mercoledì 11 novembre 2020

IL CONTE DI CAGLIOSTRO, EREDE DELLA TRADIZIONE ESOTERICA DEI TEMPLARI E FONDATORE DELLA MASSONERIA EGIZIA

 



Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

non vi è dubbio che il Conte di Cagliostro sia stato uno delle personalità più in vista dell’Europa nel secolo dei Lumi. Amico degli umili e dei potenti del tempo, fu apprezzato e disprezzato allo stesso tempo. Per taluni fu un genio, per altri un avventuriero. Fu sicuramente il Mago ed il massone più conosciuto della sua epoca.

Le sue arti spaziavano dalla medicina alla negromanzia, dall’astrologia all’alchimia, dalla capacità di predizione degli eventi all’ipnotismo.

Fu consigliere ascoltato di Papa Clemente XIII che lo considerava “l’ultimo dei Templari”. Diffuse in tutta Europa il rito della Massoneria Egizia della quale fu il Gran Maestro riconosciuto con il titolo di Gran Cofto, iniziando ad essa il cardinale de Rohan e Napoleone Bonaparte.

Predisse la fine della monarchia francese e l’avvento della Repubblica. Chiese al Papa che la Chiesa cattolica si riformasse adottando gli Statuti della sua Massoneria. Per questo motivo fu il bersaglio preferito delle inchieste della Santa Inquisizione che mosse a lui le stesse accuse mosse ai Templari trecento anni prima: eresia, apostasia, riti negromantici con invocazione delle anime dei defunti, magia nera, idolatria…

Venne catturato a Roma e venne processato dalla Santa Inquisizione perché massone, mago ed eretico. Considerato colpevole, fu condannato a morte ma per paura che venisse considerato dalla popolazione un martire del potere temporale della Chiesa, Papa Pio VI commutò la pena nel carcere a vita, da scontare nella fortezza di San Leo.

Gli Statuti della Massoneria egizia furono messi all’Indice e bruciati in pubblica piazza assieme ai suoi strumenti massonici: sciarpe, teschi, triangoli, cazzuole, grembiuli, cordoni, guanti, spade, stelle fiammeggianti, labari.

Il Conte di Cagliostro morì in carcere, forse avvelenato dai suoi stessi carcerieri. Il suo corpo non fu mai trovato ma una leggenda racconta che un reparto speciale di truppe francesi fu mandato a San Leo dal massone Napoleone Bonaparte. La consegna era quella di liberare il Conte o riportare in Francia le sue spoglie mortali.

Si dice che i soldati fecero degli scavi nella zona circostante, trovando il suo teschio. Secondo il rituale templare, quei soldati, legati da vincoli massonici, baciarono la testa del Maestro, la venerarono e poi “colmarono il teschio di vino e, a turno, brindarono alla salute della Repubblica”.