lunedì 13 ottobre 2008

17 OTTOBRE 1307-17 OTTOBRE 2008: LA STORIA SI RIPETE!

Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

come vedete, sono tornato a dialogare con voi in questo spazio e lo faccio, come ben sapete, più che volentieri. Come sempre, in tanti mi avete scritto e mi stupisce, questa volta, che quattro nuovi Templari mi abbiano comunicato il loro apprezzamento e mi abbiano chiesto di cercare di rispondere loro su alcune considerazioni e questioni che, di seguito, affronteremo.
Un paio di neotemplari mi hanno comunicato, inoltre, che l’ambiente neotemplare italiano versa sempre più in condizioni disperate. Ci sono “continue lotte per i posti più visibili”, continue schermaglie e scaramucce tra Osservanze ma soprattutto ci sono scissioni, l’ultima delle quali riguarda l’Osmth di Venceslai, che ha visto fuoriuscire un nutritissimo ed affiatato gruppo di cavalieri alla cui testa sta il dott. Corona, che ha fondato l’ennesima associazione neotemplare italiana. Al di là dello sbandierato concetto di unità e fratellanza templare, ci sembra di capire che ogni neotemplare, in cuor suo, coltiva un sogno d’indipendenza e di obbedienza solo a sé stesso oppure si potrebbe parlare della dittatura ideologica di alcuni gran priori che non sanno cosa è la Democrazia.
Infine, mi sono state segnalati tutta una serie di comportamenti già ampiamente stigmatizzati su questo blog: che i neotemplari non fanno nulla di straordinario, che amano solo riunirsi a cena per rimpinzarsi con “cibo scadente”, che si parlano addosso in modo approssimativo riguardo ai loro fantomatici progetti, che allungano di tanto in tanto qualche centone di euro per essere ospitati in qualche chiesa di periferia dove avvengono le cosiddette investiture, anzi, sarebbe meglio dire le pseudo-investiture, visto che le Osservanze neotemplari sono solo apparentemente degli ordini cavallereschi o religiosi e che, in verità, non sono riconosciuti né dallo Stato italiano né dalla Santa Sede. Dato che sono solo delle associazioni non riconosciute, mi chiedo che motivo abbiano di fare investiture cavalleresche con tanto di spadone da girarrosto e perché non spieghino che i titoli conferiti in quell’occasione, cavaliere, commendatore o balivo, sono semplicemente cariche goliardiche ad uso interno dell’associazione.
Ci sono, infatti, neotemplari che riportano il loro grado nei curricula che allegano per fare i concorsi pubblici, come fosse una decorazione o un riconoscimento legale che fa punteggio.
Noto, guardando i siti di riferimento, che, impropriamente, alcuni noti gran priori nostrani, come se fossero a capo di Ordini cavallereschi legalmente riconosciuti, invitano i loro iscritti militari, carabinieri o poliziotti, a mettersi in divisa nei capitoli o nelle cerimonie in chiesa, e ad indossare, sopra alla divisa, le loro fasce azzurre di ufficiali e le loro appropriate decorazioni al merito o di servizio.
A mio avviso, le nobili divise dei difensori della Repubblica Italiana e della Democrazia parlamentare non dovrebbero mischiarsi con mantelli fatti per goliardici incontri e per scampagnate fuori porta.
Comunque, ognuno è libero di comportarsi e di regolarsi come meglio crede…

Scelgo appositamente questa giornata, questa ricorrenza, per riprendere il filo di alcune argomenti che avevo iniziato a trattare, facendo uno zoom sulle lucide osservazioni che mi hanno sottoposto alcuni neotemplari.
Oggi è il 13 ottobre, una giornata nella quale ricorre l’anniversario dell’inizio della fine dell’Ordine del Tempio, avvenuto 701 anni fa.
Il 13 ottobre del 1307, infatti, alle sette del mattino, le principali sedi dei Templari sul suolo di Francia , compreso il quartier generale di Parigi dove si trovava il Maestro De Molay,furono violate dalle truppe di re Filippo IV, le quali, per introdursi in maniera fraudolenta, usarono il pretesto di un banale controllo fiscale mentre, in realtà, nascondevano l’intenzione di arrestare durante la notte la maggior parte dei cavalieri.
Per condurre a termine quest’operazione manu militari, Re Filippo IV aveva dovuto ottenere il benestare da parte di Papa Clemente V, sia perché le sedi dell’Ordine, grazie alle speciali garanzie e prerogative concesse dalla Chiesa, erano, sulla carta, inviolabili e ritenute extra-territoriali
(come le sedi diplomatiche) sia perché nessun laico e nemmeno un re poteva mettere le mani su dei monaci senza il consenso del potere ecclesiastico. E siccome l’Ordine del Tempio era composto da monaci e dipendeva gerarchicamente dal Papa, e solo da lui, solamente il Pontefice poteva dare l’autorizzazione all’arresto.
Il declino dei banchieri di Dio iniziò in quel giorno e, come nei corsi e ricorsi della storia di Giambattista Vico, oggi, come allora, in questo stesso giorno, la finanza mondiale, le banche e il loro modello drogato di fare soldi e speculazioni entrano definitivamente in crisi. Come allora, i potenti si riuniscono e si chiedono quali soluzioni siano da apportare a questa crisi finanziaria che non ha precedenti nella storia più recente.
Ma torniamo ai Templari.
Come ben sapete, nove cavalieri francesi di famiglie blasonate, nel 1118-1119, avevano deciso di recarsi in Terrasanta per proteggere i pellegrini che si recavano al Santo Sepolcro per lucrare indulgenze per la salvezza delle loro anime. I nove cavalieri stabilirono la loro roccaforte in Palestina, a Gerusalemme, sulle rovine del Tempio di Salomone. Da lì la denominazione di Milizia del Tempio, dieci anni prima di farsi riconoscere dalla Chiesa di Roma.
In realtà, invece, i nove fondatori si erano recati a Gerusalemme con il preciso compito, o mandato, di ritrovare sotto le rovine del Tempio salomonico un quid, un qualcosa di estremamente prezioso che poteva sconvolgere la storia così come noi la conosciamo.
Questa ricerca, o Queste, per usare un’espressione dei romanzi del Graal, è oggetto di vivi dibattiti da parte di storici, scrittori e giornalisti, per il fatto che in dieci anni di stanziamento sulle rovine del Tempio non si conoscono battaglie o imprese condotte da quei Templari a difesa dei cristiani. D’altra parte, come avrebbero potuto 9, 10, 11 templari difendere i pellegrini dagli assalti di migliaia e migliaia di musulmani?
Se ne deduce, quindi, che i Templari avviarono un’attività di altro tipo, un lavoro, come è stato definito da noi nel Dossier, da archeologi ante litteram. Quei templari fecero, infatti, molti scavi sotto le fondamenta del Tempio di Salomone. Ma per trovare cosa, ci chiediamo e, ancora di più ci domandiamo: da chi furono inviati in missione?
Secondo alcuni storici inglesi ed americani, un’organizzazione ben più potente del Tempio governava da dietro le quinte l’Ordine. Per alcuni sarebbe il sempre presente Ordine del Priorato di Sion che aveva il suo quartier generale sul monte Sion e le cui iniziali P e S si possono ammirare nel rosone della chiesa dedicata al vescovo Sulpicio a Parigi, il santo della città di Bourges, l’ombelico della Francia esoterica nella quale ciascuno di voi può visitare gli antichi palazzi cinquecenteschi dedicati all’alchimia e ai misteriosi Rosacroce.
Lo scopo di quell’ organizzazione che si sarebbe nascosta dietro ai Templari era utilizzare questa milizia cristiana per girare indisturbati in Terra Santa e per ricevere finanziamenti da parte di governi e di re al fine di pagare le maestranze locali per aiutare i nove templari ad individuare preziose reliquie, forse il Santo Graal, forse l’Arca della Alleanza. Forse, più probabilmente, ciò che quei nove nobili templari erano stati mandati a trovare erano le tracce della presenza di qualcosa di strano nel sottosuolo della zona.
Sotto al Tempio di Salomone, infatti, come a Rennes le Chateau, si diramano una serie di gallerie, di grotte e di cunicoli nei quali è possibile visitare i resti di città sepolte che conducono ad un luogo ancora più in profondità e ad un tesoro favoloso…
Non spaventatevi amici! Il Corriere della Sera di martedì 30 settembre ha pubblicato un articolo riguardante “l’Italia segreta”, un viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo, censendo più di 1099 cavità che sarebbero, udite udite, ancora abitate.
Le vie che corrono sotto al Tempio dedicato a Salomone sono state percorse anche da molte popolazioni del passato che là celebravano alcuni tipi di cerimonie.
Per chi non lo sa o per chi non ha avuto mai l’occasione di leggere la Bibbia (l’Antico Testamento), Salomone fu un re ebraico che, alla fine dei suoi giorni, abbandonò il culto del dio Adonai o Jahvè, lo stesso dei cristiani, per tornare ad adorare l’antico dio fenicio, degli Ammoniti e dei Tirii, Baal o Moloch, il genio del fuoco che potremmo paragonare all’idolo templare Bafomet, il dio sincretista che ha gli attributi di Pan, il dio Tutto dei Greci che, con le corna, la barbetta, le orecchie a punta e le zampe da capra, scorazzava per la regione dell’Arcadia suonando il flauto.
Lo stesso comportamento di re Salomone, di un ritorno alle origini, fu adottato anche da Aronne, fratello di Mosè che, quando, il profeta andò a prendere da Jahvè, “il dio geloso”, le tavole con le leggi, ne approfittò per costruire, con il benestare di tutto il popolo ebraico, un grande vitello d’oro da adorare come dio. Il vitello d’oro è il simbolo dell’opulenza ma anche di una certa paganità che il popolo ebraico coltivava da sempre, avendo avuto come dei di riferimento Baal, Moloch e Astarte.
La Chiesa di Roma, dal Medioevo in avanti, si assunse il compito di combattere il paganesimo e l’idolatria ancora vivente nelle campagne, trasformando gli dei pagani ed orientali Baal e Astarte in demoni con il nome di Baalzebub o Astarote. Evidentemente, in pieno 1300 i culti degli dei pagani non erano affatto scomparsi.
Mutatis mutandis, questa lotta al mondo pagano e all’idolatria continua nelle parole pronunciate qualche giorno fa da Papa Benedetto XVI a proposito della rincorsa futile al denaro, all’oro, alla ricchezza che offusca i veri valori della vita ma che, soprattutto, fa dimenticare il vero amore filiale che l’uomo deve a Dio, suo creatore. Insomma, bene o male, lo stesso rimprovero che Mosè riservò al suo popolo che fu condannato a bere l’oro fuso del vitello.
Si può ben dire che in Salomone, in Aronne e nei Templari si attesta la medesima linea di comportamento: le novità religiose rappresentate dai nuovi culti estranei alla comunità, siano essi Jahvè per Salomone e Aronne o Gesù per i Templari, sono respinte alla luce del sole o in segreto, in nome di una Tradizione religiosa pagana antidiluviana.
Fatto sta che il paganesimo rimase e, possiamo dire, rimane sempre un elemento centrale della spiritualità dell’uomo.
Lo stesso Clemente V, quindi, accettò di dare il via libera al re francese per far arrestare i capi del Tempio, proprio perché le voci sulle loro pratiche devozionali pagane, idolatriche e magiche erano sempre più sulla bocca di tutti, dai nobili della corte del re ai vescovi delle diocesi più importanti.
La fine del Tempio aprì la strada al consolidamento delle pratiche portate avanti dalla Chiesa per l’estirpazione forzata della religione pagana e della magia. La tortura, l’indice dei libri e i roghi contro gli eretici, i pagani, le cosiddette streghe o gli stregoni o untori, divennero degli strumenti quotidiani attraverso i quali la Chiesa di Roma, assieme a sovrani cristianissimi, intraprese questa lotta, che inizia con la crociata contro gli albigesi o catari.
I catari, che erano cristiani gnostici, consideravano Gesù un angelo del vero Dio ed affermavano che la Chiesa di Roma era la Sinagoga di Satana, che era corrotta, violenta, materialista e devota all’Anticristo. Essi avevano organizzato una fortee radicata chiesa nella regione occitana, che si estende da alcune zone della Spagna meridionale fino alla Lombardia.
Le stesse argomentazioni polemiche verso la Chiesa di Roma furono utilizzate, qualche secolo dopo, dal monaco Martin Lutero e dai riformatori cristiani protestanti, che ruppero l’unità cristiana dell’Europa riunita sotto un Papa.
I catari, che furono ingiustamente accusati dalla Chiesa di Roma di adorare il gatto nero e, quindi, il demonio, ritenevano, come i manichei orientali, che gli Dei fossero due soltanto: uno del bene e uno del male. Il Dio dell’antico testamento, il dio geloso degli ebrei, il dio vendicatore e della guerra, era considerato come il Demiurgo platonico, cioè il dio della carne, della materialità, mentre il vero padre che stava nei cieli e non in Terra era puro spirito e Gesù, che era un suo angelo, si era incarnato per far conoscere all’umanità intera chi fosse il loro vero creatore.
I catari consideravano la croce un simbolo di Satana e non ritenevano che Gesù si fosse incarnato per espiare le colpe di tutti. Non assecondavano le voluttuosità della carne e condannavano il matrimonio e il generare figli, poiché attraverso la procreazione si propagava il regno fittizio ed impostore del demonio o demiurgo. Per questa radicalità religiosa e per altri fatti connessi al ruolo della donna presso i primi cristiani e al segreto del Graal custodito dai catari nelle grotte del Sabarthès che, secondo molte leggende del Razès sarebbe passato ai Templari durante l’assedio di Montesegur, questi cristiani gnostici dovettero essere eliminati fisicamente, anche perché la loro influenza sui nobili e su parte della popolazione locale era divenuta talmente forte da mettere in crisi l’intera chiesa paolina di Roma.

A questo punto faccio entrare in scena un nuovo Templare di un’importante osservanza italiana che “è fiero di portare sulle spalle la fiaccola, la luce di verità dell’Ordine” e che mi ha scritto domandandomi perché la Chiesa cattolica, che ha sempre predicato l’amore verso il prossimo, ha poi utilizzato la tortura e la pena capitale per sconfiggere chi la contestava, a partire soprattutto da quei movimenti cristiani medievali pauperisti, come i catari o i dolciniani che predicavano, in nome di Gesù, il ritorno ad una Chiesa povera. “Per non parlare”, dice ancora il signor nuovo Templare, di quanti “cristiani, come Lutero, Calvino e Zwingli, contestavano la vendita delle indulgenze, per cui veniva garantito il paradiso o il lavacro dai peccati a coloro che davano soldi alla Chiesa”.
A questa contestazione se ne affianca un’altra, fatta da un altro neotemplare di un osservanza diversa da quella precedente che, attraverso una lettera, si chiede, dopo aver letto alcuni libri del giornalista Pinotti, “ perché la Chiesa di Roma predica bene ma razzola male, perché contesta il capitalismo selvaggio e si ritrova invischiata col mondo profano, possedendo banche come lo IOR o patrimoni immobiliari di centinai di milioni di euro, come può la Chiesa farsi servire da banchieri cattolici e piduisti come Calvi e Sindona, come ha potuto avere al suo fianco personaggi discutibili come monsignor Marcinkus, come fa a farsi affiancare da organizzazioni ricche e potenti come l’Opus Dei che hanno tra le sue file banchieri e finanzieri come Gianmario Roveraro…”.
Il neotemplare chiude dicendo che la tanta pubblicità intorno alle “scoperte” della dott.ssa Frale copre l’intenzione di non far passare Clemente V come colpevole della fine dell’Ordine. Secondo il neotemplare, poco importerebbe alla Chiesa dei Templari, della loro riabilitazione, visto che il libro del Vaticano è venduto a suon di migliaia di euro. La vera intenzione sarebbe solo quella di riabilitare Clemente e dare tutta la colpa di ciò che è accaduto al re francese.
Si, è vero, dico io, sono domande ed affermazioni legittime quelle sollevate da questi neotemplari ma provo a dare delle spiegazioni su alcune cose che, lungi da me, non vogliono che appaiono come delle giustificazioni di atteggiamenti errati della Chiesa.
La Chiesa, per poter svolgere il suo ministero e per annunciare al mondo le sue verità, ha avuto bisogno, fin dalla sua nascita, di conquistarsi degli spazi di comunicazione. Per questo, talvolta, ha dovuto misurarsi col potere e, quindi, con il mondo, giacché il messaggio cristiano della Chiesa non è prettamente spirituale né è radicale come quello dei catari o dei dolciniani ma è un messaggio universale, che vuole contribuire a migliorare anche le condizioni materiali di molti e ad estendere il concetto di pace tra i popoli. Per questo la Chiesa ha sempre cercato con la diplomazia, ma anche con gli eserciti, di fare da mediatore tra il cielo e la terra, tra Dio e i potenti della Terra.
Non dimenticatevi che per sconfiggere il paganesimo e per istaurare il culto del dio rivelato, i padri della Chiesa dovettero compromettersi con l’imperatore Costantino, colui che veniva definito “il Cristo” e che vedeva in un unico Dio rivelato il miglior modo di consolidare il suo potere persona instrumentum regni, cioè uno strumento di potere, un mezzo utile per avere un impero coeso intorno alla sua figura, una concezione ben diversa da quella che avevano i primi protomartiri cristiani.
Così facendo, la Chiesa di Roma ha voluto appoggiarsi sulle stampelle del potere temporale di imperatori, re, principi, nobili e nella nostra epoca, perché no, di finanzieri e di banchieri non troppo onesti…
Ma non solo nella nostra epoca c’è stata una compromissione della Chiesa col potere finanziario, perché, se ben guardate, pur essendo proibita l’usura, la Chiesa utilizzò i Templari per fare cassa e per riconquistare posizioni di prestigio militare con le Crociate. In cambio, per molto tempo, fu taciuta o sopportata la religione segreta dei cavalieri del Tempio, il loro esoterismo sincretista, i loro culti antidiluviani di marca pagana ed anti-cristiana.
Finite le Crociate, aumentando a dismisura il potere finanziario dei Templari che appariva ormai distante dagli interessi della Chiesa e dalle sue pratiche devozionali, essi divennero una vera e propria minaccia. Ecco dunque che, con lucida predeterminazione, venne progettato da parte di Clemente e del re francese il modo di sbarazzarsi del più grande Ordine cavalleresco che la storia conobbe.
Come ricordano i neotemplari dott. Stelio Venceslai e prof. Nicolas Haimovici a pagg. 230-231 del loro libro De Militum Templi Ordinis Regula Libriisque Cognitis, “Papa Clemente V emana la bolla Facies misericordiam con la quale ordina arresti ed interrogatori, la bolla Ppastorali praeminentia con la quale ordina a tutti i principi e sovrani cattolici di arrestare i templari nei loro rispettivi Stati e la bolla Ad perpetuam rei memoriam con la quale statuisce sul sequestro e sulla messa sotto tutela dei bene dell’Ordine” ( alla faccia di quanti sostengono che Clemente non c’entra niente con la caduta dell’Ordine. Per gli accademici ci vuole una bella faccia…)
Lasciatemi fare il solito paragone ma a me paiono gli stessi tipi di provvedimenti che sta consigliando il Fondo Monetario Internazionale ai governi più ricchi nei confronti dei responsabili degli attuali crack finanziari e delle loro banche di riferimento.
La storia, come vedete è sempre quella: gira e rigira si ripete…
Ah, dimenticavo… leggete il già citato libro di Venceslai, perché a pagina 232 troviamo scritto
qualcosa di interessante circa il cosiddetto segreto templare:

“Diversi fattori sconcertanti concorrono a consolidare l’idea di un’organizzazione o, almeno, di un organigramma a parte, il che spiegherebbe la straordinaria struttura e il sistema di organizzazione dell’Ordine… esistono alcuni documenti sconcertanti che danno da pensare sulla regola dell’ordine segreto e soprattutto delle deposizioni rese nel corso delle inchieste e dei processi templari (ad esempio Gonneville, un templare sotto inchiesta, testimonia di una regola segreta). Esiste un documento clamoroso d’importanza capitale, esibito nel corso del processo da Raoul de Presle che afferma che c’era nell’Ordine un regolamento così straordinario ed in merito al quale doveva conservarsi un tale segreto, che ciascun templare avrebbe preferito farsi tagliare la testa piuttosto che rivelarlo”.


E così, infatti, come riconosce anche il dott. Venceslai, fecero i Templari, che per difendere la loro fede pagana, non parlarono dei loro segreti e morirono…. come martiri.
Mi auguro che in un futuro si possa istituire una commissione d’inchiesta sul pensiero del dott. Venceslai, per capire, una volta per tutte, come la pensa sull’argomento.
Comunque, bisogna riconoscere che, ogni tanto, la Verità lo possiede e per questo noi tutti lo salutiamo calorosamente e fraternamente, come il gran priore più anziano di tutti i neotemplari italiani, con i suoi pregi e i suoi difetti, con i suoi momenti di lucidità, con le sue dimenticanze più o meno volontarie.
A lui auguriamo di mantenere in alto, ancora per molti e molti anni, lo stendardo bianco e nero del Tempio neotemplare, sperando che, di scissione in scissione, alla fine, non rimanga da solo…. con il suddetto stendardo in mano.


Dott. Michele Allegri

P.S.
Pazientate ancora un po’: il nuovo libro è quasi pronto!!!