Cari amici, bloggers e
semplici curiosi,
grazie per i vostri commenti
e suggerimenti.
Avvicinandosi ormai la data
del 31 ottobre, antica festa celtica di Halloween in onore dei defunti che
tornano a riappropriarsi, per una sola
notte, del loro “spazio vitale” su questa terra, voglio segnalarvi una notizia
molto interessante che casca a fagiolo, come si suol dire.
Dal 14 ottobre è visitabile a
Tarquinia, città fondata dagli Etruschi,
in prossimità di Viterbo, la cosiddetta tomba “Bartoccini”, dal nome del
sopraintendente che la scoprì nel 1959.
Situata nella necropoli dei
Monterozzi, questo sepolcro, risalente al VI secolo a.C., divenne un
possedimento templare intorno al 1.200 d.C.
Il tema centrale della tomba,
delle sue pitture e dei suoi graffiti, è l’estrema speranza di un “ritorno
dalla morte”, come ben scrive il sito del Ministero dei Beni Culturali, un leitmotiv che lega gli Etruschi ai
Templari, che credevano entrambi alla potenza delle forze oscure e della magia,
capaci di far tornare in vita i corpi dei defunti, proprio come accade nella
già citata festa di Halloween.
Oltre alle belle decorazioni
ad arazzo che si possono ammirare sul soffitto,
in questa tomba spiccano, nelle camere laterali, quelle a scacchiera, di
color bianco e rosso, eseguite dai cavalieri dell’Ordine del Tempio che, in
quel luogo, compivano i loro riti magici d’iniziazione.
Con buona pace delle
“fralate” di Barbara Frale o delle “cerrinate” di Simonetta Cerrini, sono
infatti ben visibili a tutti, esperti e non, i molti graffiti che rappresentano
gli “sfrenati riti sessuali” dei Templari, come scrivono il Corriere della
Sera, La Repubblica e molti altri quotidiani nazionali e locali.
La tomba “Bartoccini”,
infatti, ben rappresenta quel mix di sessualità magica, sincretismo religioso e
riti pagani che, come ho ben descritto
nel mio ultimo e-book, è davvero il fulcro della “religione segreta dei
templari”.
Una religione totemica,
praticata nei capitoli segreti dai cavalieri
ma propria di alcuni nobili clan europei franco-belgo-occitani che fondarono e governarono l’Ordine del Tempio
fin dal lontano 1118, le stesse famiglie nobiliari che ritroveremo protagoniste anche nell’affare di
Rennes-le-Château e come registe delle azioni del parroco Berenger Sauniere,
nel 1891.
Con l’apertura al pubblico di
questa tomba, un altro tassello alla verità storica è stato aggiunto, mentre il
castello delle menzogne si sgretola sempre
di più davanti alle evidenze tangibili di ciò che non può essere
smentito.
Nello studio dei fenomeni
storici, gli edifici e le costruzioni, come questa tomba, sono, infatti, molto
più affidabili di qualche “documentuccio” trovato nella Biblioteca Vaticana, e
molto più efficaci nel testimoniare un evento, descrivere un comportamento o
un’azione umana.
E non è un caso, infatti, che
io abbia voluto inserire nel mio ultimo saggio la descrizione particolare di un
luogo simbolo dei Templari, del quale nessuno vi aveva mai parlato.
Mi sto riferendo alla
Piramide di Falicon, in terra di Francia.
Vi anticipo che proprio
questo sarà l’oggetto del mio prossimo post.
Grazie a tutti e… shalom!
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