venerdì 24 dicembre 2010

Il 25 Dicembre....


Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi ad Odeontv che fa rivedere le puntate di Rebus dedicate ai Templari, ad Elvis e il Priorato di Sion e soprattutto alla Sindone, il telo fabbricato nel Medioevo. Un successo veramente straordinario!
Che ne direste se fossi io a condurre un programma?
Mai dire mai...
Ci stiamo avvicinando al Natale, cioè alla festa per la nascita di Gesù bambino, per i cristiani, il redentore del mondo. Un tempo, il 25 dicembre era la festa pagana del Dies Solis Invictus. Si festeggiava il ritorno del sole dopo che aveva raggiunto il punto più distante e più basso. In Grecia, era il giorno dedicato a Dioniso, il dio dell’irrazionalità e nell’antico Egitto, in quel giorno, si festeggiava Iside, regina degli Inferi.
Nella Roma pagana, inoltre, i giorni del 23/24/25 dicembre cadevano nella settimana in cui si celebrava Saturno, il dio del capovolgimento: era uso in quel periodo scambiarsi dei doni, così come si fa ancora oggi. Nella Persia antica, nel giorno del 25 dicembre nasceva in una grotta il dio Mitra che, col fuoco sulla testa, era simbolo delle conoscenza. In India la data è legata al Dio Shiva, colui che, col tridente in mano, pronunciò la parola sacra AUM e fece nascere il mondo.
Le Tradizioni pagane sono impossibili da sradicare, questo è evidente. Lo sapevano così bene i Templari che associavano la festa a quella della Regina Bianca del castello di Gisors.
Secondo la leggenda, la Regina Bianca (la cui statua si può notare al di fuori della chiesa di Santa Maria Maddalena del celebre abate Saunière) aveva il potere di comparire e scomparire nei sotterranei del castello di Gisors, antico possedimento templare appartenuto alla famiglia dei Lusignano. La Regina che si manifestava sotto varie forme, custodiva un tesoro, che era protetto da una griglia, che si apriva solo a mezzanotte del 24 dicembre. Nessuno poteva toccare il tesoro, a meno che non lo volesse la Regina.
Il tesoro era capace di capovolgere ogni circostanza della vita di ciascuno e persino la Storia dell’Umanità, se solo avesse voluto. Per questo solo i puri di cuore potevano contemplarlo e solo dietro indicazione della Regina che appariva bianca, lucente, come un fantasma.
Secondo alcuni scrittori, la Regina Bianca altri non sarebbe che la celebre sirena Melusina, un’antica divinità pagana molto amata dalle popolazioni galliche che, secondo molti racconti anche riferibili al mistero di Rennes-le-Chateau, nuota nei fiumi sotterranei. Una delle sue case, secondo la leggenda, sarebbe il celebre castello degli Hautpoul a Opul…
Apparentemente donna, la sua voce incantava, Melusina (cioè la madre perduta) era suadente e convincente. Secondo il celebre scrittore Jean D’Arras, Melusina si sposò con Raimondo da Lusignano ed ebbe da lui tre figli… un po’ mostruosi.
Melusina aveva poteri miracolosi ma non poteva essere vista di sabato quando si trasformava in un serpente, dispensatore di grazia e di miracoli. Nessuno poteva né doveva conoscere il suo segreto…
....se non i puri di cuore!

Auguri a tutti e Buon Anno Nuovo!

venerdì 29 ottobre 2010

HALLOWEEN: FESTA CELTICA, FESTA TEMPLARE E... DEL PRIORATO DI SION




Cari amici, bloggers e semplici curiosi,


non potevo non dedicare un post alla tradizionale festa celtica di Halloween che, ancora quest’anno, sarà celebrata al Castello Sforzesco di Milano. Nelle edizioni passate ha visto più di 200.000 persone festeggiare con canti, balli, bevendo idromele, in compagnia di folletti, streghette volanti sulle scope, fauni, silfi, sirenotte, fate, lupi mannari, ossa e teschi incrociati, stelle fiammeggianti, croci sbavate templari, lune argentee e rosacroci rosse :-)... mancava solo il demone Ashmadaeva…
Un tempo, nel Nord Europa, i celti la festeggiavano in una lunga notte che andava dal 31 ottobre al 2 novembre. I Celti, come gli Etruschi, consideravano l’Al di là, il regno dei morti, come un luogo magico, a-temporale, di pace ma non negativo.
I Celti erano convinti che durante la notte di Halloween, si aprisse una porta, la Janua Inferi e coloro che abitano il regno dei più, come si dice, tornassero indietro, nel nostro mondo, per essere festeggiati dai “vivi” ai quali, i morti, o meglio, i loro fantasmi, facevano qualche piccolo scherzo. Ma i celti non erano i soli ad avere questa credenza. Anche i Germani credevano all’esistenza di questo regno immortale, dove vivevano i morti e lo chiamavano Hel (Hell in inglese significa inferno, stessa radice di Hall-oween).
Gli Egizi davano una grande importanza al viaggio che conduceva verso il Regno degli esseri immortali che loro chiamavano Agert (che ha la stessa radice del mitico e sotterraneo Regno di Agarthi).
Le popolazioni di Haiti e di Cuba, ancora oggi, hanno come religione principale quella del Vudù e degli Zombie, ossia i morti che tornano in vita. Simbolo preminente della Festa celtica di Halloween, come sapete, è la simpatica zucca magica con tanto di occhi, naso e bocca, mentre il tema centrale dei festeggiamenti è tutto imperniato sull’arrivo dei morti che tornano in vita, che si rigenerano e diventano nuovi, come l’osservazione della Natura insegnava all’uomo della preistoria che aveva appreso a rispettare i cicli di vita e di morte.
Il tema dell’immortalità dei corpi lo ritroviamo nella letteratura del Graal, il quale, prima di diventare, nel cristianesimo, la coppa dell’ultima cena di Gesù, era anticamente, nella religione dei celti, il calderone magico nel quale morivano e rinascevano gli eroi e i cavalieri e nel quale le donne del Nord Europa sperimentavano i loro intrugli medicali.
Dovete sapere che la “Tradizione” delle nobile famiglie templari, dai Lusignano agli Hautpoul, trasuda di tutta questa simbologia pagano-celtica che i domenicani della Sant’Inquisizione cattolica riscontrarono, con prove alla mano, dopo le confessioni di molti cavalieri dell’Ordine del Tempio nel lontano 1307. Come sapete, infatti, le zucche di Halloween sono una scherzosa rappresentazione delle più macabre e celebri teste di morto che i templari adoravano durante i capitoli segreti, che si svolgevano appositamente sempre nelle chiuse dei castelli e delle magioni, per dare una parvenza rituale all’ambiente degli inferi e degli abissi ai quali i cavalieri erano particolarmente attaccati, tanto da averne una visione positiva.
In fondo, il “meraviglioso” mondo sotterraneo, carico di energie telluriche e fiumane, risvegliava nei cavalieri quell’idea pulsionale, di ribellione fanciullesca contro lo Staus Quo rappresentato dal potere temporale della Chiesa Cattolica, tanto che l’apice del rito di iniziazione templare culminava con lo “sputo al crocifisso” (che, come attesta il documento di Chinon, ma non solo, era in uso presso l’Ordine del Tempio secondo la Tradizione, ossia sin dal 1118). Grotte, cunicoli, correnti di acque calde, fondali marini, la stessa luna, per esempio, ricordavano ai Templari, ma non solo a loro, alcuni degli archetipi delle potenze della Natura matrigna, benevola e malevola che si manifestava nel culto delle celebri Madonne Nere (nere come la terra,) assai diffuse nel territorio francese (una di esse è presente in Italia, a Loreto, per precisione).Un altro aspetto particolarmente sacrale per i Templari, di sicura derivazione pagano- celtica, era il sangue, fluido vitale per antonomasia che lega le generazioni del passato con quelle del presente. Il sangue, un tempo, era materialmente presente nella festa dei morti, così come nei momenti più salienti delle religioni politeiste e monoteiste, proprio quando si compivano i sacrifici in onore dei defunti o delle divinità. Il sangue, con la sua componente sacrale, compare, ancora una volta, nella letteratura del ciclo del Santo Graal, inteso come Sang Rèal, ossia come Vero Sangue, Puro Sangue (la Sangria, il vino tinto spagnolo che è sempre presente nei riti e nelle agapi neotemplari).
Il tema del viaggio verso il mondo parallelo, il tema del doppio, delle immagini allo specchio, della vita dopo la morte, del mondo sotterraneo, del sangue, delle forze dell’irrazionalità, della magia e della fantasia sono presenti, tutti insieme, anche nella misteriosofia del Priorato di Sion che condivide con i Templari il pensiero e la religione dei celti e dei galli. L’Ordine di Zyon affiliava particolarmente gli artisti che esaltavano la ribellione nella ricerca di quella celebrità che rende immortali. Per citarne almeno tre, ricordo: Jules Verne (sulla cui tomba è stato scolpito il corpo dello scrittore nell’atto di “resuscitare”), Oscar Wilde (celebre per il ritratto di Dorian Gray che invecchia e si abbruttisce al posto del protagonista) e Jean Cocteau. Quest’ultimo fu un pittore “ribelle”, visse in Costa Azzurra, fu amico di Picasso ma soprattutto fu Gran Nocchiero del Priorato di Sion, almeno fino ai primi anni Cinquanta, periodo nel quale diventa un estimatore dei regimi comunisti dell’Est europeo (nel 1955 nasce il Patto di Varsavia). Come Gran Nocchiero, in riferimento al mitico Caronte (colui che, nella mitologia greca, a bordo della sua nave, sull’Acheronte, accompagnava il defunto a raggiungere l’al di là), Cocteau, che era un fervente esoterista, non considerava Gesù come il vero Messia dell’Umanità (come si vede in molti dei suoi dipinti) né tantomeno credeva nella tradizione europea della religione cristiana. Da buon seguace della Tradizione magica della religione pagano-gallo-celtica, ma in special modo di quella greca (come Nicolas Poussins), invero, era propenso ad esaltare nelle sue rappresentazioni le divinità greche dell’irrazionalità, della pulsionalità e degli abissi, quali Dioniso e Poseidone, così tanto che, accanto alla sua tomba, fece collocare un Tridente di metallo (il mitico strumento del potere degli Abissi, con il quale Poseidone, primo re di Atlantide, provocava i maremoti). Quel tridente che l’iconografia cattolica, quando il cristianesimo militante intese spazzare via il paganesimo, assegnò al diavolo, lo stesso che si vide attribuire anche un paio di corna, un tempo doppia protuberanza presente sulla testa del mitico dio pagano greco Pan, quello che scorazzava nella Regione dell’Arcadia, tanto per intenderci.Inoltre, il fleur du Lys, il Giglio francese, ben rappresentava per Cocteau, ancora una volta, il simbolo del mitico regno degli abissi e dell’oscurità, Ys, un’isola sprofondata nelle profondità dell’Oceano, nella notte dei tempi, simile all’Atlantide di Platone, composta, come quella del racconto greco, da una razza di superiori eletti, tecnologicamente avanzati ma che “vivono immortali, nascosti agli occhi degli uomini della superficie”. Infine, come da disposizione testamentaria, il dandy pittore francese si fece inserire nel coperchio della sua bara uno specchio un po’ kitsch. Che cosa doveva o non doveva riflettere lo specchio? Vi chiederete. L’ossessione di Cocteau per il mito del doppio, delle immagini allo specchio è spiegabile anche in riferimento alla mitologia vampiresca della Romania, della Bulgaria e della penisola Jugoslavia, ben diffusa anche tra le popolazioni dei Pirenei, particolarmente in quel di Rennes Le Chateau (dove il Priorato di Sion aveva una base operativa) e che, da secoli, affascina un fiume di artisti, non da ultimo, il defunto cantante americano Michael Jackson (vedi il video-clip di Thriller). Come sapete benissimo, la mitologia vampiresca è simile, e per certi versi, è identica a “quella dei morti che tornano in vita” della festa di Halloween. Questa leggenda
“Riguarda quell’essere che si nutre di sangue, che non ha ombra né si riflette negli specchi, che dorme nella bara, che è immortale, che si muove nella notte e si trasforma in pipistrello o in lupo mannaro, a suo piacimento…"
Ai confini della Realtà, nella Twilight Zone ma non troppo…
See you in the next few months!
Happy Halloween!

sabato 16 ottobre 2010

SONO SEMPRE SUL PEZZO... TEMPLARE

Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

come avete potuto notare, questo blog (come gli altri) non è stato aggiornato con nuovi post da alcuni mesi. Il motivo è semplice: collaborando con varie testate giornalistiche, televisive e non, mi è stato chiesto, comprensibilmente, di ridurre sensibilmente la frequenza dei miei post.

Così vi avverto che i prossimi post, salvo un mio ripensamento, avranno cadenza trimestrale o quadrimestrale.



sabato 31 luglio 2010

P1, P2, P3…OPUS DEI, COMUNIONE E LIBERAZIONE, NUOVI TEMPLARI E CHI PIU’ NE HA, PIU’ NE METTA…


Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto dopo avermi visto ospite della diretta tv “In tempo reale”.

A Marco (che dice di essere un sincero leghista) dico che, da patriota e sincero democratico quale sono io, non potevo non ricordare, in trasmissione, che la Chiesa cattolica si oppose all’Unità d’Italia, per tutta una serie di ragioni. Certamente i padri della Patria come Garibaldi, Mazzini o Cavour non avrebbero mai potuto prevedere che la nostra povera Italia sarebbe stata mangiata, anzi, divorata dalle lobby e dalle mafie e, ad onor del vero, è giusto rammentare che i principali “problemi politici” dell’Italia e la sua decadenza morale coincidono con la discesa in campo dei cosiddetti movimenti politici e partiti “d’ispirazione cristiana”… e qui, per il momento, mi fermo!

Ogni mattina di quest’estate, apriamo un giornale o vediamo un telegiornale che ci parla di affaroni, di gruppi segreti che condizionano la vita della Nazione, di questa cosiddetta P3, anche se la massoneria pare non c’entri nulla (questo non esclude che molti degli indagati facciano o abbiano fatto parte di logge più o meno regolari, più o meno segrete).

Beh, la P2 di Licio Gelli era ben altra cosa: aveva dalla sua parte l’appoggio incondizionato di settori politici americani e dell’ intelligence atlantica, godeva dell’aiuto sostanziale di qualche illustre e potentissimo democristiano, flirtava con molti cardinali e vescovi della curia romana, aveva ramificazione per ogni dove… ma c’era un cemento, un collante che faceva finire tutto sotto il tappeto, affari e porcherie comprese. Questo cemento, anzi questa excusatio, si chiamava “lotta al comunismo internazionale”! Caduto il muro di Berlino e caduto il cosiddetto “pericolo rosso”, ogni riedizione di quel tipo di lobby può essere solo la ricerca spasmodica ed incondizionata del potere fine a se stesso, senza giustificazione, senza alcuna morale.

Vorrei aggiungere qualcosa. Nella stessa trasmissione mi è stato chiesto quali siano le somiglianze tra massoneria e Opus Dei. Ci sono similitudini tra le due organizzazioni ma ci sono anche molte differenze, a partire dal fatto che l’Opera è una diocesi delle diocesi, quindi, se ci fosse un problema di segretezza, così come molti hanno evidenziato, bisognerebbe rivolgersi direttamente in Vaticano per saperne qualcosa di più. Il Vaticano, di questi tempi, però, vive altre gravissime difficoltà, a causa dei molti casi di pedofilia che vedono coinvolti i suoi preti, i suoi vescovi, i suoi cardinali, sia per l’aspetto del reato direttamente commesso dai suoi prelati sia per le coperture ed agevolazioni fatte da varie eccellenze ed eminenze nel passato.

Ci sono poi un nutrito gruppo di pentiti e soprattutto pentite, ex numerari ed ex numerarie, che indicano l’Opus Dei come una vera e propria sètta!

Un po’ meno ramificata dell’Opus Dei ma sempre attenta alla gestione del potere e in stretti rapporti con la politica è la Fraternità di Comunione e Liberazione, chiamata volgarmente C.L., il cui meeting annuale di Rimini, si è scoperto da poco tempo, è sovvenzionato dalla Regione Lombardia del governatore ciellino Roberto Formigoni a suon di centinaia di migliaia di euro.

E che dire, infine, dei nuovi templari? Che dire, oltre quello che ho sempre detto?

C’è n’è per tutti i gusti: persone che cercano una dimensione spirituale new age, magnoni all’hosteria, organizzatori di meeting e falsi tornei di scherma, venditori di patacche e di mantelli medievali, venditori di falsi ordini cavallereschi ma non solo: c’è chi si appropria di simboli e di nomi notoriamente satanisti, c’è chi pensa di costruire una struttura di potere, c’è chi pensa di riconquistare la Terra Santa ( sic!) e c’è persino chi fonda partiti politici.

Tutti questi neoammantellati dovrebbero ricordare che i Templari non esistono più, che mai più esisteranno e che, mettendosi divisa e mantello, non solo diventano automaticamente scomunicati dalla Chiesa (ma di questo non frega niente a nessuno, possono ribattere lor signori) ma che per di più fanno ridere e sorridere chi dovesse incontrarli in qualche chiesa o mentre sfilano nelle Fiere, nei Palii delle contrade delle loro città (questo fatto interessa molti per la decenza, almeno). Ma ‘sti quattro cavalieri, con relative dame da passeggio, non sanno che i Templari, dichiarati eretici nella bolla Vox in Excelso, morirono bruciati sul rogo proprio per volontà del Pontefice regnante del tempo, al secolo Clemente V e del re di Francia, il cristianissimo Filippo IV il Bello?

Diversamente da costoro, il blogger Marco, il leghista, ne è al corrente, come è al corrente che un certo ex generale della Guardia di Finanza, ora in pensione, neotemplare di primo piano di Roma e vice-presidente di un piccolissimo partito politico (che fa molti meeting con onorevoli del centro destra e al quale aderisce un notissimo gran priore neotemplare de Roma, un ex alto dirigente ministeriale che tuona contro i magistrati…) ha recentemente e pubblicamente lanciato i suoi strali contro Radio Padania Libera, la radio della Lega Nord, il movimento politico al quale appartiene il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il noto on. Umberto Bossi, al secolo, il senatùr. Chissà, mi chiedo, se questi politici del Nord sono al corrente delle esternazioni dell’ ex generale neotemplare...

Beh, mi direte voi cari bloggers, non c’è niente di nuovo, molti neotemplari fanno politica e molti neotemplari hanno indossato o indossano un'uniforme, appartenendo chi alle Forze Armate e chi alle Forze dell’Ordine. E’ vero, è vero…. ma è anche vero che il suddetto ex alto ufficiale non conosce la storia degli ebrei (come da annotazione giuntami da un esponente della suddetta comunità), che non conosce il latino, che non conosce neppure una stilla di storia templare o medievale. Leggendo quell’articolo, però, francamente, non vedo un granchè di provocatorio nei confronti della Lega di Bossi. Semmai c’è una banale esternazione condita di puerilità espressa in un italiano macaronico e in salsa pressappochista con tanto di spadone e girarrosto. D’altra parte quelle opinioni sono politiche e per quanto puerili possano essere considerate, a me, schifato dalla partitocrazia, non interessano affatto.

La mia non è una difesa d’ufficio di quell’ammantellato, ci mancherebbe altro, è una semplice constatazione. Come è una constatazione osservare che ex alti ufficiali o ex dirigenti ministeriali di marca neotemplare si buttano a capofitto nella politica, tanto da far nascere il legittimo sospetto che costoro abbiamo vissuto, anzi sguazzato, in quel milieu che ha consentito loro di raggiungere quei traguardi professionali che, in virtù delle loro forze, non sarebbero mai stati capaci di conseguire. Basti vedere quali e quante castronate dicono in relazione alla storia dell’Ordine per accorgersi quale è il tasso dei loro neuroni!

D’altronde, le raccomandazioni nello Stato chi le fa se non il politico di turno o meglio, come è sotto gli occhi di tutti, i vari politici che compongono le varie P3 che, da sempre, inquinano la vita della Nazione? Ma non scandalizzatevi, questo costume tutto nostrano è stato ereditato dai regnanti borbonici…

Saverio, invece, mi ha fatto leggere un articolo tratto dal settimanale l’Espresso, intitolato “Gelli, tangenti, amici e trame” di Lirio Abbate e Paolo Biondani, nel quale si fa riferimento ad un’indagine della magistratura di Verbania nei confronti di un gran priore neotemplare, un colonnello della Guardia di Finanza (che è stato inquisito per associazione a delinquere) che stava costituendo un gruppo occulto e di potere in grado di condizionare la vita democratica del Paese e che era in stretto contatto con il notorio ex capo della P2.

In questo gruppo neotemplare, si legge nelle carte dell’istruttoria, “erano radunati militari, politici, dirigenti ministeriali, direttori di banca, magistrati, industriali” e gli immancabili faccendieri di turno. Ma guarda un po’…

Ma perché vi stupite, ancora, cari bloggers? Non sapete che le lobby sono un patrimonio culturale, politico e sociale delle democrazie liberali, come disse un celebre faccendiere italo-americano nel 2006 (già inquisito per associazione segreta)???

Ma che almeno siano palesi e legali…queste lobby… così mi verrebbe da dire, pensando di interpretare il pensiero di tutti i blogger che amano l’onestà e la Verità.

Degli altri non sappiamo che farcene, vadano pure ad indossare un mantello di carnevale e si ubriachino in qualche osteria con vino di quart’ordine ma per favore, che evitino di parlare e di straparlare di sospensioni templari, di regole latine e francesi, di comparsate televisive di pseudo-esperte templari, dei vari Ego Kaghitto e via dicendo…che già i templari, quelli veri, al solo sentirli strombazzare, si rivoltano nella tomba!

Buona estate a tutti!

Michele Allegri

sabato 5 giugno 2010

VOYAGER (O KAZZENGER?) NON PIACE AI NUOVI TEMPLARI!

immagine tratta dal sito
http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozzaalive&video=38524


Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

dopo un po’ di tempo, torno a parlare dei nuovi Templari. Come sapete, quest’anno è stato dedicato alla produzione e alla messa in circolazione di due opere che hanno avuto il pieno gradimento del pubblico e della critica.

Ad “Elvis e il Priorato di Sion” è stata persino dedicata una puntata dalla fortunatissima trasmissione di Maurizio Decollanz, Rebus-questioni di conoscenza (Odeon tv) che potete rivedere ciccando sul link qui a lato, tratta da Rebus Tube.

Con “Io sono ciò che mangio” ho chiuso, il 22 maggio, la rassegna di letteratura gastronomica che ha visto una partecipazione di pubblico senza precedenti. In quest’ultimo periodo, poi, sono stato intervistato in talk-show televisivi e da un paio di mensili di approfondimento culturale.

Debbo dire che sono grato a tutti coloro che apprezzano il mio modesto lavoro che, da cinque anni a questa parte, svolgo solo ed esclusivamente al servizio del ristabilimento della Verità ultima, girando, in lungo e largo, per piazze e città. Infatti, posso dire con fierezza che io mi sento molto a mio agio quando mi trovo tra la gente, quella in carne ed ossa, quella che capisce i tuoi sforzi, quella che non ti abbandona mai, quella che ti sostiene e non si fa imbrogliare dai mestatori di turno!

Le presentazioni dei miei libri, per il momento, sono concluse. Abbiamo esaurito tutte le copie e ci apprestiamo a prepararci per la nuova uscita del mio quarto libro che svelerà al pubblico la vera religione dei Templari! Una pubblicazione voluminosa che, vi anticipo sin da subito, solleverà sconcerto e toglierà il sonno agli imbroglioni. Questa pubblicazione chiuderà, in bellezza, il mio interesse per l’argomento. Una passione che è nata con la stesura di “Dossier: i nuovi Templari” ed è maturata con questo blog.

Ed è ai nuovi Templari o neotemplari, come si è soliti chiamarli, che dedico questo post.

Un lettore, da Torino “mi ha scritto in una lettera” che ultimamente si sarebbe svolto un meeting
(che parola grossa!) dei nuovi Templari (non so a quale riunione si riferisca).
Tommaso, così dice di chiamarsi, o meglio Don Masino, come lo chiamo io, visto che si definisce un “ex affiliato neotemplare pentito”, riferisce che si sarebbe riunito “il fior fiore degli smerciatori di balle col mantello”, per usare un’espressione cara al cattolico medievista Franco Cardini.

Oggetto della riunione:

“Critiche alla televisione che discute senza criterio di storia templare”. In particolare, sarebbero state riversate “frecciatine templari” alla Frale, che lavora alle dipendenze dell’Archivio Segreto Vaticano, per le sue costanti e continue passerelle nella trasmissione di Raidue Voyager, di Roberto Giacobbo. Voyager, a detta di lor signori, non sarebbe ritenuta un format di approfondimento culturale, soprattutto in relazione alla storia del Tempio: si mischierebbero in un pot pourrì indiscriminato puntate dedicate allo spiritismo, a strani esseri volanti, ad egittologia, un tanto al chilo, ai mostri sottomarini, ad esperienze pre-morte…

Che io sappia, Roberto Giacobbo non è solito preparare minestroni, avendo alle spalle una struttura di supporto che lo aiuta ad impostare le puntate. Penso alla dott.ssa Valeria Botta o ad Adriano Forgione, direttore di Fenix. Se Voyager, per farvi un esempio, dedica una puntata a parlarci all’esistenza dell’Uomo-Falena negli U.S.A., non dobbiamo pensare, per forza, che ci stia tirando una sòla. Io non credo all’esistenza dell’Uomo-Falena, però voglio che se ne parli liberamente. Questo è il mio ragionamento, che non trova riscontro nei “fratelli ammantellati del Tempio”.

Il dott. Roberto Giacobbo, ultimamente, ha pubblicato un libro dedicato proprio ai cavalieri del Tempio (quelli veri) e al loro tesoro nascosto. Se lo sfogliate, potrete vedere che il primo libro che viene citato nella bibliografia è proprio il mio, “Dossier: i nuovi Templari” e questo dimostra quanto il mio lavoro abbia… “tracciato la strada per molti”.

Mi viene da sorridere quando penso che alcuni nuovi templari (non tutti, per carità), stretti nei loro mantelli di carnevale e legati tra di loro da vincoli di giuramenti segreti, non risparmiano critiche a chi la pensa diversamente da loro. Tra pseudo-gran priori, falsi professori medievisti, autoproclamatisi dottori, falsi sociologi in sovrappeso, sindacalisti in divisa, una cartomante-massona, teatranti peripatetici, legionari retrò, frequentatori di presentazioni di libri in Vaticano (solo dalla parte del pubblico, però) e pastarellari vari…non si sa più come definire questa massa informe e mal informata che non sa nulla di storia templare.

In sala, per l’occasione, pare ci fosse un noto esponente neotemplare che, dopo essersi prodigato a rifornire di noccioline e bibite gli ascoltatori (i soliti quattro parenti e fratelli di arma), si sarebbe cimentato nell’imitazione che l’attore Crozza, su La7, fa di Roberto Giacobbo, la cui trasmissione è chiamata dal comico genovese col termine spiritoso di Kazzenger, forse perché il critico Aldo Grasso, dalle colonne del Corriere della Sera di mercoledì 5 maggio, ha scritto un articolo intitolandolo “Le balle spaziali di Giacobbo”.

Non è un caso che il neotemplare in questione, che si definisce cattolico-gnostico, sia chiamato dai suoi confratelli anche con il termine di “U tignusu”, il calvo, in dialetto siciliano. L’imitazione che Crozza fa di Giacobbo, sarebbe, allora, la celebre prova goliardica cui il nuovo templare deve sottoporsi per essere innalzato dal rango di cavallerizzo e a quello di commendatore?

Quella spiritosa e “militaresca” riunione sarebbe avvenuta sotto l’occhio vigile (sic!) di uno dei relatori più svegli che il mondo neotemplare ricordi da cent’anni a questa parte, uno in grado di offuscare la celebrità del callista Fabrè Palaprat, inventore del movimento neotemplare.

Stiamo parlando nientepopòdimeno che del panciuto Lucky Luciano, superiore diretto di U’ tignusu ed inventore del gioco di templaropoli. S.E. (Sua Eccellenza per i profani, Sua Escremenza per gli iniziati) Lucky Luciano avrebbe esposto agli uditori (già tormentati per il lungo viaggio e lo scarso buffet) un documento senza precedenti. Si tratterebbe della mitica carta igienica del Conte della Forcoletta, sulla quale sarebbero incise le formule di “rito templare” passate alla storia come il documento dell’Ego caghitto.

Ma c’era bisogno di una riunione di gabinetto neotemplare per mettersi così in ridicolo, ancora una volta? Contenti loro…

Concludo, segnalandovi cose più serie, in particolare due film storici che “aprono gli occhi”.

Il primo, Agorà, riguarda la filosofa e astronoma Ipazia la quale, centinaia di anni prima di Keplero, capì che la Terra era rotonda e che i pianeti ruotavano interno al sole. Di fede pagana, si rifiutò di aderire al credo cristiano secondo il quale, per dogma, la Terra era piatta ed era il Sole a girare intorno alla Terra. Per questo rifiuto San Cirillo la condannò ad essere lapidata viva.

Il secondo film è La Papessa, la storia della prima donna pontefice. Consiglio la visione di entrambi ai Legionari di Cristo che, per fortuna loro, hanno smesso di scrivermi… visto che hanno qualche piccolo problemuccio di cui preoccuparsi.

Un saluto a tutti!

Michele Allegri

martedì 6 aprile 2010

LA SINDONE DEI LUSIGNANO




Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

in questo periodo moltissimi lettori e alcuni giornalisti televisivi e della carta stampata mi chiedono di esprimere un’opinione sulla Sacra Sindone, soprattutto in relazione all’ipotesi che fosse una reliquia tenuta in custodia dai cavalieri dell’Ordine del Tempio.
Ho rilasciato interviste sul caso e a molti di voi ho risposto privatamente ma voglio dedicare a questo tema un post.
Per prima cosa, la Sindone di Torino è senza dubbio un falso d’autore. Chi l’ha fabbricata ovviamente voleva che i pellegrini cristiani ritenessero che quella figura impressa fosse il corpo di Gesù di Narazeth. Sul telo, infatti, compaiono i segni inequivocabili di una crocifissione romana con tanto di flagellazione e segni sulla fronte del condannato, “come fosse stata messa sulla testa una corona di spine”. Un’evidente parodia del martirio di Gesù.
Il telo è del periodo medievale (come risulta dalla datazione con radiocarbonio C14) ma ciò non esclude che l’immagine possa essere stata “fabbricata” anche nel Rinascimento. Difatti, possiamo dire che il telo sindonico, che sarà di nuovo mostrato a Torino a partire da questo mese, è lo stesso che fu rattoppato dalle suore Clarisse di Chambery nel 1534/35, dopo che aveva subito un parziale incendio.
Da dove venga questo telo, non possiamo stabilirlo con certezza. Possiamo ipotizzare (alcuni lo hanno fatto) che il falsario fosse un genio del Rinascimento e che utilizzasse materiale di recupero di epoca medievale, che fosse esperto di anatomia umana, che sapesse scrivere al contrario, che s’intendesse di studi di chiari e scuri e di processi chimici. Uno al quale fosse stata commissionata una beffa, una parodia dell’immagine di Gesù, in barba ai credenti (nessun dato, nemmeno i Vangeli ci dicono che Gesù avesse la barba o fosse alto 1.85, come nel caso dell’Uomo della Sindone).
Un nome che mi viene in mente, come probabile autore del falso, è quello di Leonardo Da Vinci, forse perché le suore Clarisse annotarono nel loro diario l’inizio e la fine dei lavori di rammendo, il 16 aprile e il 2 maggio, le date di nascita e di morte del genio fiorentino. Ma c’è un particolare interessante che riguarda il diario delle suore che, per ora, non svelo perché sarà oggetto di un mio articolo che sarà pubblicato, a maggio, su una rivista specializzata.
C’è anche chi è riuscito a “rifare” la Sindone usando strumenti che erano in uso nel periodo medioevale/rinascimentale. Penso ad Irene Corgiat o al prof. Garlaschelli che hanno prodotto
“opere” belle tanto quanto l’originale.
Per quanto riguarda il rapporto del telo con i Templari, non nascondiamoci dietro un dito: tutti noi, che siamo studiosi della storia dell’Ordine del Tempio, ci siamo cimentati e confrontati con le tesi dello storico inglese Ian Wilson. Un tesi, ormai jurassika…mi verrebbe da dire.
C’è poi chi vuol proseguire su quella vecchia e tortuosa strada, cercando sul telo prove e conferme di quella tesi, tipo scritte in turco e in bizantino. Ebbene, come ha dichiarato il prof. Balosssino, sindonologo italiano, eventuali scritte che si potevano scorgere nelle foto della Sindone del 1931, oggi non sono più visibili… oggi che abbiamo a disposizione una tecnologia avanzatissima…chissà perché?
Vengo al succo del discorso di questo post. I Templari custodivano la Sindone? O meglio: i Templari erano stati custodi di una Sindone?
Non proprio, sarei propenso a dire, leggendo i fatti dal punto di vista storico e trascurando le leggende sul caso. Semmai alcune famiglie nobiliari europee, che avevano a loro disposizione la cavalleria templare sin dal 1118, tenevano in custodia un oggetto sacro che potremmo definire telo sindonico. Faccio riferimento per esempio ai De La Roche, che portarono il vero telo (che non è quello di Torino) ad Atene e poi a Besançon oppure ai Lusignano-Savoia che acquistarono un telo nel 1453 (non sappiamo se sia quello di Torino) dai discendenti dei De Charny. Altra domanda: ma quei De Charny che possedevano un telo sindonico sono gli stessi De Charnay che avevano responsabilità nell’Ordine templare? Non è dato saperlo, niente lo conferma e niente lo esclude. Si sa, invece, che i vescovi di Lirey, Henry de Poitiers e il suo successore Pierre d’Arcis, dichiararono pubblicamente che il telo che era in possesso dei De Charny era stato fatto “ad arte” da un abile artista ed era una sorta di dipinto.
I vescovi accusarono i De Charny e il decano di Lirey di approfittare di questo imbroglio per arricchirsi alle spalle della gente. Per ordine dell’antipapa Clemente VII, la famiglia De Charny, alla fine e suo malgrado, dovette ammettere che quella Sindone era un falso, una riproduzione del vero telo che avvolse Gesù, una pittura. Ma se pensiamo che la Sindone di Torino non è un pittura, allora, è chiaro che non stiamo parlando dello stesso telo.
Sappiamo che l’immagine sindonica è provocata da alterazioni delle fibre di lino o per calore o per processo chimico e quindi, almeno per le ricerche che sono state eseguite fino a questo momento, vi è assenza di colori.
Probabilmente il “vero telo sindonico” era in mano ai De La Roche e stava, appunto, a Besançon che è vicina a Lirey. Questo telo andò perduto durante la Rivoluzione Francese (i nobili lo misero al riparo dal movimento di scristianizzazione del 1789). Un esponente dei De La Roche, priore del tempio di Parigi, iniziò nel 1265 Jacques De Molay all’Ordine ma i templari, come sappiamo dai documenti storici, non adoravano la sindone bensì un idolo barbuto e terrificante, una testa che baciavano e cingevano con cordicelle.
Infatti, come sta scritto nei verbali della Santa Inquisizione del 1308, “I templari avevano degli idoli in ogni provincia”.
Non un idolo ma molti idoli e in molte province, molte teste di morto che ci rimandano alle zucche di Halloween, la festa dei morti viventi, la festa celtica dell’Oltretomba.
Secondo la tradizione celtica, le teste magiche portavano fortuna ed erano dispensatrici di ricchezza per chi le adorasse. Una testa di donna fu persino trovata nel Tempio di Parigi. Si tratta di idolatria, di riti in onore alle potenze degli inferi che i Templari praticavano durante i loro capitoli segreti.
E non dimentichiamoci che era tradizione per i Templari sputare sulla croce e rinnegare la divinità di Gesù (vedi Documento di Chinon).
Se i Templari avessero posseduto il telo di Gesù, gli inquisitori domenicani avrebbero assolto i Templari dalle accuse di eresia e di idolatria in quanto la Chiesa incoraggiava la venerazione delle vere reliquie, mentre condannava la venerazione e il traffico di quelle false (Concilio Laterano del 1210).
In questa storia turbinosa, come ci è dato sapere, entra in campo la famiglia Lusingano.
Come è risaputo, i Lusignano sono i signori di Stenay (il comune che ha come stemma un diavolo rosso e cornuto). Il nome della cittadina viene, secondo gli storici, dal nome del dio Saturno, il dio dell’inversione e della sovversione, dalla Chiesa paragonato a Satana, la cui festa, a Roma, era celebrata, il 25 dicembre (i Saturnalia).
I Lusignano pretendevano di essere i discendenti di una essere mostruoso ma dispensatore di fortune. Stiamo parlando della celebre sirena o fata Melusina (Mérè Lusine, madre perduta o madre dei Lusignano). La fata che si accoppiò con Raimondo di Lusignano, il cui discendente sarà un capo templare e il re di Gerusalemme, si trasformava, ogni sabato, in un serpente di mare.
I suoi figli, erano brutti ma invincibili similmente ai Titani.
Melusina aveva persino un castello, sulla cui torre, tutti i sabati, saliva e richiamava dal circondario i lupi mannari con il suo grido di sirena, volteggiando in aria. Prima del Medioevo, Melusina era ritenuta dalle popolazioni francesi, un essere buono, dispensatore di fortune. È solo con l’avvento della Santa Inquisizione che Melusina viene rappresentata come un essere infernale.
I Lusingano, come la storia ci insegna, non erano partigiani della chiesa cattolica, avevano fama di essere maghi e stregoni, erano imparentati con i re merovingi e con gli Hautpoul, signori di Rennes-le-Château. Appoggiarono i Catari contro le milizie papali durante la Crociata contro gli Albigesi. A loro non interessava la figura di Gesù.
I Lusignano erano di religione pagana ed avevano una forte devozione nei confronti del leggendario Meroveo, il re taumaturgo, figlio di una donna e di un mostro marino, il Quinotauro.
Secondo alcune leggende diffuse nel Sud della Francia, in Svizzera e in Belgio, i Lusignano custodivano in una grotta, sotto una montagna, il corpo di un essere immortale, di un re-dio che sarebbe stato capace di ridestarsi dal sonno della morte, la cui tomba è rappresentata nel celebre quadro di Nicolas Poussin, i Pastori di Arcadia… con tanto di motto Et in Arcadia ego… (l’Arcadia, per i Greci, era l’entrata nel regno dei morti).
Che un telo in possesso ai Lusignano abbia avvolto quel corpo che “nascosto in una grotta, attende di resuscitare”?


mercoledì 17 marzo 2010

SONO IN ARRIVO... TANTE BELLE NOVITA'

Arcimboldo, Il libraio






Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

sono reduce da un tour de force. Quattordici presentazioni dei miei libri, la maggior parte delle quali sono state dedicate ad “Elvis e il Priorato di Sion”, che hanno visto partecipare un folto pubblico, attivo e sensibile ai vivaci dibattiti che hanno concluso gli incontri. Ci sono state anche un paio di conferenze più ristrette, riservata alla storia dell’Ordine del Tempio, con amici ed ospiti d’eccezione.
Il vivo interesse che c’è attorno alle mie ricerche ha spinto una nota Istituzione internazionale a mettersi in contatto con me. Mi è stata offerta la possibilità di essere presente ad un meeting mondiale con rappresentanti diplomatici di 160 Nazioni.
Con ogni probabilità, l’incontro si terrà in un Paese della U.E. Sarò l’unico scrittore presente. Gli organizzatori vogliono che io faccia una relazione dettagliata per stabilire il legame tra l’Ordine del Tempio e il Priorato di Sion, due soggetti che, come sapete, sono al centro dei miei studi da decine di anni. Gli organizzatori contano molto sul mio lavoro.
Vi informo, inoltre, che chiuderò il Festival Nazionale di Letteratura Gastronomica, con la presentazione del libro “Io sono ciò che mangio” ma non solo.
Ci sono anche altre grandissime novità che riguardano il mio quarto libro… non abbiate fretta di leggerlo, io, intanto, sto scrivendo il quinto…
Vi terrò informati!

Un caro saluto a voi tutti che mi seguite sempre con vivo interesse.
Michele Allegri

domenica 17 gennaio 2010

I PERSEGUITATI




Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

che i miei post e i miei libri (che fanno riflettere) diano fastidio, lo sapete tutti ma proprio tutti. E’ da anni che nei miei confronti è iniziata una vera e propria "caccia allo scrittore". Vi ricordate, per esempio, di quel tale che si firmava “Roberto Guiscardo” che assieme ai suoi amici “mi stava organizzando un bella risciacquata”, lo stesso che scriveva che nei sarei "uscito con le ossa rotte"? Sono sempre gli stessi! Ci sono ex frequentatori di osservanze neotemplari, simpatizzanti di estrema destra, ammantellati vari, integralisti cattolici (che nulla hanno a che spartire con la dottrina cristiana), pseudo docenti, pseudo gran priori del Tempio, lettori dei libri di Demurger, della Frale, di Bordonove e chi più ne ha, più ne metta.
Intanto lor signori non hanno mia saputo contestare una sola affermazione storica o cronachistica di quello che ho scritto nei miei libri e nei miei post a proposito della storia templare, mentre io ho dimostrato, anche nel mio precedente post dedicato al documento di Chinon, che i Templari furono assolti da papa Clemente V perché si pentirono di aver praticato riti anti-cristiani. In quell’epoca, infatti, chi si discostava dalla dottrina cattolica era perseguitato a tal punto che se ne chiedeva, nove volte su dieci, la morte con il rogo. Così bruciarono sulle pire eretici, ebrei, mussulmani, Templari ma soprattutto donne, le quali, se solo si azzardavano a impratichirsi con le erbe, erano ritenute streghe che copulavano con il demonio.
Come ha scritto recentemente Dacia Maraini sul principale quotidiano del Paese, “Come non ricordare le tante donne bruciate vive perché considerate eretiche da una Chiesa feroce e superstiziosa?”. Quest’integralismo a senso unico diventa predominante nelle fedi che, come ha scritto Philippe Simmonot, aspirano al monopolio e all’alleanza con uno Stato che garantisca loro questo monopolio in un determinato territorio. Ecco, quindi, dice Simmonot, che davanti alle contestazioni interne ed esterne “il clero non ha altra risorsa che rivolgersi al magistrato civile perché persegua, distrugga o scacci i suoi avversari come disturbatori della pace pubblica”.
Ma oggi la Chiesa cerca di allontanarsi da quelle posizioni. Giovanni Paolo II ha chiesto scusa per i molti errori commessi dai suoi predecessori. Come non ricordare di quando i Papi facevano bruciare i libri ebraici o di come papa Paolo IV istituì nel 1555 il ghetto, "riducendo gli ebrei a miseria economica, culturale, privandoli di alcuni dei più fondamentali diritti”, come dichiarò Giacomo Saban nel 1986.
Oggi, 17 gennaio, antica festa celtica, cristianizzata con la festa di San Antonio, la Chiesa di Roma è solita incontrare in sinagoga i “fratelli maggiori”, gli ebrei. Pur con le costanti polemiche di esponenti della comunità ebraica nei confronti delle posizioni di Papa Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi, gli incontri tra cristiani ed ebrei sono votati al dialogo aperto e sincero.
La stella di David, antico simbolo, conosciuto fin dall’età del bronzo, apparso per la prima volta ufficialmente nel Talmud di Babilonia, è simbolo di unione tra microcosmo e macrocosmo. Rappresenta l’Uomo, quindi, noi tutti. E’ simbolo principe anche di alcune famiglie nobiliari legate all’Ordine del Tempio, presente per esempio, nella chiesa di Rennes-les-Bains, ad un tiro di schioppo dalla più celebre Rennes-le-Château.
La Chiesa cattolica non ha mai preso posizione per riabilitare i Templari, né un Papa ha mai emanato un documento ufficiale per scusarsi di ciò che fece Clemente V. Nonostante questo, c’è chi, come la dott.ssa Barbara Frale, archivista del Vaticano, afferma a giorni alterni che i Templari non erano eretici e che una parte di loro lo era diventata.
Ma qual è la posizione ufficiale della Chiesa cattolica riguardo a questo fatto?
Semplicemente non c’è! La Storia è rimasta invariata: i Templari sono considerati eretici, degenerati e per questo furono arsi vivi. Il paganesimo praticato dalle famiglie alla testa dell’Ordine non poteva essere accettato!
Che il mondo cattolico non sia compatto e che non abbia una posizione unica sulla storia dell’Ordine del Tempio, lo dimostrano le aperte contestazioni di “autori di matrice cattolica” ad alcuni libri della dott.ssa Frale, quelli che riguardano i Templari e la Sindone. Tutto ciò fa nascere alcune legittime domande:
- Dal momento che la dott.ssa Frale afferma che i Templari custodivano la Sacra Sindone e che quel telo che sta a Torino è lo stesso con cui fu avvolto Gesù, perché Monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione Diocesana per la Sindone, ha detto che le scritte sulla Sindone “non trovano riscontri”?
- Perché la stessa archivista del Vaticano è contestata da studiosi cattolici del calibro di Andrea Nicolotti, dell’Università di Torino, e da storici medievisti come Massimo Vallerani, che arrivano persino a dichiarare alla stampa che la dottoressa “ha isolato singole frasi da un contesto di interrogatori in cui i Templari confessavano anche di aver sputato sul crocifisso”?
Alla fine, una cosa deve essere chiara: anche se la dott.ssa Barbara si è sbagliata su molti punti della storia Templare, come io ed altri riteniamo, pur tuttavia è giusto che non sia perseguitata.


Seguiamo una massima del filosofo Voltaire: “Non la penso come te ma mi batterò perché tu possa esprimere la tua opinione”.

Opinione, ha detto Voltaire…




Michele Allegri