Carmine Pecorelli, detto Mino, è stato un avvocato e un giornalista pubblicista che, tra il 1969 e il 1979, ha diretto OP (Osservatorio Politico Internazionale), un’agenzia giornalistica che, in seguito, divenne una rivista settimanale, in vendita solo su abbonamento.
Pecorelli pubblicava su OP le notizie e i retroscena dei maggiori fatti e scandali che attraversavano l’Italia dell’epoca, grazie alle molte informazioni che riceveva dalle sue fonti privilegiate collocate negli “Stati maggiori delle forze armate, nei vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti, nelle segreterie dei Ministri e di vari politici” i cui nomi e numeri di telefono erano annotati minuziosamente nella sua agenda, fitta di appuntamenti, incontri riservati, telefonate, pranzi e cene.
Fu ucciso a pochi passi dalla redazione del settimanale di via Tacito 50, la sera di Mercoledì 20 Aprile del 1979, per mano di un ignoto Killer, inviato da un oscuro mandante, per ragioni ancora tutte da scoprire. Il giorno seguente, anche la sua casa romana di via della Camilluccia, fu perquisita da agenti di Polizia, alla presenza della sorella Rosita che trovò in un armadio della camera da letto alcuni oggetti: un paio di guanti bianchi, un grembiule massonico e un pugnale con il simbolo della squadra e compasso che, con ogni probabilità, gli erano stati consegnati dopo la rituale iniziazione alla Loggia massonica coperta Propaganda 2, meglio nota come P2, alla quale Pecorelli risultava iscritto sin dal 1° gennaio del 1977 (tessera numero 1750, codice massonico E 19.77). Una telefonata anonima, giunta alcuni giorni dopo alla casa di Rosita Pecorelli, le intimava di “riconsegnare quel materiale al Grande Oriente”.
Una vicenda, in particolare, sembra però retrodatare all’anno 1972 l’iscrizione del giornalista alla P2. Il banchiere e finanziere Umberto Ortolani, infatti, raccontò alla Commissione parlamentare che si occupò di ricostruire le attività della loggia P2 che, in seguito ad alcuni attacchi a lui rivolti da OP, si rivolse all’amico magistrato ravennate Raspini che gli aveva indicato Licio Gelli come “l’unica persona in grado di avere influenza su Pecorelli”. Durante il loro incontro all’Hotel Excelsior di Roma, Gelli definì Pecorelli “un fratello di Loggia” per poi suggerire all’Ortolani di entrare a far parte della “Grande Famiglia” massonica, se avesse voluto veder cessati gli attacchi da parte di OP, cosa che l’Ortolani puntualmente fece il 4 Maggio del 1973, alla presenza del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, che partecipò alla sua iniziazione.
Alla luce degli articoli pubblicati su OP, il rapporto di Pecorelli con la Massoneria, la P2 e Licio Gelli sembra ambiguo e ondivago, ispirato al classico binomio amore/odio.
Il 18 Gennaio del 1972, per la prima volta, Pecorelli si occupò di questa struttura coperta che era all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, scrivendo in modo sibillino:
“Siamo in
grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani,
che tocca tutti i centri vitali del nostro Paese, esiste una snella ed
efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della
quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità,
essendo Egli pressoché ignoto alla quasi totalità degli iscritti militanti.
Questo personaggio è l’elemento determinante nelle più delicate e complesse
vicende della politica italiana”.
Il 24
febbraio, il 27 febbraio e l’11 marzo dell’anno dopo, Pecorelli tornò
sull’argomento, scrivendo una serie di note allusive sia sul Grande Oriente
d’Italia che sul Gran Maestro Lino Salvini. Il 13 Marzo espose poi alcune sue
considerazioni:
“…I personaggi che oggi guidano la Massoneria la stanno conducendo inesorabilmente verso il declino e la catastrofe finale. Il prof. dott. Lino Salvini, detto Linus(…): allora ogni contributo che veniva erogato da Enti e persone era veramente amministrato con scrupolo, onestà e dirittura morale. Oggi invece i grossi contributi concessi da vari Enti vengono incamerati dal Gran Maestro che li considera come emolumenti ad personam, disconoscendo il fatto che le contribuzioni sono indirizzate alla carica e non alla persona fisica di Salvini”.
Nel numero del 2 Aprile Pecorelli si spinse oltre, scrivendo “Il Gran Maestro ha vinto al totocalcio”.
Pecorelli tornò ancora ad occuparsi del Gran Maestro Lino Salvini nel
numero di OP del 6 novembre 1974, quando il settimanale pubblicò un articolo
dal titolo Della Società per Azioni Firenze Libera e nel quale Pecorelli
scrisse “Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il prof. Linus
Salvini, si dichiara iscritto al PSI e fa affari a Fiorenza per la famiglia
“sua”.
Non pago per
questa serie di attacchi alla persona del Gran Maestro Salvini, il 15 gennaio
1975, Pecorelli derise pubblicamente i rituali massonici, sbeffeggiandone gli
affiliati, attraverso un lungo articolo su OP.
“Come non
si sa, la Massoneria è una cosa che fa morire dal ridere. Ma è anche una
bottega per coloro che la sanno sfruttare. Soprattutto da parte dei 31, 32 e 33
(i 34 e i 35 non esistono!). I primi fanno tombola tutti i giorni. Tra l’altro
si credono gli uomini del destino, incaricati dal Padreterno di tracciare le
mete per la salvezza del Paese. Basta conoscerne qualcuno per farsi un’idea
precisa sulla Massoneria. I “fratelli” si elogiano reciprocamente, si danno del
Venerabile, dell’Illustrissimo e del Potentissimo, cose se fosse vero. Si
baciano tre volte ma sono sicuro che si staccherebbero reciprocamente gli
orecchi, tanta è l’invidia che c’è tra di oro. Medici e professionisti in cerca
di baiocchi, burocrati in cerca di protezioni, industriali squattrinati e
ufficiali in via di pensionamento, intriganti imbroglioni, falsi moralisti,
tutta una ramazzaglia di arrivisti e mitomani. Libertà, Uguaglianza e
Fratellanza sono i tre termini ella più geniale truffa che sia mai stata
organizzata per sfruttare la Democrazia. Riti, cerimonie, simboli, formulari,
statuti, logge segrete e coperte: una cortina di fumo per coprire piccoli e
grandi imbrogli; trampolini per avvicinare politici e banchieri, generali e
direttori di banca, magistrati e burocrati. Trampolini, dicevamo, per migliore
la propria posizione e per sistemare i propri affari. Ognuno per sé e Dio per
tutti, solo per fare i c…propri. La Massoneria ha financo i tribunali,
naturalmente segreti. In genere si riuniscono per fottere chi fotte più grana…”.
A proposito
della forza di penetrazione della loggia P2 in tutti i gangli vitali della vita
della Nazione, nel dicembre del 1976, Pecorelli scrisse su OP:
“Si
ricorda agli interessati che il parere della “Grande Famiglia” dei Fratelli
sono ascoltati come non mai dai potenti del Regno, specialmente riguardo alle
nomine in corso in alcuni gangli vitali della Pubblica Amministrazione. Tutto
uno stuolo di camminatori si stanno adoperando al loro meglio, perché vadano
nella direzione desiderata certe situazioni…dove tra i molti litiganti godrà
fratello due”.
A questo
punto però gli attacchi alla Massoneria cessarono. Il 1° gennaio del 1977
Pecorelli ottenne di entrare a far parte della Loggia P2. Lo presentò in loggia
il deputato democristiano Egidio Carenini che era anche sottosegretario al
Ministero dell’Industria e del Commercio. Gelli, Pecorelli e Carenini, quindi, si
accordarono per incontrarsi settimanalmente a colazione, al ristorante romano
L’Elefante Bianco, al fine di scambiarsi notizie sul mondo politico. Il 18
Maggio Pecorelli, però, cambiò atteggiamento e scrivendo una lettera al Maestro
Venerabile Licio Gelli, gli manifestò l’intenzione di “mettersi in sonno”, cioè
di uscire definitivamente dalla Loggia P2, in quanto non si sentiva protetto
dalla stessa.
“Caro
Licio, ho atteso invano una tua comunicazione riguardo a fratello Gigi.
All’atto di sollecitare un Tuo autorevole intervento, ti avevo rappresentato la
mia premura data l’imminenza del processo. Se la risposta non è arrivata vuol
dire che nella Famiglia è venuta meno, o forse non c’è mai stata, la solidale
assistenza dei Suoi componenti o che, nella migliore delle ipotesi, essa è
indirizzata verso un’unica direzione. Esistono, per vaso, Fratelli di serie A e
Fratelli di serie B? Oppure “quello che è in alto non è uguale a quello che è
in basso”? Ho notizia che Fratello Gigi almeno in due occasioni ha evitato guai
per merito proprio della Famiglia. Io, invece, potrei essere punito per aver
esercitato un diritto sancito dalla “legge comune”. Nel constatare siffatta
disparità, Ti rassegno la mia decisione di uscire definitivamente
dall’Organizzazione. Ho fatto una breve ma significativa esperienza che mi
conforta nel credere che non ci sono Templi da edificare alle Virtù bensì solo
all’ingiustizia e all’arroganza…”.
Nell’articolo
del 25 Giugno del 1977, Pecorelli tornò a parlare di Massoneria su OP. Dopo
aver definito stranamente Licio Gelli “vittima di maldicenze”, scrisse in
merito alle “lotte di potere” che erano in corso nel Grande Oriente d’Italia.
“La lotta
tra le fazioni Salvini-Gamberini e Colao non riguarda in alcun modo Licio
Gelli, il Venerabile Maestro della famosa Loggia Propaganda 2. La Lotta
Salvini-Colao che ha raggiunto livelli indecorosi, consono solo alle peggiori
correnti dei peggiori partiti del peggior Paese, è lotta per l’assegnazione
della poltrona di Gran Maestro della Massoneria Italiana (carica attualmente
ricoperta dal Salvini) e quella di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese
Antico ed Accettato (carica in mano alla fazione Colao-Pica). Salvini e
Gamberini, all’interno del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, hanno stretto
un patto segreto: Gamberini avrebbe aiutato Salvini a diventare Sovrano Gran
Commendatore del Rito quando Colao avesse compiuto il suo mandato, in cambio
Salvini avrebbe restituito a Gamberini il maglietto di Gran Maestro della
Massoneria Italiana. Fra le due fazioni si cercava di raggiungere un’intesa
sulla buona fede, della quale c’è da dubitare. Era La fine di Maggio. Agli inizi
del mese di Giugno, a Parigi, si sarebbe dovuto tenere la riunione di tutti i
Riti Scozzesi d’Europa. In quella sede, Colao avrebbe chiesto l’accettazione di
un secondo Rito italiano, Gran Commendatore del quale sarebbe stato fatto il
Ceccovini, gradito a Salvini. Alla riunione dei fratelli europei, presieduta
dal Duca di Kent, non si giunse ad alcuna decisione. Il fastidio con cui i
massoni europei riuniti a Parigi hanno guardato alle lotte fratricide delle due
delegazioni nostrane, è saltato in piena luce quando, in occasione del
ricevimento offerto da Giscard D’Estaing (massone pure lui), gli italiani
furono lasciati fuori dalla porta. In tutta questa torbida vicenda di
incarichi, rinnovi, poltrone e coperture, Licio Gelli non è entrato nel modo
più assoluto. Il Venerabile Maestro della P2 nell’ambito della Massoneria non
ha mai voluto aderire ad alcun Rito, anche perché è sempre occupato stringere
relazioni sul piano internazionale, troppo occupato a raccogliere nuove
adesioni alla sua loggia segreta. Si ha un bel dire che sia un covo di golpisti
e sovversivi. Vi aderiscono personaggi politici delle più diverse espressioni
ma tutti di primo piano: militari, magistrati, alti funzionari della P.A. Si
può dire che Gelli rappresenti quel che resta dello Stato. E ormai si può
aggiungere pure che tutti insieme i fratelli della P2 han giurato di fare
giustizia e pulizia. A cominciare da Palazzo Giustiniani”.
L’anno dopo, Pecorelli s’interessò di nuovo a Licio Gelli, con un articolo- avvertimento al Maestro Venerabile dal titolo “Due volte partigiano” che raccontava la sua attività di doppiogiochista e voltagabbana durante il periodo bellico, quando Gelli passò dall’essere un irriducibile fascista filo-tedesco a uno sfegatato partigiano antifascista.
Il 12 settembre del 1978, quindici giorni dopo l’elezione al soglio pontificio di Albino Luciani, la rivista OP pubblicò un lungo servizio giornalistico dal titolo La Gran Loggia Vaticana. Pecorelli scelse come immagine di copertina un cardinale incappucciato che, all’ombra della Cupola di San Pietro, fa un segno massonico con le dite.
“Riluce anche in San Pietro la stella del Grande Oriente di Massoneria? Voci al riguardo circolano da tempo specie tra i circoli cattolici lefevriani che senza mezzi termini sostengono che con papa Montini la loggia di Piazza del Gesù è entrata in Vaticano ma, anche considerato l’argomento, la stampa ha sempre dedicato al problema il silenzio più assoluto. L’incantesimo si è spezzato mercoledì 9 agosto quando sulla quarta pagina de il Messaggero compariva un altisonante comunicato (…). L’uscita allo scoperto della Massoneria, tanto cordoglio ufficiale per la morte di Paolo VI, significa che forse di lì a pochi giorni la Massoneria avrebbe fatto sentire il suo peso anche all’interno del Conclave?...A rilanciare il problema provvedevano gli stessi ambienti massonici più conservatori e, per motivi diversi, i circoli cattolici cosiddetti tradizionalisti. In due lanci speciali, il 17 e il 25 Agosto, l’agenzia di informazione Euroitalia forniva i nomi in codice, il numero di matricola e la data di iniziazione alla Massoneria di quattro cardinali dati tra i più papabili dai soliti giornali (…)Un altro motivo che ci ha spinto ad approfondire l’argomento Vaticano-Massoneria, è che i cardinali indicati dall’Euroitalia appartengono tutti al gruppo progressista più avanzato…Lunedi 28 Agosto siamo entrati in possesso di una lista di 121 tra cardinali, vescovi, altri prelati indicati per numero di matricola e nome codificato come appartenenti alla Massoneria…pubblicando questa lista di ecclesiastici, forse affiliati alla Massoneria, riteniamo di offrire un piccolo contributo. O una pioggia di smentite o l’epurazione".
Nel febbraio
del 1979 Pecorelli entrò in possesso di una copia del rapporto Com.In.Form.,
una relazione redatta dal Centro fiorentino del servizio segreto SIFAR
che, negli anni cinquanta, accusava Gelli di essere un agente dei servizi
segreti comunisti del Patto di Varsavia e di aver fatto catturare 56 fascisti
collaboratori dei tedeschi. “Si tratta di un vecchio fascicolo ingiallito,
registrato al numero 15.743 Com.In.Form in qualche ufficio. E’un lungo elenco
di nomi che un giorno qualcuno ha tradito…”.
L’ultimo
articolo sulla Massoneria porta la data del 20 Marzo del 1979, un mese prima di
essere freddato da quattro colpi di pistola, uno volutamente sparatogli in
bocca.
“Attentati, stragi, tentativi di Golpe, l’ombra della Massoneria ha aleggiato dappertutto: da Piazza Fontana al delitto Occorsio, dal Golpe Borghese all’Anonimia Sequestri, alla fuga di Michele Sindona dall’’Italia…”.
Due giorni
dopo l’omicidio di Pecorelli, al Capo Procuratore di Roma Giovanni De Matteo,
pervenne una telefonata anonima che indicava in “Licio Gelli, attualmente
residente all’Hotel Excelsior di Roma, stanza 127”, il mandante del
delitto. Gelli fu il primo ad essere indagato per questo omicidio ma, il 15
Gennaio del 1991, l’ex Maestro Venerabile della P2, venne prosciolto con
formula piena da questa accusa.