venerdì 17 gennaio 2025

17 GENNAIO: L’ANGELO GNOSTICO E ALCHEMICO DI TORINO

 

                                                                           


        

Care/i amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,

per chi voglia intraprendere, oggi 17 Gennaio, una piacevole gita a Torino, consiglio di far visita ad un monumento di significato esoterico che si trova al centro di Piazza Statuto, in quella porzione di territorio che, secondo molti studiosi, sarebbe una porta d’ingresso verso il mondo sotterraneo, quella che il sommo poeta Dante Alighieri, nella Divina Commedia, chiama in lingua latina Porta Inferi.


                                                                             






          

Si tratta del monumento ai caduti del Traforo del Cenisio-Frejus che collega l’Italia e la Francia, una grande opera di urbanizzazione ingegneristica compiuta grazie al talento di tre ingegneri. Il Monumento è formato da un ammasso di pietre non levigate che formano un corpo conico che è posto sotto i piedi di un Angelo alato che, con la sua conoscenza e immortalità, sovrasta e guida le potenze ctonie del mondo sotterraneo, rappresentate da sette Titani o Giganti marmorei.

                                                                               


Quest’imponente opera fu pensata nel 1871. Implementata grazie alla caparbietà del Conte Marcello Panissera da Veglio, fu realizzata nel 1879 da Luigi Belli, un giovane diplomato alla Regia Accademia delle Belle Arti.  Fu messa poi in Piazza Statuto, nello stesso luogo dove aveva sede un antico cimitero romano e, in modo tale che guardasse ad Occidente, là dove il sole tramonta per far spazio al chiaro di Luna.

In tutte le tradizioni religiose, i Giganti o Titani o Vigilanti, sono i figli nati dall’accoppiamento contro natura tra un’entità soprannaturale e le figlie degli uomini alle quali è stata insegnata l’arte della magia e della scienza. Nella tradizione ebraico-cristiana queste entità soprannaturali sono gli angeli alati chiamati anche “stelle del mattino”.

                                                                        

Non è un caso, infatti, che l’angelo alato del monumento di Piazza Statuto presenti sulla testa riccioluta una stella capovolta a cinque punte, un pentacolo alchemico che, nell’antica tradizione geroglifica egiziana, rappresenta la suprema conoscenza. Essa è anche la Rosa canina a cinque petali degli alchimisti e della letteratura trobadorica, la quale simboleggia la resurrezione in quanto questa rosa non richiede l’impollinazione incrociata per produrre i frutti. In pratica, essa muore e nasce sempre identica a sé stessa.

In fin dei conti, infatti, è un monumento in onore alla conoscenza e all’immortalità.

Buon 17 Gennaio!

martedì 7 gennaio 2025

ISIDE, LA MADONNA NERA.

 

                                                                 



                                                



Care/i amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,

una delle più importanti figure divine del pantheon dell’Antico Egitto è sicuramente Iside, sorella e sposa di Osiride ma anche madre di Horus. Il suo culto, legato alla magia e al recupero della salute, risale all’anno 2.400 a.C. per poi diffondersi velocemente in Grecia, in Roma e in tutto il bacino del mar Meditterraneo. Il suo aspetto fisico, di madre e nutrice è iconograficamente sovrapponibile a quello della Vergine Maria il cui culto ha sostituito quello isiaco, dopo averlo assorbito, a partire dal IV sec d.C.

Sia Iside che la Vergina Maria condividono alcuni appellativi e titoli come “stella del mare”, “Regina del Cielo” e “Vergine Madre”. Nell’Antico Egitto, Iside spesso veniva raffigurata in piedi su una mezzaluna o con i capelli attorniati di stelle.

A differenza delle statue del culto mariano, quelle di Iside però, si presentano con un’evidente colorazione scura che rappresenta sia la terra negra da cui tutto genera che il mondo dell’oltretomba, detto anche regno dei morti, del quale la dea egizia detiene la chiave d’ingresso.

Infatti, il simbolo principale di Iside è la croce ansata. Essa è una sorta di chiave fallica usata da questa divinità per aprire e penetrare nel regno degli inferi. Grazie alle sue potenti capacità magiche, Iside è in grado di strappare i morti dal regno sotterraneo per portarli di nuovo in vita, così come aveva fatto per il fratello e sposo Osiride il cui corpo, smembrato dal dio malvagio Seth, fu poi ricomposto dalla dea e risuscitato da Lei attraverso un magico soffio vitale.

Fin dagli albori, questa divinità pagana assunse su di sè i caratteri di Signora della Morte e della Vita, detentrice del segreto dell’immortalità e della magia i cui fedeli, sparsi per tutt’Europa, furono perseguitati dall’autorità dell’Impero Romano che ne vietò anche le manifestazioni pubbliche. Infatti, a Roma, il culto isiaco fece proselitismi tra le classi più povere e le autorità romane videro in esso un potenziale culto sovversivo delle Istituzioni. Il Senato, quindi, ordinò le persecuzioni dei seguaci del culto e la distruzione dei Templi di Nostra Signora ma in Roma non si trovò alcun manovale disposto a farlo. Le persecuzioni iniziarono sotto Giulio Cesare e proseguirono fino all’imperatore Tiberio. Subito dopo il culto di Iside conquistò le classi più elevate tanto che l’imperatore e generale Caligola ne divenne seguace, costruendo templi in suo onore, così come fecero in seguito anche Claudio e Nerone. Il culto isiaco ebbe però una battuta d’arresto nel IV secolo quando gli imperatori romani si convertirono al cristianesimo e ne fecero la religione di Stato. Nel 391 i cristiani distrussero il Serapeo di Alessandria che era il principale centro egiziano del culto di Iside la cui festa culminava, ogni anno, il 25 dicembre quando si commemorava la nascita di Horus, figlio di Iside.

Nonostante ciò, questa religione devota ad un’entità femminile soprannaturale di carnagione scura, Vergine e Madre, dispensatrice di guarigioni e di resurrezione, resistette e sopravvisse in alcuni luoghi particolari, anche sotto il cristianesimo. Infatti, si trovano ancora statue delle Madonne Nere in tutta l’Europa, dalla Francia alla Polonia, passando per il Regno Unito d’Inghilterra. La più imponente concentrazione è nel sud della Francia, in quella porzione di territorio che un tempo era chiamata Linguadoca là dove ebbero i natali l’eresia dei catari e la letteratura trobadorica e dove l’Ordine dei Templari aveva circa 1/3 di tutti i propri possedimenti immobiliari. Anche in Italia ci sono celebri statue di Madonne Nere. Una, famosa è quella di Loreto, nelle Marche. In Spagna, se ne trova una a Montserrat, al di sotto della quale è riportata una frase latina di San Francesco d’Assisi tratta dal Cantico dei Cantici, “Nigra Sum” (Sono nera).

Secondo la tradizione, le statue delle Vergini o Madonne Nere sono collocate vicino alle fontane e ai fiumi in modo tale da rendere magicamente miracolosa l’acqua che vi sgorga. La leggenda vuole che tutte le statue siano trovate casualmente dai pastori o dai contadini, persone “umili” ma puri di cuore i quali le portano vicino alle loro case per proteggere la famiglia, il bestiame e la terra da sciagure e malattie. Durante la notte, le statue s’incamminano da sole per tornare al loro primo domicilio, là dove erano state trovate dai contadini e dai pastori. Il giorno dopo, vengono di nuovo portate presso le abitazioni ma di notte, le statue tornano al loro posto originario. In questo modo, le popolazioni antiche costruirono ceppi e santuari nei luoghi dove le statue erano state trovate perché da sempre sonoi considerati centri di energia benefica. Per questo motivo, le statue non possono essere mai separate dai luoghi dove sono state trovate e ai quali rimangono legate in maniera simbiotica e definitiva. In gergo, queste statue delle Madonne nere, sono dette “pesanti”, il cui vocabolo, in francese, corrisponde alla parola lourdes da cui deriva il nome della celebre località dei Pirenei del culto mariano dove milioni di fedeli, dal 1858, si recano per ottenere grazie, miracoli e guarigioni.

La maggior parte delle statue delle Madonne Nere si trovano all’interno di grotte, particolarmente significativa è quella di Goult, vicino ad Avignone, nota anche come Nostra Signora della Luce.

Nel Medioevo, San Bernardo di Chiaravalle, nipote del conte Andrè De Montbard, uno dei nove mitici fondatori dell’Ordine dei poveri cavalieri di Cristo poi divenuti i celebri cavalieri Templari, ripropose in ambito cristiano il culto delle Madonne Nere. Secondo la leggenda, a Bernardo, nato nel centro del culto della Madonna nera di Fontanies, vicino Digione, apparve la Madonna Nera nella chiesa di Saint-Volres a Chatillon la quale facendo pressione sul seno destro fece uscire tre gocce di latte che bagnarono le labbra di Bernardo.

E’ notorio che i Templari avessero una particolare adorazione per la figura di “Nostra Signora”.  A Saint Martin Vesubie, in Provenza, questi cavalieri crociati costituirono un accampamento e costruirono pure una chiesa dedicata alla Madonna Nera delle Finestre ma nel 1308 furono massacrati e decapitati. Si racconta che prima di morire gettarono una maledizione sul luogo per cui gli uomini sarebbero diventati impotenti e il suolo non avrebbe dato più frutti

Nell’Asino d’oro del romanziere e scrittore latino Apuleio, Iside viene così presentata:

“Io sono la natura, la madre universale, la signora degli elementi, figlia del tempo, signora e padrona di tutte le cose spirituali, regina dei morti e regina degli immortali, manifestazione unica e sola di tutti gli dei e le dee esistenti”.