene
la chiave d’ingresso.
Infatti, il
simbolo principale di Iside è la croce ansata. Essa è una sorta di chiave
fallica usata da questa divinità per aprire e penetrare nel regno degli inferi.
Grazie alle sue potenti capacità magiche, Iside è in grado di strappare i morti
dal regno sotterraneo per portarli di nuovo in vita, così come aveva fatto per
il fratello e sposo Osiride il cui corpo, smembrato dal dio malvagio Seth, fu
poi ricomposto dalla dea e risuscitato da Lei attraverso un magico soffio
vitale.
Fin dagli
albori, questa divinità pagana assunse su di sè i caratteri di Signora della
Morte e della Vita, detentrice del segreto dell’immortalità e della magia i cui
fedeli, sparsi per tutt’Europa, furono perseguitati dall’autorità dell’Impero
Romano che ne vietò anche le manifestazioni pubbliche. Infatti, a Roma, il
culto isiaco fece proselitismi tra le classi più povere e le autorità romane videro
in esso un potenziale culto sovversivo delle Istituzioni. Il Senato, quindi,
ordinò le persecuzioni dei seguaci del culto e la distruzione dei Templi di Nostra
Signora ma in Roma non si trovò alcun manovale disposto a farlo. Le
persecuzioni iniziarono sotto Giulio Cesare e proseguirono fino all’imperatore
Tiberio. Subito dopo il culto di Iside conquistò le classi più elevate tanto
che l’imperatore e generale Caligola ne divenne seguace, costruendo templi in
suo onore, così come fecero in seguito anche Claudio e Nerone. Il culto isiaco ebbe
però una battuta d’arresto nel IV secolo quando gli imperatori romani si
convertirono al cristianesimo e ne fecero la religione di Stato. Nel 391 i
cristiani distrussero il Serapeo di Alessandria che era il principale centro
egiziano del culto di Iside la cui festa culminava, ogni anno, il 25 dicembre
quando si commemorava la nascita di Horus, figlio di Iside.
Nonostante ciò,
questa religione devota ad un’entità femminile soprannaturale di carnagione
scura, Vergine e Madre, dispensatrice di guarigioni e di resurrezione,
resistette e sopravvisse in alcuni luoghi particolari, anche sotto il cristianesimo.
Infatti, si trovano ancora statue delle Madonne Nere in tutta l’Europa, dalla
Francia alla Polonia, passando per il Regno Unito d’Inghilterra. La più
imponente concentrazione è nel sud della Francia, in quella porzione di
territorio che un tempo era chiamata Linguadoca là dove ebbero i natali
l’eresia dei catari e la letteratura trobadorica e dove l’Ordine dei Templari
aveva circa 1/3 di tutti i propri possedimenti immobiliari. Anche in Italia ci
sono celebri statue di Madonne Nere. Una, famosa è quella di Loreto, nelle
Marche. In Spagna, se ne trova una a Montserrat, al di sotto della quale è
riportata una frase latina di San Francesco d’Assisi tratta dal Cantico dei
Cantici, “Nigra Sum” (Sono nera).
Secondo la
tradizione, le statue delle Vergini o Madonne Nere sono collocate vicino alle
fontane e ai fiumi in modo tale da rendere magicamente miracolosa l’acqua che
vi sgorga. La leggenda vuole che tutte le statue siano trovate casualmente dai
pastori o dai contadini, persone “umili” ma puri di cuore i quali le portano vicino
alle loro case per proteggere la famiglia, il bestiame e la terra da sciagure e
malattie. Durante la notte, le statue s’incamminano da sole per tornare al loro
primo domicilio, là dove erano state trovate dai contadini e dai pastori. Il
giorno dopo, vengono di nuovo portate presso le abitazioni ma di notte, le
statue tornano al loro posto originario. In questo modo, le popolazioni antiche
costruirono ceppi e santuari nei luoghi dove le statue erano state trovate
perché da sempre sonoi considerati centri di energia benefica. Per questo
motivo, le statue non possono essere mai separate dai luoghi dove sono state
trovate e ai quali rimangono legate in maniera simbiotica e definitiva. In
gergo, queste statue delle Madonne nere, sono dette “pesanti”, il cui vocabolo,
in francese, corrisponde alla parola lourdes da cui deriva il nome della
celebre località dei Pirenei del culto mariano dove milioni di fedeli, dal 1858,
si recano per ottenere grazie, miracoli e guarigioni.
La maggior
parte delle statue delle Madonne Nere si trovano all’interno di grotte,
particolarmente significativa è quella di Goult, vicino ad Avignone, nota anche
come Nostra Signora della Luce.
Nel Medioevo,
San Bernardo di Chiaravalle, nipote del conte Andrè De Montbard, uno dei nove
mitici fondatori dell’Ordine dei poveri cavalieri di Cristo poi divenuti i
celebri cavalieri Templari, ripropose in ambito cristiano il culto delle
Madonne Nere. Secondo la leggenda, a Bernardo, nato nel centro del culto della
Madonna nera di Fontanies, vicino Digione, apparve la Madonna Nera nella chiesa
di Saint-Volres a Chatillon la quale facendo pressione sul seno destro fece
uscire tre gocce di latte che bagnarono le labbra di Bernardo.
E’ notorio
che i Templari avessero una particolare adorazione per la figura di “Nostra
Signora”. A Saint Martin Vesubie, in
Provenza, questi cavalieri crociati costituirono un accampamento e costruirono
pure una chiesa dedicata alla Madonna Nera delle Finestre ma nel 1308 furono
massacrati e decapitati. Si racconta che prima di morire gettarono una
maledizione sul luogo per cui gli uomini sarebbero diventati impotenti e il
suolo non avrebbe dato più frutti
Nell’Asino
d’oro del romanziere e scrittore latino Apuleio, Iside viene così presentata:
“Io sono la
natura, la madre universale, la signora degli elementi, figlia del tempo,
signora e padrona di tutte le cose spirituali, regina dei morti e regina degli
immortali, manifestazione unica e sola di tutti gli dei e le dee esistenti”.