Care amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,
in Piazza Vittorio,
a Roma, è ancora oggi visibile la celebre porta magica o alchemica di Villa
Palombara, costruita nel 1680. La porta rappresenta ed è espressione della
misteriosofia della Confraternita dei Rosacroce che stavano nella Capitale. Viene
giustamente collegata al potere della pietra filosofale e alla trasmutazione
della materia, per via del fatto che il proprietario della Villa, il marchese
Massimiliano Savelli Palombara, era un alchimista, un mago, un esoterista appartenente
alla Fratellanza della Rosacroce d’oro.
Il nobile
romano era stato iniziato alla Fratellanza Rosacrociana grazie
all’intermediazione di Cristina, regina di Svezia, nota cultrice e praticante
di magia, alchimia e scienza, molto interessata al tema dell’Arcadia, la
regione greca agreste nella quale agricoltori e pastori vivevano in pace, in
sintonia con la natura nell’età dell’oro, sotto il regno di re Lycaone.
Il marchese Palombara era entrato anche a far parte
dell’Accademia dell’Arcadia in Roma, fondata dalla regina di Svezia proprio a
Roma nel 1690. Il filone del tema
arcadico era così fortunato presso le corti europee che coinvolse personalità
in ogni campo del sapere. I membri si definivano Pastori.
La sede dell’Accademia dell’Arcadia fu donata da re Giovanni
V del Portogallo ed ebbe Papa Leone XIII come membro attivo delle sedute
arcadiche. Ad essa sarà collegata, in Roma, la Biblioteca Angelica.
Il Marchese, probabilmente innamorato di Cristina di Svezia, nel 1656, le dedicò un poema ermetico, carico di simboli e allegorie rosacrociane dal titolo La bugia: rime ermetiche e altri scritti, ancora conservato in Vaticano, e nel quale si fa riferimento palese all’Ordine della Rosacroce Aurea. Ospite della sua villa romana, la regina praticava col marchese esperimenti chimici nel laboratorio appositamente costruito, proferendo antiche formule magiche egiziane. Secondo i racconti dell’epoca barocca, l’alchimista Francesco Giuseppe Borni venne ospitato dal marchese, una notte, nella villa. L’uomo cercava all’interno del vivaio una pianta in grado di trasformare i vili metalli in oro. Poi, si racconta, attraversò per caso la porta “magica” e scomparve senza che di lui si seppe più niente. Scomparendo, lasciò a terra un manoscritto contenente simboli magici e alchemici riconducibili all’utilizzo della pietra filosofale o Graal. Il contenuto di questa pergamena fu appositamente fatto incidere dal marchese sulla porta in questione.
La porta ha
quindi un significato innanzitutto simbolico: è un varco che permette all’iniziato
ai misteri rosacrociani di raggiungere una dimensione superiore della
conoscenza. Essa quindi è Ianua Inferi, cioè un passaggio verso gli
inferi, nelle viscere della terra, nelle sue profondità là dove è ancora vivo
il fuoco da cui nascono e muoiono gli elementi chimici della materia prima.
Questa è la
rappresentazione del celebre sigillo riportato sul frontespizio dell’opera Aureum
Seculum Redivivium scritta nel 1621 dal fratello rosacroce Madathanus,
testo nel quale l’autore, anch’egli appartenente all’Accademia dell’Arcadia, si
professa appunto iniziato alla fede rosacrociana che opera per la restaurazione
della vera “età dell’oro”.
Data la
comune appartenenza al circuito rosacrociano di molti scrittori del tempo,
questo sigillo sarà appunto adottato dai nobili membri dell’Accademia
dell’Arcadia e comparirà in libri come il Museaum Hermeticum di Lucas
Jennis o in quello scritto da Wienner Von Sonnensfels nel 1747 dal titolo Splendor
Lucis o ancora nell’opera Geheime Figurem des Rosenkreutzer dedicata
al cavaliere e fondatore dell’Ordine Christian Rosenkreutz.
Il marchese,
come ho scritto, apparteneva alla Fratellanza della Rosacroce aurea che aveva
in Frederic Rose il suo Imperator, cioè la massima carica dell’Ordine.
Questo ramo franco-tedesco, dal 1757, si sviluppò molto anche In Boemia,
Ungheria e Russia raggiungendo il suo apogeo nel 1777.
Per tornare
alla descrizione della porta, in essa compare un’altra scritta latina che dice Si
sedes non is che ambiguamente vuol dire “se siedi, non vai” e nel suo
contrario “se non siedi, vai”.
E poi ancora
la scritta Aureum Seculum Redivivum che fa riferimento al ritorno
dell’età arcadica dell’oro e Novus Ordo Saeclorum, il nuovo ordine dei
secoli, una celebre frase esoterica riportato anche sul dollaro americano, sotto
la piramide tronca con l’occhio del dio egiziano Horus, inscritto in un
triangolo.
Sugli
stipiti della porta magica possiamo osservare una successione di pianeti in
associazione ai metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro,
Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio.
Ad ogni
pianeta corrisponde un motto di natura ermetica, dal basso verso l’alto a
destra per poi andare dall’alto in basso, a sinistra, secondo la direzione del
motto ebraico e cabalistico Ruach Elohim.
A fianco
alla porta ci sono due statue che rappresentano i Bes che fungono da
guardiani. Sono due nani mitologici dell’antico Egitto, due numi tutelari della
casa, associati anche alla sessualità e al suo potere magico. Ancora oggi,
queste stesse statue sono presenti nei giardini del Quirinale.
…continua…
Un caro
saluto dal vostro Michele Allegri
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