sabato 5 giugno 2010

VOYAGER (O KAZZENGER?) NON PIACE AI NUOVI TEMPLARI!

immagine tratta dal sito
http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozzaalive&video=38524


Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

dopo un po’ di tempo, torno a parlare dei nuovi Templari. Come sapete, quest’anno è stato dedicato alla produzione e alla messa in circolazione di due opere che hanno avuto il pieno gradimento del pubblico e della critica.

Ad “Elvis e il Priorato di Sion” è stata persino dedicata una puntata dalla fortunatissima trasmissione di Maurizio Decollanz, Rebus-questioni di conoscenza (Odeon tv) che potete rivedere ciccando sul link qui a lato, tratta da Rebus Tube.

Con “Io sono ciò che mangio” ho chiuso, il 22 maggio, la rassegna di letteratura gastronomica che ha visto una partecipazione di pubblico senza precedenti. In quest’ultimo periodo, poi, sono stato intervistato in talk-show televisivi e da un paio di mensili di approfondimento culturale.

Debbo dire che sono grato a tutti coloro che apprezzano il mio modesto lavoro che, da cinque anni a questa parte, svolgo solo ed esclusivamente al servizio del ristabilimento della Verità ultima, girando, in lungo e largo, per piazze e città. Infatti, posso dire con fierezza che io mi sento molto a mio agio quando mi trovo tra la gente, quella in carne ed ossa, quella che capisce i tuoi sforzi, quella che non ti abbandona mai, quella che ti sostiene e non si fa imbrogliare dai mestatori di turno!

Le presentazioni dei miei libri, per il momento, sono concluse. Abbiamo esaurito tutte le copie e ci apprestiamo a prepararci per la nuova uscita del mio quarto libro che svelerà al pubblico la vera religione dei Templari! Una pubblicazione voluminosa che, vi anticipo sin da subito, solleverà sconcerto e toglierà il sonno agli imbroglioni. Questa pubblicazione chiuderà, in bellezza, il mio interesse per l’argomento. Una passione che è nata con la stesura di “Dossier: i nuovi Templari” ed è maturata con questo blog.

Ed è ai nuovi Templari o neotemplari, come si è soliti chiamarli, che dedico questo post.

Un lettore, da Torino “mi ha scritto in una lettera” che ultimamente si sarebbe svolto un meeting
(che parola grossa!) dei nuovi Templari (non so a quale riunione si riferisca).
Tommaso, così dice di chiamarsi, o meglio Don Masino, come lo chiamo io, visto che si definisce un “ex affiliato neotemplare pentito”, riferisce che si sarebbe riunito “il fior fiore degli smerciatori di balle col mantello”, per usare un’espressione cara al cattolico medievista Franco Cardini.

Oggetto della riunione:

“Critiche alla televisione che discute senza criterio di storia templare”. In particolare, sarebbero state riversate “frecciatine templari” alla Frale, che lavora alle dipendenze dell’Archivio Segreto Vaticano, per le sue costanti e continue passerelle nella trasmissione di Raidue Voyager, di Roberto Giacobbo. Voyager, a detta di lor signori, non sarebbe ritenuta un format di approfondimento culturale, soprattutto in relazione alla storia del Tempio: si mischierebbero in un pot pourrì indiscriminato puntate dedicate allo spiritismo, a strani esseri volanti, ad egittologia, un tanto al chilo, ai mostri sottomarini, ad esperienze pre-morte…

Che io sappia, Roberto Giacobbo non è solito preparare minestroni, avendo alle spalle una struttura di supporto che lo aiuta ad impostare le puntate. Penso alla dott.ssa Valeria Botta o ad Adriano Forgione, direttore di Fenix. Se Voyager, per farvi un esempio, dedica una puntata a parlarci all’esistenza dell’Uomo-Falena negli U.S.A., non dobbiamo pensare, per forza, che ci stia tirando una sòla. Io non credo all’esistenza dell’Uomo-Falena, però voglio che se ne parli liberamente. Questo è il mio ragionamento, che non trova riscontro nei “fratelli ammantellati del Tempio”.

Il dott. Roberto Giacobbo, ultimamente, ha pubblicato un libro dedicato proprio ai cavalieri del Tempio (quelli veri) e al loro tesoro nascosto. Se lo sfogliate, potrete vedere che il primo libro che viene citato nella bibliografia è proprio il mio, “Dossier: i nuovi Templari” e questo dimostra quanto il mio lavoro abbia… “tracciato la strada per molti”.

Mi viene da sorridere quando penso che alcuni nuovi templari (non tutti, per carità), stretti nei loro mantelli di carnevale e legati tra di loro da vincoli di giuramenti segreti, non risparmiano critiche a chi la pensa diversamente da loro. Tra pseudo-gran priori, falsi professori medievisti, autoproclamatisi dottori, falsi sociologi in sovrappeso, sindacalisti in divisa, una cartomante-massona, teatranti peripatetici, legionari retrò, frequentatori di presentazioni di libri in Vaticano (solo dalla parte del pubblico, però) e pastarellari vari…non si sa più come definire questa massa informe e mal informata che non sa nulla di storia templare.

In sala, per l’occasione, pare ci fosse un noto esponente neotemplare che, dopo essersi prodigato a rifornire di noccioline e bibite gli ascoltatori (i soliti quattro parenti e fratelli di arma), si sarebbe cimentato nell’imitazione che l’attore Crozza, su La7, fa di Roberto Giacobbo, la cui trasmissione è chiamata dal comico genovese col termine spiritoso di Kazzenger, forse perché il critico Aldo Grasso, dalle colonne del Corriere della Sera di mercoledì 5 maggio, ha scritto un articolo intitolandolo “Le balle spaziali di Giacobbo”.

Non è un caso che il neotemplare in questione, che si definisce cattolico-gnostico, sia chiamato dai suoi confratelli anche con il termine di “U tignusu”, il calvo, in dialetto siciliano. L’imitazione che Crozza fa di Giacobbo, sarebbe, allora, la celebre prova goliardica cui il nuovo templare deve sottoporsi per essere innalzato dal rango di cavallerizzo e a quello di commendatore?

Quella spiritosa e “militaresca” riunione sarebbe avvenuta sotto l’occhio vigile (sic!) di uno dei relatori più svegli che il mondo neotemplare ricordi da cent’anni a questa parte, uno in grado di offuscare la celebrità del callista Fabrè Palaprat, inventore del movimento neotemplare.

Stiamo parlando nientepopòdimeno che del panciuto Lucky Luciano, superiore diretto di U’ tignusu ed inventore del gioco di templaropoli. S.E. (Sua Eccellenza per i profani, Sua Escremenza per gli iniziati) Lucky Luciano avrebbe esposto agli uditori (già tormentati per il lungo viaggio e lo scarso buffet) un documento senza precedenti. Si tratterebbe della mitica carta igienica del Conte della Forcoletta, sulla quale sarebbero incise le formule di “rito templare” passate alla storia come il documento dell’Ego caghitto.

Ma c’era bisogno di una riunione di gabinetto neotemplare per mettersi così in ridicolo, ancora una volta? Contenti loro…

Concludo, segnalandovi cose più serie, in particolare due film storici che “aprono gli occhi”.

Il primo, Agorà, riguarda la filosofa e astronoma Ipazia la quale, centinaia di anni prima di Keplero, capì che la Terra era rotonda e che i pianeti ruotavano interno al sole. Di fede pagana, si rifiutò di aderire al credo cristiano secondo il quale, per dogma, la Terra era piatta ed era il Sole a girare intorno alla Terra. Per questo rifiuto San Cirillo la condannò ad essere lapidata viva.

Il secondo film è La Papessa, la storia della prima donna pontefice. Consiglio la visione di entrambi ai Legionari di Cristo che, per fortuna loro, hanno smesso di scrivermi… visto che hanno qualche piccolo problemuccio di cui preoccuparsi.

Un saluto a tutti!

Michele Allegri

martedì 6 aprile 2010

LA SINDONE DEI LUSIGNANO




Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

in questo periodo moltissimi lettori e alcuni giornalisti televisivi e della carta stampata mi chiedono di esprimere un’opinione sulla Sacra Sindone, soprattutto in relazione all’ipotesi che fosse una reliquia tenuta in custodia dai cavalieri dell’Ordine del Tempio.
Ho rilasciato interviste sul caso e a molti di voi ho risposto privatamente ma voglio dedicare a questo tema un post.
Per prima cosa, la Sindone di Torino è senza dubbio un falso d’autore. Chi l’ha fabbricata ovviamente voleva che i pellegrini cristiani ritenessero che quella figura impressa fosse il corpo di Gesù di Narazeth. Sul telo, infatti, compaiono i segni inequivocabili di una crocifissione romana con tanto di flagellazione e segni sulla fronte del condannato, “come fosse stata messa sulla testa una corona di spine”. Un’evidente parodia del martirio di Gesù.
Il telo è del periodo medievale (come risulta dalla datazione con radiocarbonio C14) ma ciò non esclude che l’immagine possa essere stata “fabbricata” anche nel Rinascimento. Difatti, possiamo dire che il telo sindonico, che sarà di nuovo mostrato a Torino a partire da questo mese, è lo stesso che fu rattoppato dalle suore Clarisse di Chambery nel 1534/35, dopo che aveva subito un parziale incendio.
Da dove venga questo telo, non possiamo stabilirlo con certezza. Possiamo ipotizzare (alcuni lo hanno fatto) che il falsario fosse un genio del Rinascimento e che utilizzasse materiale di recupero di epoca medievale, che fosse esperto di anatomia umana, che sapesse scrivere al contrario, che s’intendesse di studi di chiari e scuri e di processi chimici. Uno al quale fosse stata commissionata una beffa, una parodia dell’immagine di Gesù, in barba ai credenti (nessun dato, nemmeno i Vangeli ci dicono che Gesù avesse la barba o fosse alto 1.85, come nel caso dell’Uomo della Sindone).
Un nome che mi viene in mente, come probabile autore del falso, è quello di Leonardo Da Vinci, forse perché le suore Clarisse annotarono nel loro diario l’inizio e la fine dei lavori di rammendo, il 16 aprile e il 2 maggio, le date di nascita e di morte del genio fiorentino. Ma c’è un particolare interessante che riguarda il diario delle suore che, per ora, non svelo perché sarà oggetto di un mio articolo che sarà pubblicato, a maggio, su una rivista specializzata.
C’è anche chi è riuscito a “rifare” la Sindone usando strumenti che erano in uso nel periodo medioevale/rinascimentale. Penso ad Irene Corgiat o al prof. Garlaschelli che hanno prodotto
“opere” belle tanto quanto l’originale.
Per quanto riguarda il rapporto del telo con i Templari, non nascondiamoci dietro un dito: tutti noi, che siamo studiosi della storia dell’Ordine del Tempio, ci siamo cimentati e confrontati con le tesi dello storico inglese Ian Wilson. Un tesi, ormai jurassika…mi verrebbe da dire.
C’è poi chi vuol proseguire su quella vecchia e tortuosa strada, cercando sul telo prove e conferme di quella tesi, tipo scritte in turco e in bizantino. Ebbene, come ha dichiarato il prof. Balosssino, sindonologo italiano, eventuali scritte che si potevano scorgere nelle foto della Sindone del 1931, oggi non sono più visibili… oggi che abbiamo a disposizione una tecnologia avanzatissima…chissà perché?
Vengo al succo del discorso di questo post. I Templari custodivano la Sindone? O meglio: i Templari erano stati custodi di una Sindone?
Non proprio, sarei propenso a dire, leggendo i fatti dal punto di vista storico e trascurando le leggende sul caso. Semmai alcune famiglie nobiliari europee, che avevano a loro disposizione la cavalleria templare sin dal 1118, tenevano in custodia un oggetto sacro che potremmo definire telo sindonico. Faccio riferimento per esempio ai De La Roche, che portarono il vero telo (che non è quello di Torino) ad Atene e poi a Besançon oppure ai Lusignano-Savoia che acquistarono un telo nel 1453 (non sappiamo se sia quello di Torino) dai discendenti dei De Charny. Altra domanda: ma quei De Charny che possedevano un telo sindonico sono gli stessi De Charnay che avevano responsabilità nell’Ordine templare? Non è dato saperlo, niente lo conferma e niente lo esclude. Si sa, invece, che i vescovi di Lirey, Henry de Poitiers e il suo successore Pierre d’Arcis, dichiararono pubblicamente che il telo che era in possesso dei De Charny era stato fatto “ad arte” da un abile artista ed era una sorta di dipinto.
I vescovi accusarono i De Charny e il decano di Lirey di approfittare di questo imbroglio per arricchirsi alle spalle della gente. Per ordine dell’antipapa Clemente VII, la famiglia De Charny, alla fine e suo malgrado, dovette ammettere che quella Sindone era un falso, una riproduzione del vero telo che avvolse Gesù, una pittura. Ma se pensiamo che la Sindone di Torino non è un pittura, allora, è chiaro che non stiamo parlando dello stesso telo.
Sappiamo che l’immagine sindonica è provocata da alterazioni delle fibre di lino o per calore o per processo chimico e quindi, almeno per le ricerche che sono state eseguite fino a questo momento, vi è assenza di colori.
Probabilmente il “vero telo sindonico” era in mano ai De La Roche e stava, appunto, a Besançon che è vicina a Lirey. Questo telo andò perduto durante la Rivoluzione Francese (i nobili lo misero al riparo dal movimento di scristianizzazione del 1789). Un esponente dei De La Roche, priore del tempio di Parigi, iniziò nel 1265 Jacques De Molay all’Ordine ma i templari, come sappiamo dai documenti storici, non adoravano la sindone bensì un idolo barbuto e terrificante, una testa che baciavano e cingevano con cordicelle.
Infatti, come sta scritto nei verbali della Santa Inquisizione del 1308, “I templari avevano degli idoli in ogni provincia”.
Non un idolo ma molti idoli e in molte province, molte teste di morto che ci rimandano alle zucche di Halloween, la festa dei morti viventi, la festa celtica dell’Oltretomba.
Secondo la tradizione celtica, le teste magiche portavano fortuna ed erano dispensatrici di ricchezza per chi le adorasse. Una testa di donna fu persino trovata nel Tempio di Parigi. Si tratta di idolatria, di riti in onore alle potenze degli inferi che i Templari praticavano durante i loro capitoli segreti.
E non dimentichiamoci che era tradizione per i Templari sputare sulla croce e rinnegare la divinità di Gesù (vedi Documento di Chinon).
Se i Templari avessero posseduto il telo di Gesù, gli inquisitori domenicani avrebbero assolto i Templari dalle accuse di eresia e di idolatria in quanto la Chiesa incoraggiava la venerazione delle vere reliquie, mentre condannava la venerazione e il traffico di quelle false (Concilio Laterano del 1210).
In questa storia turbinosa, come ci è dato sapere, entra in campo la famiglia Lusingano.
Come è risaputo, i Lusignano sono i signori di Stenay (il comune che ha come stemma un diavolo rosso e cornuto). Il nome della cittadina viene, secondo gli storici, dal nome del dio Saturno, il dio dell’inversione e della sovversione, dalla Chiesa paragonato a Satana, la cui festa, a Roma, era celebrata, il 25 dicembre (i Saturnalia).
I Lusignano pretendevano di essere i discendenti di una essere mostruoso ma dispensatore di fortune. Stiamo parlando della celebre sirena o fata Melusina (Mérè Lusine, madre perduta o madre dei Lusignano). La fata che si accoppiò con Raimondo di Lusignano, il cui discendente sarà un capo templare e il re di Gerusalemme, si trasformava, ogni sabato, in un serpente di mare.
I suoi figli, erano brutti ma invincibili similmente ai Titani.
Melusina aveva persino un castello, sulla cui torre, tutti i sabati, saliva e richiamava dal circondario i lupi mannari con il suo grido di sirena, volteggiando in aria. Prima del Medioevo, Melusina era ritenuta dalle popolazioni francesi, un essere buono, dispensatore di fortune. È solo con l’avvento della Santa Inquisizione che Melusina viene rappresentata come un essere infernale.
I Lusingano, come la storia ci insegna, non erano partigiani della chiesa cattolica, avevano fama di essere maghi e stregoni, erano imparentati con i re merovingi e con gli Hautpoul, signori di Rennes-le-Château. Appoggiarono i Catari contro le milizie papali durante la Crociata contro gli Albigesi. A loro non interessava la figura di Gesù.
I Lusignano erano di religione pagana ed avevano una forte devozione nei confronti del leggendario Meroveo, il re taumaturgo, figlio di una donna e di un mostro marino, il Quinotauro.
Secondo alcune leggende diffuse nel Sud della Francia, in Svizzera e in Belgio, i Lusignano custodivano in una grotta, sotto una montagna, il corpo di un essere immortale, di un re-dio che sarebbe stato capace di ridestarsi dal sonno della morte, la cui tomba è rappresentata nel celebre quadro di Nicolas Poussin, i Pastori di Arcadia… con tanto di motto Et in Arcadia ego… (l’Arcadia, per i Greci, era l’entrata nel regno dei morti).
Che un telo in possesso ai Lusignano abbia avvolto quel corpo che “nascosto in una grotta, attende di resuscitare”?


mercoledì 17 marzo 2010

SONO IN ARRIVO... TANTE BELLE NOVITA'

Arcimboldo, Il libraio






Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

sono reduce da un tour de force. Quattordici presentazioni dei miei libri, la maggior parte delle quali sono state dedicate ad “Elvis e il Priorato di Sion”, che hanno visto partecipare un folto pubblico, attivo e sensibile ai vivaci dibattiti che hanno concluso gli incontri. Ci sono state anche un paio di conferenze più ristrette, riservata alla storia dell’Ordine del Tempio, con amici ed ospiti d’eccezione.
Il vivo interesse che c’è attorno alle mie ricerche ha spinto una nota Istituzione internazionale a mettersi in contatto con me. Mi è stata offerta la possibilità di essere presente ad un meeting mondiale con rappresentanti diplomatici di 160 Nazioni.
Con ogni probabilità, l’incontro si terrà in un Paese della U.E. Sarò l’unico scrittore presente. Gli organizzatori vogliono che io faccia una relazione dettagliata per stabilire il legame tra l’Ordine del Tempio e il Priorato di Sion, due soggetti che, come sapete, sono al centro dei miei studi da decine di anni. Gli organizzatori contano molto sul mio lavoro.
Vi informo, inoltre, che chiuderò il Festival Nazionale di Letteratura Gastronomica, con la presentazione del libro “Io sono ciò che mangio” ma non solo.
Ci sono anche altre grandissime novità che riguardano il mio quarto libro… non abbiate fretta di leggerlo, io, intanto, sto scrivendo il quinto…
Vi terrò informati!

Un caro saluto a voi tutti che mi seguite sempre con vivo interesse.
Michele Allegri

domenica 17 gennaio 2010

I PERSEGUITATI




Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

che i miei post e i miei libri (che fanno riflettere) diano fastidio, lo sapete tutti ma proprio tutti. E’ da anni che nei miei confronti è iniziata una vera e propria "caccia allo scrittore". Vi ricordate, per esempio, di quel tale che si firmava “Roberto Guiscardo” che assieme ai suoi amici “mi stava organizzando un bella risciacquata”, lo stesso che scriveva che nei sarei "uscito con le ossa rotte"? Sono sempre gli stessi! Ci sono ex frequentatori di osservanze neotemplari, simpatizzanti di estrema destra, ammantellati vari, integralisti cattolici (che nulla hanno a che spartire con la dottrina cristiana), pseudo docenti, pseudo gran priori del Tempio, lettori dei libri di Demurger, della Frale, di Bordonove e chi più ne ha, più ne metta.
Intanto lor signori non hanno mia saputo contestare una sola affermazione storica o cronachistica di quello che ho scritto nei miei libri e nei miei post a proposito della storia templare, mentre io ho dimostrato, anche nel mio precedente post dedicato al documento di Chinon, che i Templari furono assolti da papa Clemente V perché si pentirono di aver praticato riti anti-cristiani. In quell’epoca, infatti, chi si discostava dalla dottrina cattolica era perseguitato a tal punto che se ne chiedeva, nove volte su dieci, la morte con il rogo. Così bruciarono sulle pire eretici, ebrei, mussulmani, Templari ma soprattutto donne, le quali, se solo si azzardavano a impratichirsi con le erbe, erano ritenute streghe che copulavano con il demonio.
Come ha scritto recentemente Dacia Maraini sul principale quotidiano del Paese, “Come non ricordare le tante donne bruciate vive perché considerate eretiche da una Chiesa feroce e superstiziosa?”. Quest’integralismo a senso unico diventa predominante nelle fedi che, come ha scritto Philippe Simmonot, aspirano al monopolio e all’alleanza con uno Stato che garantisca loro questo monopolio in un determinato territorio. Ecco, quindi, dice Simmonot, che davanti alle contestazioni interne ed esterne “il clero non ha altra risorsa che rivolgersi al magistrato civile perché persegua, distrugga o scacci i suoi avversari come disturbatori della pace pubblica”.
Ma oggi la Chiesa cerca di allontanarsi da quelle posizioni. Giovanni Paolo II ha chiesto scusa per i molti errori commessi dai suoi predecessori. Come non ricordare di quando i Papi facevano bruciare i libri ebraici o di come papa Paolo IV istituì nel 1555 il ghetto, "riducendo gli ebrei a miseria economica, culturale, privandoli di alcuni dei più fondamentali diritti”, come dichiarò Giacomo Saban nel 1986.
Oggi, 17 gennaio, antica festa celtica, cristianizzata con la festa di San Antonio, la Chiesa di Roma è solita incontrare in sinagoga i “fratelli maggiori”, gli ebrei. Pur con le costanti polemiche di esponenti della comunità ebraica nei confronti delle posizioni di Papa Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi, gli incontri tra cristiani ed ebrei sono votati al dialogo aperto e sincero.
La stella di David, antico simbolo, conosciuto fin dall’età del bronzo, apparso per la prima volta ufficialmente nel Talmud di Babilonia, è simbolo di unione tra microcosmo e macrocosmo. Rappresenta l’Uomo, quindi, noi tutti. E’ simbolo principe anche di alcune famiglie nobiliari legate all’Ordine del Tempio, presente per esempio, nella chiesa di Rennes-les-Bains, ad un tiro di schioppo dalla più celebre Rennes-le-Château.
La Chiesa cattolica non ha mai preso posizione per riabilitare i Templari, né un Papa ha mai emanato un documento ufficiale per scusarsi di ciò che fece Clemente V. Nonostante questo, c’è chi, come la dott.ssa Barbara Frale, archivista del Vaticano, afferma a giorni alterni che i Templari non erano eretici e che una parte di loro lo era diventata.
Ma qual è la posizione ufficiale della Chiesa cattolica riguardo a questo fatto?
Semplicemente non c’è! La Storia è rimasta invariata: i Templari sono considerati eretici, degenerati e per questo furono arsi vivi. Il paganesimo praticato dalle famiglie alla testa dell’Ordine non poteva essere accettato!
Che il mondo cattolico non sia compatto e che non abbia una posizione unica sulla storia dell’Ordine del Tempio, lo dimostrano le aperte contestazioni di “autori di matrice cattolica” ad alcuni libri della dott.ssa Frale, quelli che riguardano i Templari e la Sindone. Tutto ciò fa nascere alcune legittime domande:
- Dal momento che la dott.ssa Frale afferma che i Templari custodivano la Sacra Sindone e che quel telo che sta a Torino è lo stesso con cui fu avvolto Gesù, perché Monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione Diocesana per la Sindone, ha detto che le scritte sulla Sindone “non trovano riscontri”?
- Perché la stessa archivista del Vaticano è contestata da studiosi cattolici del calibro di Andrea Nicolotti, dell’Università di Torino, e da storici medievisti come Massimo Vallerani, che arrivano persino a dichiarare alla stampa che la dottoressa “ha isolato singole frasi da un contesto di interrogatori in cui i Templari confessavano anche di aver sputato sul crocifisso”?
Alla fine, una cosa deve essere chiara: anche se la dott.ssa Barbara si è sbagliata su molti punti della storia Templare, come io ed altri riteniamo, pur tuttavia è giusto che non sia perseguitata.


Seguiamo una massima del filosofo Voltaire: “Non la penso come te ma mi batterò perché tu possa esprimere la tua opinione”.

Opinione, ha detto Voltaire…




Michele Allegri

martedì 29 dicembre 2009

LEO TAXIL, IL DOCUMENTO DI CHINON E IL TARLO DELLA PAZZIA



Cari amici, bloggers e semplici curiosi,

passato il Santo Natale, ci accingiamo ad entrare nel nuovo Anno. Mi auguro che lo vivremo con più felicità ed allegria di quelle che abbiamo dimostrato fino ad ora. Negli ultimi tempi, infatti, l’atmosfera in Italia si è un po’ surriscaldata. Non è superfluo ricordare le sciocche aggressioni al capo del governo e al pontefice regnante da parte di persone squilibrate che sono il termometro di una situazione che, secondo me, è a dir poco inquietante.
Lo squilibrio mentale è particolarmente invasivo anche quando si tratta e si parla di Templari.
C’è chi a 75 anni si definisce, anzi si ritiene legittimo Gran Priore dell’Ordine del Tempio, c’è chi aspetta l’adunata cavallerizza per riconquistare Gerusalemme (ma non gli hanno detto se la riunione si terrà in quella terrestre o in quella celeste). C’è chi, messa in soffitta la divisa di generalissimo ed indossando il meno decorato mantello di Super-Neotemplare che è in vendita in via Lanza, con la stessa sicumera con la quale ha scritto in un sito che un funzionario dello Stato, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, è vittima dei giudici di Palermo (lui lo conosce bene, lui ci ha lavorato insieme gomito a gomito), afferma in internet che il popolo ebraico sarebbe in cerca della propria identità (!). Trovo scandalosa e offensiva questa affermazione. Ho chiesto autorevole parere ad un importante esponente della Comunità Ebraica che mi ha confermato la sconcezza di tale frase. Ma buttiamola sul ridere, sta arrivando l’anno nuovo, sarebbe inutile dare troppo peso ai mestatori di professione e agli ignoranti.
Come ho recentemente ribadito in una conferenza, i Gran Cancellieri rimangono Gran Cancellieri, i Gran Cancellari, non so spiegarmi il perché, ma nove su dieci sono esponenti di quelle associazioni neotemplari che si spacciano per Priorati o Ordini!
Ma non ci sono solo coloro che compiono azioni o fanno roboanti proclami. Dietro e sopra di loro ci sono anche i cattivi maestri. Nel nostro caso sono quasi sempre ben integratati all’interno di gruppi che vivono in osmosi con la cattiva politica ma non voglio tediarvi troppo con questi discorsi.
Sono tantissimi coloro che mi chiedono novità sul mio prossimo libro dedicato all’eresia dei Templari e alcuni mi domandano perché, quando tratto della pergamena di Chinon, scrivo che è stata “scoperta”, usando le virgolette.
Ai primi dico che ci saranno molti argomenti interessanti e che saranno affrontati con dovizia di particolari, a partire del fatto che vi dimostrerò che il presunto ritrovamento della pergamena non ha come scopo la riabilitazione dei Templari bensì quella di Clemente V, una vera mistificazione della storia. Poi tratterò dell’eresia dei capi dell’Ordine (argomento che ho già esposto in varie trasmissioni televisive e radiofoniche), che è stata propria di quelle famiglie nobiliari europee che, imparentate tra di loro, costituirono la dinastia del Sang Real. Infine svelerò l’ubicazione di una piramide, in Europa, che è stata custodita dai nostri cavalieri dopo la Settima Crociata e di cui nessuno ha finora mai parlato.
E vengo al secondo argomento, lasciando a voi tutti questo spunto di riflessione e anticipando alcuni estratti del mio prossimo libro.
Come tutti ben sapete, il 13 settembre del 2001, la dott.ssa Barbara Frale dice di aver trovato nei fondi dell’Archivio Segreto Vaticano un documento che, secondo lei, “rivoluziona la storia dell’Ordine”. Il documento è detto “Pergamena di Chinon” e, in “Dossier: i nuovi Templari”, l’ho catalogato come prova innocentista.
Il preambolo è semplice: si tratta di un’inchiesta svolta da tre cardinali alla cui testa si trovava l’eminenza Frèdol, nipote di papa Clemente V. I tre avevano avuto mandato di Clemente V per interrogare il Gran Maestro De Molay e gli altri dignitari del Tempio nelle carceri di Chinon, per verificare se le accuse mosse da Filippo ai Templari fossero più o meno vere.
E’ risultato che erano vere, in special modo il rito dello sputo sulla croce, fatto all’atto dell’iniziazione. Avendo chiesto umilmente il perdono della Chiesa ed avendo invocato l’assoluzione papale per aver praticato quegli atti blasfemi, che erano stati “compiuti con la bocca e non con il cuore” e secondo antiche tradizioni che vigevano nell’Ordine, Clemente V, come era uso per gli eretici che chiedevano il perdono delle colpe, concesse a De Molay e fratelli l’agognata assoluzione. Per questo motivo, non sarebbero stati bruciati sul rogo ma avrebbero trascorso in carcere il resto delle loro vita. In sostanza, quindi, Clemente V, nel 1308, concede loro la grazia perché si sono pentiti.
State bene attenti: non si dice da nessuna parte, in quel documento o in documenti successivi, che le accuse di eresia sono false o sono una montatura del re francese per impossessarsi dei beni dei Templari (che poi andarono agli Ospitalieri). Anzi è vero il contrario. Nella Bolla di scioglimento dell’Ordine che è datata 1312, Clemente V dice chiaramente ciò che pensa. Decide di affermare, anzi, di riaffermare che Filippo IV il Bello si era mosso contro i Templari perché seguiva scrupolosamente la sua indole di re cristiano. Ma vediamo cosa scrive papa Clemente V nel preambolo della bolla di scioglimento dell’Ordine Templare:
Ma poi il nostro carissimo figlio in Cristo, Filippo, illustre re dei francese, cui erano stati rivelati gli stessi delitti, non per febbre di avarizia,- non aveva infatti alcuna intenzione di rivendicare o di appropriarsi dei beni dei Templari; nel suo regno li trascurò, tenendosi lontano da questo affare -ma acceso dallo zelo della vera fede…
Nonostante Clemente V abbia scritto di suo pugno questo documento storico, la dott.ssa Frale, insiste nel dire, a momenti alterni, che i Templari furono giudicati innocenti da papa Clemente e che il processo fu montato da re Filippo per una questione di crapula. A parte il fatto che, come avete potuto leggere, è il papa in persona che “scagiona” Filippo da questa accusa. E poi, come ho detto, il documento di Chinon parla dell’assoluzione papale dopo che i dignitari del Tempio si erano pentiti, cioè avevano ammesso la loro colpa.
Ma come mai, mi chiedo e vi chiedo, si da tanto spazio ad una lettura distorta dei fatti storici?
C’è qualcosa di altro che vorrei portare alla vostra attenzione e che riguarda proprio la “scoperta” del documento di Chinon.
Io ho scoperto che nel 1888 lo scrittore Leo Taxil, al secolo Gabriel Jogand Pagès, propose il contenuto di quel documento nella sua monumentale opera “La storia segreta della Massoneria”. Quindi Taxil non solo ne era a conoscenza ma lo aveva persino letto, era infatti un protetto di Papa Leone XIII.
Taxil scrive alle pagine 787-788, sul finire del secolo XIX:
[…] la missione di Clemente non istando nel fatto di castigare uomini colpevoli ma di distruggere un Ordine corrotto, vuol conoscere l’Ordine stesso ed interroga il Gran Maestro e i principali graduati, come i Gran Priori di diverse province di Francia […] e dei paesi trasmarini. E quelli, cui dall’età e dalle infermità non è permesso di venire da lui, li fa interrogare dai prelati da lui stessi designati. Si leggono a ciascuno di questi accusati le confessioni fatti dai suoi coaccusati perché ne riconosca la Verità o perché dica qual passione detestabile ha potuto menare tanti cavalieri del Tempio a proferire contro il loro Ordine tali calunnie. Ma invece di contraddirsi tutti confermano. Gran Maestro e Gran Priori e semplici cavalieri ripetono dappertutto le stesse confessioni […] hanno confessato segretamente i loro delitti e ne hanno domandato l’assoluzione. E supplicavano il Sovrano Pontefice di riconciliarli con la Chiesa”.
In questo passo, come potete vedere, Taxil sta illustrando il documento di Chinon e la ricognizione operata dal Cardinal Frèdol dietro impulso di papa Clemente V che vuol vederci chiaro sull’affaire Templari.
De Molay e Gran Priori confessano, anzi “confermano” di aver praticato riti blasfemi, chiedono il solenne perdono a Clemente V che, puntualmente, arriva nel 1308, anche se nel 1312, come nel suo pieno diritto, ci ripensa e decide di abolire l’Ordine, lasciando che i suoi capi siano bruciati sul rogo due anni dopo come eretici che non si sono ravveduti.
Posso chiedere alla dott.ssa Frale se sia al corrente che la sua rivoluzionaria “scoperta” non è una scoperta?
E posso chiederle anche perché, se è così convinta che i Templari non fossero eretici, abbia scritto il 21 agosto del 2008, sulle pagine dell’Osservatore Romano, questa frase di chiaro significato “[…] ma i templari non erano affatto diventati eretici in massa”. Allora, secondo la dottoressa Frale, una parte di loro lo era?
Non è la prima volta che l’archivista, che lavora presso l’Archivio Segreto Vaticano, espone due pensieri contrastanti. Non me ne voglia la dottoressa, non ho intenzione di fare polemica con siffatta personalità ma debbo constatare che ha esposto due pensieri contrastanti anche domenica 19 luglio del 2009, questa volta sulla pagine di Repubblica, a proposito dei Catari.
La dottoressa Frale scrive: “I catari si raccoglievano intorno ad un gruppo di asceti (detti perfetti) i quali avevano indubbiamente virtù eroiche; vivevano secondo l’ideale della povertà evangelica, praticavano la castità assoluta e lunghi digiuni per mortificare la carne, si dedicavano completamente alla predicazione…”.
Fin qui tutto bene, tutto giusto, è tutto vero quello che narra la dott.ssa Frale ma poi alcune righe più in là, la stessa scrive: “I vescovi che erano passati al catarismo avevano cambiato dottrina ma senza rinunciare alle terre, ai cavalli e alle tantissime ricche prebende del loro status di vescovi cattolici, il nuovo credo li sollevava delle lunghe liturgie previste dal cattolicesimo, dall’onere di visitare le diocesi, di fare digiuni, di praticare le cure delle anime…
Come vedete, nello stesso articolo, ci sono due affermazioni della dott.ssa Frale riguardanti il “digiuno” che si contraddicono a vicenda ma non solo.
La dott.ssa Frale forse dimentica che i catari definivano la Chiesa di Roma “la Sinagoga di Satana”. A questo punto, mi piacerebbe chiederle se, secondo il suo autorevole parere, i catari avessero ragione o meno a definire in questo modo la Chiesa di Roma, visto che, come Ella scrive, vivevano secondo l’ideale di povertà evangelica e visto che, aggiungo io, furono sterminati da una Crociata voluta da papa Innocenzo III…
Che dite, amici, bloggers e semplici curiosi: la dottoressa Frale mi darà del pazzo o si lancerà contro di me durante le mie affollate conferenze?


Michele Allegri