martedì 16 aprile 2024

MINO PECORELLI E LA MASSONERIA

Carmine Pecorelli, detto Mino, è stato un avvocato e un giornalista pubblicista che, tra il 1969 e il 1979, ha diretto OP (Osservatorio Politico Internazionale), un’agenzia giornalistica che, in seguito, divenne una rivista settimanale, in vendita solo su abbonamento.

                                                             


Pecorelli pubblicava su OP le notizie e i retroscena dei maggiori fatti e scandali che attraversavano l’Italia dell’epoca, grazie alle molte informazioni che riceveva dalle sue fonti privilegiate collocate negli “Stati maggiori delle forze armate, nei vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti, nelle segreterie dei Ministri e di vari politici” i cui nomi e numeri di telefono erano annotati minuziosamente nella sua agenda, fitta di appuntamenti, incontri riservati, telefonate, pranzi e cene.

Fu ucciso a pochi passi dalla redazione del settimanale di via Tacito 50, la sera di Mercoledì 20 Aprile del 1979, per mano di un ignoto Killer, inviato da un oscuro mandante, per ragioni ancora tutte da scoprire. Il giorno seguente, anche la sua casa romana di via della Camilluccia, fu perquisita da agenti di Polizia, alla presenza della sorella Rosita che trovò in un armadio della camera da letto alcuni oggetti: un paio di guanti bianchi, un grembiule massonico e un pugnale con il simbolo della squadra e compasso che, con ogni probabilità, gli erano stati consegnati dopo la rituale iniziazione alla Loggia massonica coperta Propaganda 2, meglio nota come P2, alla quale Pecorelli risultava iscritto sin dal 1° gennaio del 1977 (tessera numero 1750, codice massonico E 19.77). Una telefonata anonima, giunta alcuni giorni dopo alla casa di Rosita Pecorelli, le intimava di “riconsegnare quel materiale al Grande Oriente”.

                                                             

 Una vicenda, in particolare, sembra però retrodatare all’anno 1972 l’iscrizione del giornalista alla P2. Il banchiere e finanziere Umberto Ortolani, infatti, raccontò alla Commissione parlamentare che si occupò di ricostruire le attività della loggia P2 che, in seguito ad alcuni attacchi a lui rivolti da OP, si rivolse all’amico magistrato ravennate Raspini che gli aveva indicato Licio Gelli come “l’unica persona in grado di avere influenza su Pecorelli”. Durante il loro incontro all’Hotel Excelsior di Roma, Gelli definì Pecorelli “un fratello di Loggia” per poi suggerire all’Ortolani di entrare a far parte della “Grande Famiglia” massonica, se avesse voluto veder cessati gli attacchi da parte di OP, cosa che l’Ortolani puntualmente fece il 4 Maggio del 1973, alla presenza del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Lino Salvini, che partecipò alla sua iniziazione.

Alla luce degli articoli pubblicati su OP, il rapporto di Pecorelli con la Massoneria, la P2 e Licio Gelli sembra ambiguo e ondivago, ispirato al classico binomio amore/odio.

                                                             


                                                

Il 18 Gennaio del 1972, per la prima volta, Pecorelli si occupò di questa struttura coperta che era all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, scrivendo in modo sibillino:

Siamo in grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di Palazzo Giustiniani, che tocca tutti i centri vitali del nostro Paese, esiste una snella ed efficientissima organizzazione, ottimale, mimetizzata, alla conduzione della quale è preposto un personaggio del quale non possiamo rivelare l’identità, essendo Egli pressoché ignoto alla quasi totalità degli iscritti militanti. Questo personaggio è l’elemento determinante nelle più delicate e complesse vicende della politica italiana”.

Il 24 febbraio, il 27 febbraio e l’11 marzo dell’anno dopo, Pecorelli tornò sull’argomento, scrivendo una serie di note allusive sia sul Grande Oriente d’Italia che sul Gran Maestro Lino Salvini. Il 13 Marzo espose poi alcune sue considerazioni:

“…I personaggi che oggi guidano la Massoneria la stanno conducendo inesorabilmente verso il declino e la catastrofe finale. Il prof. dott. Lino Salvini, detto Linus(…): allora ogni contributo che veniva erogato da Enti e persone era veramente amministrato con scrupolo, onestà e dirittura morale. Oggi invece i grossi contributi concessi da vari Enti vengono incamerati dal Gran Maestro che li considera come emolumenti ad personam, disconoscendo il fatto che le contribuzioni sono indirizzate alla carica e non alla persona fisica di Salvini”

Nel numero del 2 Aprile Pecorelli si spinse oltre, scrivendo “Il Gran Maestro ha vinto al totocalcio”.  

Pecorelli tornò ancora ad occuparsi del Gran Maestro Lino Salvini nel numero di OP del 6 novembre 1974, quando il settimanale pubblicò un articolo dal titolo Della Società per Azioni Firenze Libera e nel quale Pecorelli scrisse “Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il prof. Linus Salvini, si dichiara iscritto al PSI e fa affari a Fiorenza per la famiglia “sua”.

Non pago per questa serie di attacchi alla persona del Gran Maestro Salvini, il 15 gennaio 1975, Pecorelli derise pubblicamente i rituali massonici, sbeffeggiandone gli affiliati, attraverso un lungo articolo su OP.

Come non si sa, la Massoneria è una cosa che fa morire dal ridere. Ma è anche una bottega per coloro che la sanno sfruttare. Soprattutto da parte dei 31, 32 e 33 (i 34 e i 35 non esistono!). I primi fanno tombola tutti i giorni. Tra l’altro si credono gli uomini del destino, incaricati dal Padreterno di tracciare le mete per la salvezza del Paese. Basta conoscerne qualcuno per farsi un’idea precisa sulla Massoneria. I “fratelli” si elogiano reciprocamente, si danno del Venerabile, dell’Illustrissimo e del Potentissimo, cose se fosse vero. Si baciano tre volte ma sono sicuro che si staccherebbero reciprocamente gli orecchi, tanta è l’invidia che c’è tra di oro. Medici e professionisti in cerca di baiocchi, burocrati in cerca di protezioni, industriali squattrinati e ufficiali in via di pensionamento, intriganti imbroglioni, falsi moralisti, tutta una ramazzaglia di arrivisti e mitomani. Libertà, Uguaglianza e Fratellanza sono i tre termini ella più geniale truffa che sia mai stata organizzata per sfruttare la Democrazia. Riti, cerimonie, simboli, formulari, statuti, logge segrete e coperte: una cortina di fumo per coprire piccoli e grandi imbrogli; trampolini per avvicinare politici e banchieri, generali e direttori di banca, magistrati e burocrati. Trampolini, dicevamo, per migliore la propria posizione e per sistemare i propri affari. Ognuno per sé e Dio per tutti, solo per fare i c…propri. La Massoneria ha financo i tribunali, naturalmente segreti. In genere si riuniscono per fottere chi fotte più grana…”.

A proposito della forza di penetrazione della loggia P2 in tutti i gangli vitali della vita della Nazione, nel dicembre del 1976, Pecorelli scrisse su OP:

“Si ricorda agli interessati che il parere della “Grande Famiglia” dei Fratelli sono ascoltati come non mai dai potenti del Regno, specialmente riguardo alle nomine in corso in alcuni gangli vitali della Pubblica Amministrazione. Tutto uno stuolo di camminatori si stanno adoperando al loro meglio, perché vadano nella direzione desiderata certe situazioni…dove tra i molti litiganti godrà fratello due”.

A questo punto però gli attacchi alla Massoneria cessarono. Il 1° gennaio del 1977 Pecorelli ottenne di entrare a far parte della Loggia P2. Lo presentò in loggia il deputato democristiano Egidio Carenini che era anche sottosegretario al Ministero dell’Industria e del Commercio. Gelli, Pecorelli e Carenini, quindi, si accordarono per incontrarsi settimanalmente a colazione, al ristorante romano L’Elefante Bianco, al fine di scambiarsi notizie sul mondo politico. Il 18 Maggio Pecorelli, però, cambiò atteggiamento e scrivendo una lettera al Maestro Venerabile Licio Gelli, gli manifestò l’intenzione di “mettersi in sonno”, cioè di uscire definitivamente dalla Loggia P2, in quanto non si sentiva protetto dalla stessa.

Caro Licio, ho atteso invano una tua comunicazione riguardo a fratello Gigi. All’atto di sollecitare un Tuo autorevole intervento, ti avevo rappresentato la mia premura data l’imminenza del processo. Se la risposta non è arrivata vuol dire che nella Famiglia è venuta meno, o forse non c’è mai stata, la solidale assistenza dei Suoi componenti o che, nella migliore delle ipotesi, essa è indirizzata verso un’unica direzione. Esistono, per vaso, Fratelli di serie A e Fratelli di serie B? Oppure “quello che è in alto non è uguale a quello che è in basso”? Ho notizia che Fratello Gigi almeno in due occasioni ha evitato guai per merito proprio della Famiglia. Io, invece, potrei essere punito per aver esercitato un diritto sancito dalla “legge comune”. Nel constatare siffatta disparità, Ti rassegno la mia decisione di uscire definitivamente dall’Organizzazione. Ho fatto una breve ma significativa esperienza che mi conforta nel credere che non ci sono Templi da edificare alle Virtù bensì solo all’ingiustizia e all’arroganza…”.

Nell’articolo del 25 Giugno del 1977, Pecorelli tornò a parlare di Massoneria su OP. Dopo aver definito stranamente Licio Gelli “vittima di maldicenze”, scrisse in merito alle “lotte di potere” che erano in corso nel Grande Oriente d’Italia.

La lotta tra le fazioni Salvini-Gamberini e Colao non riguarda in alcun modo Licio Gelli, il Venerabile Maestro della famosa Loggia Propaganda 2. La Lotta Salvini-Colao che ha raggiunto livelli indecorosi, consono solo alle peggiori correnti dei peggiori partiti del peggior Paese, è lotta per l’assegnazione della poltrona di Gran Maestro della Massoneria Italiana (carica attualmente ricoperta dal Salvini) e quella di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato (carica in mano alla fazione Colao-Pica). Salvini e Gamberini, all’interno del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, hanno stretto un patto segreto: Gamberini avrebbe aiutato Salvini a diventare Sovrano Gran Commendatore del Rito quando Colao avesse compiuto il suo mandato, in cambio Salvini avrebbe restituito a Gamberini il maglietto di Gran Maestro della Massoneria Italiana. Fra le due fazioni si cercava di raggiungere un’intesa sulla buona fede, della quale c’è da dubitare. Era La fine di Maggio. Agli inizi del mese di Giugno, a Parigi, si sarebbe dovuto tenere la riunione di tutti i Riti Scozzesi d’Europa. In quella sede, Colao avrebbe chiesto l’accettazione di un secondo Rito italiano, Gran Commendatore del quale sarebbe stato fatto il Ceccovini, gradito a Salvini. Alla riunione dei fratelli europei, presieduta dal Duca di Kent, non si giunse ad alcuna decisione. Il fastidio con cui i massoni europei riuniti a Parigi hanno guardato alle lotte fratricide delle due delegazioni nostrane, è saltato in piena luce quando, in occasione del ricevimento offerto da Giscard D’Estaing (massone pure lui), gli italiani furono lasciati fuori dalla porta. In tutta questa torbida vicenda di incarichi, rinnovi, poltrone e coperture, Licio Gelli non è entrato nel modo più assoluto. Il Venerabile Maestro della P2 nell’ambito della Massoneria non ha mai voluto aderire ad alcun Rito, anche perché è sempre occupato stringere relazioni sul piano internazionale, troppo occupato a raccogliere nuove adesioni alla sua loggia segreta. Si ha un bel dire che sia un covo di golpisti e sovversivi. Vi aderiscono personaggi politici delle più diverse espressioni ma tutti di primo piano: militari, magistrati, alti funzionari della P.A. Si può dire che Gelli rappresenti quel che resta dello Stato. E ormai si può aggiungere pure che tutti insieme i fratelli della P2 han giurato di fare giustizia e pulizia. A cominciare da Palazzo Giustiniani”.

L’anno dopo, Pecorelli s’interessò di nuovo a Licio Gelli, con un articolo- avvertimento al Maestro Venerabile dal titolo “Due volte partigiano” che raccontava la sua attività di doppiogiochista e voltagabbana durante il periodo bellico, quando Gelli passò dall’essere un irriducibile fascista filo-tedesco a uno sfegatato partigiano antifascista.

                                                         


Il 12 settembre del 1978, quindici giorni dopo l’elezione al soglio pontificio di Albino Luciani, la rivista OP pubblicò un lungo servizio giornalistico dal titolo La Gran Loggia Vaticana. Pecorelli scelse come immagine di copertina un cardinale incappucciato che, all’ombra della Cupola di San Pietro, fa un segno massonico con le dite.

“Riluce anche in San Pietro la stella del Grande Oriente di Massoneria? Voci al riguardo circolano da tempo specie tra i circoli cattolici lefevriani che senza mezzi termini sostengono che con papa Montini la loggia di Piazza del Gesù è entrata in Vaticano ma, anche considerato l’argomento, la stampa ha sempre dedicato al problema il silenzio più assoluto. L’incantesimo si è spezzato mercoledì 9 agosto quando sulla quarta pagina de il Messaggero compariva un altisonante comunicato (…). L’uscita allo scoperto della Massoneria, tanto cordoglio ufficiale per la morte di Paolo VI, significa che forse di lì a pochi giorni la Massoneria avrebbe fatto sentire il suo peso anche all’interno del Conclave?...A rilanciare il problema provvedevano gli stessi ambienti massonici più conservatori e, per motivi diversi, i circoli cattolici cosiddetti tradizionalisti. In due lanci speciali, il 17 e il 25 Agosto, l’agenzia di informazione Euroitalia forniva i nomi in codice, il numero di matricola e la data di iniziazione alla Massoneria di quattro cardinali dati tra i più papabili dai soliti giornali (…)Un altro motivo che ci ha spinto ad approfondire l’argomento Vaticano-Massoneria, è che i cardinali indicati dall’Euroitalia appartengono tutti al gruppo progressista più avanzato…Lunedi 28 Agosto siamo entrati in possesso di una lista di 121 tra cardinali, vescovi, altri prelati indicati per numero di matricola e nome codificato come appartenenti alla Massoneria…pubblicando questa lista di ecclesiastici, forse affiliati alla Massoneria, riteniamo di offrire un piccolo contributo. O una pioggia di smentite o l’epurazione".

Nel febbraio del 1979 Pecorelli entrò in possesso di una copia del rapporto Com.In.Form., una relazione redatta dal Centro fiorentino del servizio segreto SIFAR che, negli anni cinquanta, accusava Gelli di essere un agente dei servizi segreti comunisti del Patto di Varsavia e di aver fatto catturare 56 fascisti collaboratori dei tedeschi. “Si tratta di un vecchio fascicolo ingiallito, registrato al numero 15.743 Com.In.Form in qualche ufficio. E’un lungo elenco di nomi che un giorno qualcuno ha tradito…”.

L’ultimo articolo sulla Massoneria porta la data del 20 Marzo del 1979, un mese prima di essere freddato da quattro colpi di pistola, uno volutamente sparatogli in bocca.

                                                               


 Attentati, stragi, tentativi di Golpe, l’ombra della Massoneria ha aleggiato dappertutto: da Piazza Fontana al delitto Occorsio, dal Golpe Borghese all’Anonimia Sequestri, alla fuga di Michele Sindona dall’’Italia…”.

Due giorni dopo l’omicidio di Pecorelli, al Capo Procuratore di Roma Giovanni De Matteo, pervenne una telefonata anonima che indicava in “Licio Gelli, attualmente residente all’Hotel Excelsior di Roma, stanza 127”, il mandante del delitto. Gelli fu il primo ad essere indagato per questo omicidio ma, il 15 Gennaio del 1991, l’ex Maestro Venerabile della P2, venne prosciolto con formula piena da questa accusa.

 

 

                                                                                        

                                                                                                                 

                                                            

                                                          

                                                                     

giovedì 28 marzo 2024

I.И.R.I. Igne Иatura Renovatur Integra

                                                                             

  


                                                                                   



mercoledì 17 gennaio 2024

17 Gennaio 2023