Care amiche, amici, bloggers e semplici curiose/i,
sono passati 714
anni dall’arresto dei cavalieri Templari sul suolo francese avvenuto il 13
ottobre del 1307. 10 mesi dopo, precisamente, l’8 Agosto del 1308, il pontefice
Clemente V scrisse a Poitiers una Bolla papale, la Faciens Misericordiam, poi
pubblicata 4 giorni dopo, nella quale ordinava a tutta la cristianità di
raccogliere le deposizioni dei Templari e di inviarle ad Avignone. In quella
sede il papa si riservava di decidere sul destino dell’Ordine.
Le indicazioni del
papa contenute nella Bolla erano chiare: “tutto quanto l’Ordine dei Templari
ed ogni singolo cavaliere ha commesso nefandi e scellerati orrendi crimini di
eresia e in più rinnegano la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e tra le
grandi perversioni sessuali, senza timore e con cattivo orgoglio, sputano sul crocifisso”.
Ordinava quindi agli inquisitori, sotto pena di scomunica, di confiscare i beni
mobili ed immobili dei ripugnanti templari che dovevano servire per
sostenere le spese di guerra in Terrasanta.
Il Pontefice,
infine, dava disposizione affinché si creassero commissioni papali incaricate d’istruire i
processi sui singoli casi. Quella italiana era composta dall’arcivescovo Rinaldo
da Concorezzo, dall’arcivescovo Giovanni di Polo, dai vescovi Lottieri della
Tosa e Rainerio del Porrina.
7 furono i
cavalieri templari arrestati a Piacenza. Ecco i loro nomi
-Fra’ Jacopo
Fontana, precettore dell’Ordine a Milano fin dal 1304.
-Fra’ Raimondo Fontana
-Fra’Giacomo
Fontana
- Fra’ Mauro
-Fra’Guglielmo Da
Pigazzaro
-Fra’Pietro Caccia
-Fra Jacopo
Processati tra il
17 e il 21 Giugno del 1311, furono tutti assolti per ordine del vescovo di
Ravenna Rainaldo da Concorrezzo, la città che era l’epicentro dell’eresia
catara. Papa Clemente V, infuriato per l’assoluzione, scrisse al vescovo
qualche giorno dopo, ritenendo illegittimo il suo verdetto.
Quasi un anno dopo
l’assoluzione, per ordine dell’Arcivescovo, del vescovo e dell’inquisitore di
Lucca, l’ex templare piacentino Jacopo Da Pigazzaro fu di nuovo arrestato,
imprigionato e posto a processo come eretico il 24 ottobre del 1312.
In quell’occasione
il cavaliere ammise di essere un eretico, un sodomita, di aver sputato sul crocifisso
e di aver negato la divinità di Gesù Cristo.
Papa Clemente V
ottenne quindi soddisfazione per il nuovo esito del processo.
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