Questo è il blog ufficiale dello scrittore Michele Allegri, autore dei saggi "Dossier: I Nuovi Templari", il libro che ha tracciato la strada per molti, di "Elvis e il priorato di Sion", de "La religione segreta dei Templari" e del romanzo "Enigma esoterico". Qui si parla seriamente di Templari, neotemplarismo, Rosacroce, massoneria, paganesimo, eresie, magia, New Age, religioni tradizionali, antropologia e storia... quella vera, quella che nessuno ha mai osato raccontarvi!
venerdì 2 aprile 2021
domenica 14 marzo 2021
L’OMICIDIO RITUALE DEL SACERDOTE ANTOINE GELIS
Care amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,
nel piccolo
e malandato cimitero di Coustaussa, un minuscolo villaggio francese della
Regione dell’Aude in prossimità dei Pirenei, si trova una tomba particolare,
quella del sacerdote Antoine Gèlis, parroco della città dal 1857 al 1897. Sulla
sua lapide, ormai erosa dal tempo e dalle intemperie, vi è una scritta che dice
“Assassinato in questa parrocchia, vittima dell’odio di persone malvagie
nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre del 1897”.
Sulla
lapide, al posto della consueta croce latina con o senza la figura di Gesù, c’è
invece una croce greca con al centro
una rosa marmorea che ci rimanda alla Fratellanza segreta dei Rosacroce, della
quale han fatto parte scienziati, medici, scrittori, filosofi, ecclesiastici di
rango dalla fine del 1400 in tutta Europa.
Diversamente
da tutte le altre tombe all’interno dello stesso cimitero, che sono rivolte a Sud,
la tomba di questo parroco è rivolta a Ovest, precisamente in direzione della
chiesa di Santa Maria Maddalena, conosciuta ai più come la chiesa di Bérengere
Saunière, il parroco che ha reso celebre in tutto il mondo la città di Rennes-le-Château,
nella Regione dell’Aude (che corrisponde al greco Ade o regno dei morti), in
Linguadoca.
Proprio in
Linguadoca o Occitania, l’Ordine dei Templari aveva avuto nel Medioevo più di
un terzo dei suoi possedimenti immobiliari ed aveva espresso nel 1156 un
Maestro Supremo o Gran Maestro nella persona del nobile Bertrand De Blanchfort,
esponente di una potente famiglia locale che aveva fama di praticare l’alchimia
e la magia e che aveva dato un aiuto militare in difesa degli eretici catari
contro le forze papaline.
L’omicidio
rituale di don Gèlis fu compiuto ritualmente nella notte magica di Halloween,
un’antica festa pagano-celtica in onore dei defunti che tornano in vita. Non è
un caso che le leggende locali della Linguadoca indicano questi territori come
i luoghi di deposito del Graal, il mitico oggetto pagano-cristiano in grado di
donare immortalità o di far resuscitare i morti.
Il parroco
aveva 70 anni, avrebbe dovuto andare in pensione proprio il 1° novembre. Due o
tre persone gli fecero visita quella notte. Si fecero aprire il portone di casa
da lui e dopo averlo torturato, lo uccisero nel presbiterio tra mezzanotte e
l’una del mattino, spaccandogli la testa con un attizzatoio. Secondo la nipote
ed i vicini di casa, il parroco conosceva bene chi lo aveva ucciso. Di sera,
infatti, non era uso aprire la porta se non ad amici, cioè a parroci e a
parenti. La porta era sempre sbarrata e preceduta da un campanello che
segnalava con il suo forte rumore il passaggio di chiunque. Poco tempo prima,
sempre nel presbiterio, erano penetrati alcuni ignoti individui mascherati col
fine di trovare qualcosa di nascosto.
Su quella
cartina di sigaretta gli assassini scrissero le seguenti parole, dal basso
verso l’alto e l’una sopra l’altra, Viva Angelina dove la a
piccola di Viva è sulla stessa linea verticale della A grande di
Angelina, come a formare la sigla aA, un’organizzazione segreta della
Linguadoca definita come un “circolo esterno” della Compagnia del Santissimo
Sacramento e dedita a pratiche di magia egiziana.
La Compagnia
o “Cabala dei devoti” era molto forte in Linguadoca, nonostante avesse la sua
sede principale a Parigi. Nacque e si mosse in concomitanza al proliferare sui
muri della Capitale francese di misteriosi manifesti che annunciavano la
presenza del Collegio Invisibile dei Fratelli della Rosa-Croce in città. La
Compagnia era governata da un “cenacolo invisibile” e ad essa erano affiliati
nobili, giudici, ecclesiastici ed avvocati, molti dei quali erano legati al re
di Aragona.
Per tornare
al delitto in questione, gli assassini, dopo l’omicidio, aprirono la borsa del
prete e la frugarono “non per rubare ma solo per cercare qualcosa”, come
scrisse il magistrato. Forzarono anche la serratura di una cassetta. La
lasciarono aperta. In essa la polizia trovò 1.500 franchi dell’epoca, monete
d’oro e molti titoli al portatore e non solo. C’era un quadernetto con
annotazioni commerciali: prestiti al curato di Trebes, denaro investito in
obbligazioni ferroviarie, note scritte di pugno dal curato, circa 13.000
franchi (di allora), nascosti in sagrestia, sotto il tabernacolo, sotto una
roccia ed in altri nascondigli particolari. Denaro che poi puntualmente fu trovato
dalla polizia.
Come
Saunière, anche Gèlis, non era quel “povero curato di campagna” che appariva.
A cosa
doveva servire tutto quel denaro nelle disposizioni dei due sacerdoti? Quale
Mission dovevano portare a termine? Per conto di chi? E perché fu ucciso Gèlis?
Per
incamminarvi verso la soluzione del caso, non vi resta che leggere il mio libro
“Enigma Esoterico”, un e-book che trovate su Amazon.
… continua…
Michele
Allegri
venerdì 5 marzo 2021
IL SOGNO DI POLIFILO: UN VIAGGIO INIZIATICO ROSACROCIANO
edizione inglese del Sogno di Polifilo
Care
amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,
il Sogno di Polifilo, o Combattimento amoroso di
Polifilo in sogno, è un romanzo dell’epoca umanista-rinascimentale
scritto nel 1467 dal monaco domenicano Francesco Colonna, signore di Palestrina
e stretto collaboratore di papa Borgia. Esso si configura come un’Opera
letteraria allegorica e alchemica rosacrociana. La sua prima pubblicazione
avvenne nel 1499 per opera del veneziano Aldo Manunzio. Poco dopo il romanzo si
diffuse presso le corti europee.
Come asserisce il grande psicanalista C.G. Jung, “Il
linguaggio simbolico dell’Alchimia mostra l’affiorare delle strutture profonde
e permanenti, archetipe, della psiche umana collettiva”. I testi allegorici
e alchemici sono nella visione di Jung una sorta di sogno in cui si manifestano
gli archetipi, proprio come il testo che andiamo ad analizzare.
I protagonisti del romanzo sono una coppia antinomica e due amanti, Polifilo e Polia.
Polifilo fa un sogno: per ritrovare Polia scomparsa, giunge in una foresta selvaggia, una sorta di selva oscura popolata da pipistrelli e qui incontra il Dragone che lo inizia e lo porta a compiere un viaggio all’interno delle viscere Terra secondo lo schema dell’acronimo latino rosacrociano V.I.T.R.I.O.L. (visita le viscere della terra e troverai la pietra nascosta). Poi, come nella Commedia dantesca, l’iniziato passa dalla discesa all’ascesa, in questo caso verso una sorta di paradiso terrestre, nel quale Polifilo abiura il cristianesimo considerato una falsa dottrina religiosa e, al cospetto della dea pagana Venere, che rappresenta il veicolo per arrivare alle conoscenze superiori ma anche le forze lunari e terrestri, riceve una sorta di secondo battesimo.
Polifilo iniziato dal drago
La Venere del racconto del sogno di Polifilo ha appunto connotazioni lunari, una potenza ctonica che la rende simile ad Iside, la dea egizia dell’Oltretomba, Signora della vita e della morte.
Il viaggio di Polifilo ricorda infatti quello di Ulisse
nell’Odissea nella quale il pelagio invoca il potere di Iside, “insieme a
divinità e demoni del popolo dei morti”.
Dopo che i culti isiaci furono proibiti nella Roma imperiale, proprio a Firenze, in epoca umanistico-rinascimentale, sotto lo sguardo vigile di Cosimo De’ Medici, Marsilio Ficino riscopre il potere alchemico e magico della dea egizia, traducendo le opere di Ermete Trimegisto, in particolare l’Asclepio e Il Pimandro. Negli ambienti rosacrociani del 1400 simboli e temi riferibili all’Antico Egitto, a Iside e all’alchimia verranno ripresi frequentemente, tanto che Campanella, Ficino, Pico della Mirandola, Agrippa, Botticelli, Guercino si ispireranno ad essi nelle loro opere letterarie e artistiche. In particolare Guercino entrerà a far parte del “mondo rosacrociano” dopo aver avuto contatti con il patrizio veneziano Francesco Zorzi, abate francescano, architetto e cabalista, che ebbe un ruolo chiave nello sviluppo dell’alchimia e dell’ermetismo rinascimentale e influenzò la corte inglese.
immagine alchemica-rinascimentaleProprio nel Regno Unito, come ha ben studiato la prof.ssa
Yates, il pensiero rosacrociano fu fautore dell’incontro tra esoterismo e
scienza, tra occultismo e razionalismo, così come lo era nell’Antico Egitto.
Questo pensiero, alchemico e rosacrociano, infatti, ha influenzato molte
branche del sapere, dalla psicologia junghiana all’arte simbolica, passando per
il mondo scientifico, in particolare la fisica quantistica. E lo ha fatto dando
una grande importanza alla segretezza, cioè alla trasmissione esoterica della
dottrina e delle tecniche alchemiche. I testi, come il Sogno di Polifilo,
risultano infatti ostici e incomprensibili agli occhi dei profani della
dottrina.
In un testo rosacrociano del XV secolo, il Rosarium
Philosoficum sta scritto che “soltanto colui che sa come ottenere la
pietra filosofale capisce le parole che lo riguardano… là dove abbiamo parlato
apertamente, in realtà non abbiamo detto nulla, là invece dove abbiamo scritto
o detto in modo cifrato o figurato, abbiamo celato la Verità”.
Questo per dire che il linguaggio rosacrociano è segreto:
solo chi intraprende una lunga e tortuosa via iniziatica verso la Conoscenza,
potrà magicamente, arrivare all’Illuminazione e alla comprensione.
Essere introdotti nei segreti di un’Arte come quella alchemico-rosacrociana,
significa sottoporsi ad un’iniziazione, così come fa Polifilo, uno dei due
protagonisti del romanzo. I filosofi e scrittori ermetici del 1400 e 1500, come
Francesco Colonna, con i loro messaggi e le immagini simboliche oniriche,
intendevano giungere alla Conoscenza attraverso le esperienze sensitive ma non
solo. Il padre del pensiero illuminista, il filosofo Emmanuel Kant arriva
addirittura a fare una sintesi della ricerca tra sensismo ed approccio
metafisico: l’uomo può conoscere l’Assoluto e quindi la Verità, attraverso
l’intuizione, in particolare quella artistica. L’intuizione non è affatto un
processo logico-razionale, induttivo o deduttivo, in quanto salta questi
passaggi logici essendo un’illuminazione immediata, espressione della genialità
umana che afferra la Verità con l’intuizione.
Per questo motivo possiamo dire che la ricerca esoterica
precede e la scienza segue.
Gli ambiti del pensiero rosacrociano si dirigono quindi verso una triplice direzione: la dimensione pratico-scientifica, quella psicologico-magico-onirica, quella filosofico-spirituale. In tutti e tre i casi, si opera una trasmutazione: della materia, del pensiero e della spiritualità.
La Cabala ebraica, la scienza rosacrociana
Chi è amante dei viaggi, potrà sicuramente visitare la chiesa
belga di Liegi, quella della Santa Croce. Lì dentro potrà trovare un piccolo mausoleo
la cui iscrizione è stata decifrata da Paul Saint-Hilaire in base al Sogno
di Polifilo del Colonna. A suo
avviso, il marmo nero sarebbe stato tagliato secondo le indicazioni fornite dal
Colonna nell’edizione del 1535. Utilizzando questo procedimento l’iscrizione
darebbe la parola ROSA collocata proprio sotto la CROCE…
…continua…
Michele Allegri
mercoledì 24 febbraio 2021
LA COMPAGNIA DEL S.S. SACRAMENTO: I ROSACROCE ENTRANO IN CHIESA, IN SILENZIO…
sopra simbolo ufficiale della Compagnia del SS. Sacramento dell'Altare
Care amiche/i, bloggers e semplici curiose/i
uno degli esempi di maggior penetrazione della fratellanza dei Rosacroce all’interno della chiesa cattolica fu senz’altro la Compagnia del Santissimo Sacramento dell’Altare, detta anche dei “Devoti della Cabala”, proprio per l’interessamento devozionale che i membri avevano per questa dottrina esoterica ebraica.
La parola “Sacramento” ha un doppio significato: deriva dal
greco e significa “ciò che è segreto” oppure, nella declinazione del suo
infinito, sacramentare, significa bestemmiare.
“Segretezza ed empietà” furono infatti le accuse rivolte agli
appartenenti di questo sodalizio da parte della Compagnia dei Gesuiti che
spinsero poi il re di Francia, Luigi XIV, a scioglierla, nel 1666, dopo sei
lunghi anni di ordinanze.
La Compagnia era potente, aveva affiliati dappertutto, nel
parlamento, nella magistratura e nella polizia.
Lo stesso arcivescovo di Tolosa, nel 1651, parlò della Compagnia come un’organizzazione alla ricerca del potere ed “empia, con riti d’iniziazione irregolari”.
Tutto questo non ci può che far ricordare la nota vicenda dei Templari…
Cabala ebraicaLa Compagnia nacque nel 1627 per impulso della nobiltà
eretica e saturnina della Linguadoca, in particolar modo dal duca Henry De
Levis, appartenente alla Società Rosacroce d’oro fondata da Frederic Rose nel
1622. I De Levis furono una potente famiglia della Linguadoca, originaria del
villaggio di Levis, un antico insediamento ebraico nel sud della Francia.
Anche se il quartier generale della Compagnia aveva sede
nella chiesa di San Sulpicio a Parigi, la sua forza era certamente nel mezzogiorno
della Francia, precisamente in Linguadoca, e più precisamente nel dipartimento
dell’Aude (per citare alcune città di questa zona: Carcassonne, Tolosa, Levis,
Alet-les-Bains, Rennes-le-Château, Le Serpent).
Chiesa di San Sulpicio a Parigi
La chiesa parigina di San Sulpicio fu appositamente costruita
là dove in epoca romana, vi era un grande tempio dedicato alla dea egizia Iside.
Non è poi un caso che questa chiesa sia stata dedicata a Sulpicio, che fu
vescovo di Bourges, “la città dell’alchimia” del periodo medievale che si trova
al centro della Francia e ne rappresenta l’ombelico magico-energetico.
Come ho già ricordato in precedenti post, l’Alchimia è l’arte
della pietra filosofale il cui studio e relativa pratica viene fatta risalire
all’antico Egitto.
La festa di San Sulpicio si celebre il 17 gennaio che è, come ho già ricordato, la data principe per maghi, occultisti ed alchimisti.
Nella chiesa di San Sulpicio sono ancora visibili simboli esoterici di marca pagana, gnostica e rosacrociana: un pentacolo alchemico o stella fiammeggiante è posto sopra la porta d’ingresso, il polpo degli abissi, con otto tentacoli, si trova sotto l’acquasantiera, una doppia SS speculare a forma di serpente è presente nelle panche di legno, immagini sacre del vecchio e nuovo testamento volutamente capovolte, allo specchio, dipinti ottocenteschi che rimandano ad un tesoro rubato e nascosto, che dimostrano che questa chiesa rimarrà per altri duecento anni almeno un punto di ritrovo per nobili e sacerdoti in odor di occultismo e per i loro alleati, tra cui i cattolici modernisti, scomunicati e condannati da san Pio X nel 1907.
il polpo degli abissi sotto all' acquasantieraMolto particolare è la presenza dello gnomone da cui parte il
meridiano zero, detto anche la linea della Rosa (la rosa mistica dei Rosacroce)
che attraversa la Francia, passando proprio per questo luogo sacro.
La Compagnia si muoveva con disinvoltura e discrezione nelle
stanze del potere francese ed era composta da nobili, studiosi laici e da
ecclesiastici di rango che si mostravano ostili tanto al sovrano quanto al
cardinal Mazzarino. La sua struttura era formata da cerchi concentrici, con una
catena di comando che andava dal centro alla periferia.
Gli ordini erano impartiti dal “Cenacolo fraterno degli
invisibili”, la sigla che indica la presenza della “Confraternita
invisibile dei fratelli Rosacroce”.
Il cenacolo era formato da tre ecclesiastici. Il primo è il
nobile Jean Jacques Olier, confessore della Regina d’Austria, arredatore della
chiesa e celebre per le sue visioni soprannaturali. Il secondo è il nobile
Vincent de Paul, di origini occitane, fondatore della Congregazione dei
Lazzaristi. Il terzo è Nicolas Pavillon, il vescovo considerato dalla curia
romana come il “protettore degli eretici”.
Oltre a loro, altri nomi noti erano quelli del conte Gastone
d’Orleans, Il conte di Brassan, Francesco Luigi di Borbone,
il Magistrato Guillaume de Lamoignon, Charles Fouquet, fratello del ministro delle finanze, il
generale Henry de Pichery, la baronessa d’Arques di Linguadoca, Padre Charles
de Codren, il Principe di Polignac, per citarne alcuni.
Per quanta riguarda Pavillon, ordinato sacerdote nel 1627, dieci anni dopo divenne stranamente vescovo della diocesi di Alet-les-Bains, in Linguadoca, un piccolo comune a 7 km di distanza dalla più celebre città di Rennes-Le-Château. Aderì al giansenismo e fu il capofila della lotta di gran parte del clero contro la monarchia francese e le direttive della curia romana.
Alet-les-Bains è un centro alchemico di primaria importanza. Vi abitò il noto medico, mago e veggente Nostradamus. La sua casa o meglio quella dei suoi nonni, entrambi di origine ebraica, era conosciuta appunto come la “casa dell’ebreo”. Nella fascia esterna della casa sono visibili alcuni simboli magici. Sulla trave più esterna c’è il sigillo di Salomone o stella di David inscritta in un cerchio. A fianco altri simboli: La S di Salomone a forma di serpente, una rosa, una corona con otto raggi, una croce templare.
Il veggente e medico Nostradamusl'Esagramma o Sigillo di Salomone nella casa di Nostradamus
Ad Alet è ancora visibile anche la chiesa di Sant’Andrea con
le sue vetrate che riproducono il sigillo di Salomone, i due triangoli
sovrapposti che, nella dottrina rosacrociana, rappresentano le due divinità ed
ancora il maschio e la femmina e/o il microcosmo ed il macrocosmo, fusi
insieme.
L'esagramma o Sigillo di Salomone nella chiesa di Alet-Les Bains
Gli Statuti della Compagnia accennano al “Segreto come
anima della Compagnia”, il quale non doveva essere divulgato ad alcuno. “Divulgare
il segreto, significa distruggere la Compagnia”.
Ed ancora “è assolutamente necessario custodire il
Segreto, non rivelarlo a chicchessia, né agli amici più intimi, né ai parenti e
nemmeno al confessore più affidabile. Nessun segno, nessuna parola di troppo”.
Le riunioni dovevano essere sempre segrete, gli Statuti e le liste degli iscritti non disponibili ad alcuno e, in caso di controlli, dovevano essere bruciati. La Compagnia che era di fatto una società segreta, praticava lo studio della cabala ebraica ed aveva un forte interesse per la magia egiziana e l’alchimia. Si diceva che vi fosse in Linguadoca, nella regione dell’Aude, un tempio sotterraneo dedicato ad Iside dove i membri della Compagnia si recavano per operare dei riti.
Infatti, in quella zona, molte saranno le organizzazioni neorosacrociane
che dal 1700 tenteranno la restaurazione del culto di Iside sotto il patronato
dell’occultista e rosacroce Jules Bois. Ci saranno l’Ordine della Rosa Croce di
Tolosa con protagonista Papus poi trasformatosi nell’Ordine Cabalistico della
Rosacroce di Stanislao de Guaita ed ancora, la Societas Rosacrociana e l’Ordine
della Rosa Croce del Tempio e del Graal di Joséph Péladan. Quest’ultimo
discendeva da una famiglia catara ed organizzò nel 1893 la celebre esposizione
del Salone della Rosa+Croce con immagini riferibili al TAU, alla Croce greca, al
Graal, al beaucent templare, alla rosa intrecciata con la croce”. Tra gli espositori
il pittore Eugenio Delacroix che dipinse per la chiesa di San Sulpicio, già
sede della Compagnia della Santissimo Sacramento.
L’ Iside dei Rosacroce è sicuramente estremamente lunare, dea dell’oscurità e delle pulsioni sessuali. Essa assorbe le caratteristiche di Demetra e Persefone, le dee dell’immortalità e del regno dei morti. Essa rappresenta anche il “messia femminile” o la “Grande conoscenza” che accompagna il fratello R+C verso il suo viaggio iniziatico che inizia sempre allegoricamente nelle viscere della Terra.
Una croce ansata, simbolo della dea Iside, è raffigurata su un bassorilievo proprio nella chiesa di San Sulpicio, sede della Compagnia del Santissimo.
croce ansata di Iside nella Chiesa di San Sulpicio
Nel 1976 fu pubblicato in Italia un libro dal titolo “Le profezie di papa Giovanni”, oscure poesie in prosa attribuite senza alcuna prova ad Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII. In esso si sostiene che il “papa Buono” fosse un rosacroce, affiliato nel 1935 quando era nunzio apostolico in Turchia, paese nel quale visse per un po’ di tempo anche Saint Vincent De Paul, membro di alto grado della Compagnia del SS. Sacramento.
Come racconta Vincent de Paul stesso in una lettera indirizzata all’amico M. De Comet, egli fu fatto prigioniero dai turchi e poi venduto come schiavo ad un vecchio medico che lo iniziò alla pratica alchemica, promettendogli ricchezze e immensi saperi.
Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII riprese il nome di un antipapa che aveva abdicato nel 1415 ed era stato vescovo proprio della cittadina alchemica di Alet-les-Bains, nei pressi dei Pirenei…
stola da sacerdote con croci e roseNemico giurato dei Rosacroce fu senz’altro il padre gesuita
Gaultier che ebbe a dire “Non è privo d’interesse che il Sabbath generale degli
Invisibili Rosacroce si tenga proprio nel labirinto che si trova nei pressi dei
Pirenei”.
…continua…
Un caro saluto da Michele Allegri
Sacramento.
giovedì 18 febbraio 2021
LA PORTA MAGICA DEI ROSACROCE A ROMA
Care amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,
in Piazza Vittorio,
a Roma, è ancora oggi visibile la celebre porta magica o alchemica di Villa
Palombara, costruita nel 1680. La porta rappresenta ed è espressione della
misteriosofia della Confraternita dei Rosacroce che stavano nella Capitale. Viene
giustamente collegata al potere della pietra filosofale e alla trasmutazione
della materia, per via del fatto che il proprietario della Villa, il marchese
Massimiliano Savelli Palombara, era un alchimista, un mago, un esoterista appartenente
alla Fratellanza della Rosacroce d’oro.
Il nobile
romano era stato iniziato alla Fratellanza Rosacrociana grazie
all’intermediazione di Cristina, regina di Svezia, nota cultrice e praticante
di magia, alchimia e scienza, molto interessata al tema dell’Arcadia, la
regione greca agreste nella quale agricoltori e pastori vivevano in pace, in
sintonia con la natura nell’età dell’oro, sotto il regno di re Lycaone.
Il marchese Palombara era entrato anche a far parte
dell’Accademia dell’Arcadia in Roma, fondata dalla regina di Svezia proprio a
Roma nel 1690. Il filone del tema
arcadico era così fortunato presso le corti europee che coinvolse personalità
in ogni campo del sapere. I membri si definivano Pastori.
La sede dell’Accademia dell’Arcadia fu donata da re Giovanni
V del Portogallo ed ebbe Papa Leone XIII come membro attivo delle sedute
arcadiche. Ad essa sarà collegata, in Roma, la Biblioteca Angelica.
Il Marchese, probabilmente innamorato di Cristina di Svezia, nel 1656, le dedicò un poema ermetico, carico di simboli e allegorie rosacrociane dal titolo La bugia: rime ermetiche e altri scritti, ancora conservato in Vaticano, e nel quale si fa riferimento palese all’Ordine della Rosacroce Aurea. Ospite della sua villa romana, la regina praticava col marchese esperimenti chimici nel laboratorio appositamente costruito, proferendo antiche formule magiche egiziane. Secondo i racconti dell’epoca barocca, l’alchimista Francesco Giuseppe Borni venne ospitato dal marchese, una notte, nella villa. L’uomo cercava all’interno del vivaio una pianta in grado di trasformare i vili metalli in oro. Poi, si racconta, attraversò per caso la porta “magica” e scomparve senza che di lui si seppe più niente. Scomparendo, lasciò a terra un manoscritto contenente simboli magici e alchemici riconducibili all’utilizzo della pietra filosofale o Graal. Il contenuto di questa pergamena fu appositamente fatto incidere dal marchese sulla porta in questione.
La porta ha
quindi un significato innanzitutto simbolico: è un varco che permette all’iniziato
ai misteri rosacrociani di raggiungere una dimensione superiore della
conoscenza. Essa quindi è Ianua Inferi, cioè un passaggio verso gli
inferi, nelle viscere della terra, nelle sue profondità là dove è ancora vivo
il fuoco da cui nascono e muoiono gli elementi chimici della materia prima.
Questa è la
rappresentazione del celebre sigillo riportato sul frontespizio dell’opera Aureum
Seculum Redivivium scritta nel 1621 dal fratello rosacroce Madathanus,
testo nel quale l’autore, anch’egli appartenente all’Accademia dell’Arcadia, si
professa appunto iniziato alla fede rosacrociana che opera per la restaurazione
della vera “età dell’oro”.
Data la
comune appartenenza al circuito rosacrociano di molti scrittori del tempo,
questo sigillo sarà appunto adottato dai nobili membri dell’Accademia
dell’Arcadia e comparirà in libri come il Museaum Hermeticum di Lucas
Jennis o in quello scritto da Wienner Von Sonnensfels nel 1747 dal titolo Splendor
Lucis o ancora nell’opera Geheime Figurem des Rosenkreutzer dedicata
al cavaliere e fondatore dell’Ordine Christian Rosenkreutz.
Il marchese,
come ho scritto, apparteneva alla Fratellanza della Rosacroce aurea che aveva
in Frederic Rose il suo Imperator, cioè la massima carica dell’Ordine.
Questo ramo franco-tedesco, dal 1757, si sviluppò molto anche In Boemia,
Ungheria e Russia raggiungendo il suo apogeo nel 1777.
Per tornare
alla descrizione della porta, in essa compare un’altra scritta latina che dice Si
sedes non is che ambiguamente vuol dire “se siedi, non vai” e nel suo
contrario “se non siedi, vai”.
E poi ancora
la scritta Aureum Seculum Redivivum che fa riferimento al ritorno
dell’età arcadica dell’oro e Novus Ordo Saeclorum, il nuovo ordine dei
secoli, una celebre frase esoterica riportato anche sul dollaro americano, sotto
la piramide tronca con l’occhio del dio egiziano Horus, inscritto in un
triangolo.
Sugli
stipiti della porta magica possiamo osservare una successione di pianeti in
associazione ai metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro,
Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio.
Ad ogni
pianeta corrisponde un motto di natura ermetica, dal basso verso l’alto a
destra per poi andare dall’alto in basso, a sinistra, secondo la direzione del
motto ebraico e cabalistico Ruach Elohim.
A fianco
alla porta ci sono due statue che rappresentano i Bes che fungono da
guardiani. Sono due nani mitologici dell’antico Egitto, due numi tutelari della
casa, associati anche alla sessualità e al suo potere magico. Ancora oggi,
queste stesse statue sono presenti nei giardini del Quirinale.
…continua…
Un caro
saluto dal vostro Michele Allegri