Come ho scritto nel mio ultimo libro " La Religione Segreta dei Templari", nel sud della Francia,
precisamente nella Regione delle Alpi-Marittime, a 10 km a Nord dalla famosa
località turistica e balneare di Nizza, c’è un piccolo paesino, chiamato
Falicon nel cui territorio si trova una piramide egizia di pietra, in parte
erosa che, un tempo, misurava circa sei metri e quaranta.
Si trova a 430 metri di
altitudine su un monte chiamato Monte-Calvo, il cui nome e la cui morfologia
ricordano il ben noto Monte Golgotha di Gerusalemme là dove venne crocifisso
Gesù di Nazareth, secondo la tradizione cristiana.
Infatti, questo Monte rievoca
simbolicamente un martirio e, come nel racconto evangelico, in ebraico, vuol
dire, appunto, cranio-calvo. E’ un luogo tanto ameno quanto affascinante.
In questa porzione di
territorio ci sono elementi di forte suggestione che ci dicono che il luogo è
davvero speciale. Per esempio possiamo trovare il diavolo della Torre di
Tonnerre e la Rocca dell’Aquila con la testa di Roccia, al di sotto della quale
c’è un’immensa caverna che è rimasta inesplorata da più di 70 anni dove si
possono ammirare graffiti, uno dei quali rappresenta un guerriero templare che
casca brandendo la sua spada.
Non è un caso, quindi, che il
mistero della piramide di Falicon si intreccia indubbiamente con l’epopea dell’Ordine
del Tempio che ne fu proprietario durante il Medioevo, per poi passare nelle
mani di un’antica famiglia nobile del luogo ed infine, nel 1803, fu acquistata,
assieme al terreno su cui sorge, da un certo Rossetti, avvocato e poeta al
quale il Comune di Nizza ha dedicato pure una via.
La piramide e il relativo
appezzamento di terreno su cui si erge, a tutt’oggi non sono nelle
disponibilità del Comune e, da quello che si può comprendere, non è una
costruzione molto gradita alla popolazione locale, forse perché nel passato ha
avuto una fama di “luogo magico”, talvolta “sinistro”, che ha inevitabilmente
attirato ogni sorta di gruppo, specialmente dalla Gran Bretagna.
Cosa assai curiosa, inoltre,
è la presenza nel territorio di Falicon di un’antica chiesa medievale di
proprietà della Confraternita dei Penitenti Blu che, a Nizza, ha la sua
roccaforte, oltre che una chiesa-Madre al cui interno vi è un affresco murale
sul quale compare un simbolo gnostico, un serpente su una croce a forma di TAU.
Come scrivono gli autori
inglesi Picknett & Clive, che si sono dedicati allo studio del mistero di
Rennes-Le-Chateau, i Penitenti Blu sono un “curioso
gruppo che ha legami con la Massoneria di Rito Scozzese Rettificato e con la
nobile famiglia dei Chefdebien” i quali avevano come precettore di
famiglia, guarda a caso, il parroco Alfred Saunière, fratello del più noto
sacerdote Berengère.
Ma torniamo al racconto.
Da parecchi decenni la cima
di questa Piramide è stata letteralmente tranciata dai vandali, all’altezza dei
tre metri e molte pietre sono state asportate da mani ignote.
Al di sopra della piramide,
cioè nello spazio aereo sovrastante, nel
1994, avvenne un fatto assai curioso del quale parlarono per lungo tempo i
media locali. Il pilota, l’equipaggio e i passeggeri di un aereo di linea
dell’Air France con volo Nizza-Londra videro nel cielo un oggetto volante
simile ad una lente affiancarsi al velivolo.
Di quell’oggetto non
identificato non si è saputo niente di più di quello che hanno riportato i
giornali locali che hanno collegato questo avvenimento a strane presenza UFO
nella zona di Falicon tanto che il CNES,
cioè il Centro Nazionale di Studi Spaziali francese, ha dato attenzione al
fatto.
La piramide è costruita su
una cavità di una grotta, la Ratapignata,
ed è situata su una proprietà privata sconosciuta. In provenzale e in dialetto
sardo, Ratapignata significa grotta dei pipistrelli o dei vampiri. La
grotta, dopo circa dodici metri di discesa in verticale, sbocca su una sala
sotterranea. Qui, un tempo, si trovava una specie di piattaforma rettangolare
su cui erano incisi sette strani simboli magici. Accanto alla piattaforma,
c’era una colonna stalagmitica sulla quale si poteva intravedere un viso
umanoide con le corna che può ricordare la testa barbuta che adoravano i
Templari, il Bafomett.
Per lo studioso francese ed
astrologo Maurice Guinguand, la testa in questione, sarebbe invece quella di un
cane e rappresenterebbe il dio egizio Thot, il cinocefalo dio della Luna.
Nell’antico Egitto, il
metallo che corrispondeva appunto alla Luna era l’argento, per via della sua
fredda lucentezza. Un racconto popolare di Falicon, risalente al 1600, dice
infatti che un raggio di luce argenteo, in certi giorni dell’anno, si abbatte
sulla piramide.
Inspiegabilmente poi la
piramide è allineata sulla costellazione dello Scorpione e nella sala in cui si
trova la stalagmite, c’è un buco che conduce ad un passaggio sotterraneo lungo
venti metri. Questo cunicolo permette di arrivare ad una seconda sala, più
piccola della prima ed è da lì che parte un’ulteriore passaggio che,
attualmente, è impercorribile. Si dice, poi, che alla fine di questo cunicolo
ci sarebbe una stanza-tomba dove i Templari
si riunivano per svolgere i loro riti durante i Capitoli segreti.
Non si sa bene se i Templari
trovarono la piramide in questione oppure la costruirono loro stessi su vestigia
celto-liguri.
E’ un dato certo che i
Templari, ritornando feriti dalla settima Crociata, quella combattuta con San Luigi, zio di
Filippo il Bello, intorno al 1260, sbarcarono a Montecarlo per poi andare a
Beaulieu dove furono presi in consegna dagli ospedalieri antoniani, per essere
portati in questa zona chiamata anche la Valle
delle Meraviglie.
Il nome deriverebbe dal fatto
che a causa di talune forze che provengono
dal sottosuolo, il luogo sarebbe estremamente curativo tanto da essere caro sia
a Goffredo di Buglione che ai Lusignano, re di Gerusalemme.
Questi nobili, infatti,
avrebbero utilizzato il luogo come deposito di alcuni segreti e di un tesoro
della cui custodia furono poi incaricati i Templari della zona. Il tesoro sarebbe stato nascosto sotto ad una pietra a forma di testa di toro.
A mezzanotte del 24 dicembre, quando Sirio si trova davanti all’ entrata della
piramide, la testa di toro guarda la costellazione ed Orione indica dove è
nascosto l’agognato tesoro. Anche su questa testa di toro ci sarebbe inciso il
numero sette, forse in ricordo, appunto, della settima crociata.
I Templari, ritornando feriti
da questa crociata avrebbero deciso di costruire la piramide per amplificare le
forze sotterranee del luogo e guarire dai loro malanni, in particolar modo
dalla peste che colpì poi tutta la Regione.
Quei poveri cavalieri di
Cristo che vissero nella Valle delle
Meraviglie, avrebbero scoperto che i processi di putrefazione ed infezioni
delle ferite in battaglia potevano essere rallentati stando per qualche tempo
all’interno delle grotta Ratapignata,
poiché, come si sa, all’interno delle grotte non vi sono né batteri né virus e i corpi,
quindi, si conservano più a lungo. Pare che lo stesso fenomeno si verifichi
anche all’interno delle strutture piramidali. Queste tecniche di conservazione
hanno origine nella medicina egizia e ci rimandano alle tecniche di
conservazione dei corpi dei faraoni in sarcofaghi all’interno delle piramide, veri monumenti
funebri costruiti con tecniche ingegneristiche avanzate. Alcuni hanno anche
ipotizzato che i Templari ritenessero
che quel tipo di costruzione tridimensionale emanasse forze curative e
che fosse una specie di catalizzatore di forze telluriche in grado di donare
guarigione a chi vi si ponesse al centro. Anzi ancor di più. Quel poliedro
sarebbe in grado di far rivivere i corpi.
La storia della piramide
comincia a diffondersi solo nel 1803 quando l’avvocato e poeta italiano
Rossetti, il 24 marzo, viene nella Valle
delle Meraviglie per trovare alcuni amici , tra cui il consigliere della
prefettura Giacomo Vinay, dopo aver visitato St. Martin Vesubie luogo in
cui i templari portarono la celebre ed inquietante statua della Madone de Finestre per farne un
santuario. Esso, fu saccheggiato dai briganti che uccisero i Templari di
guardia; i loro fantasmi, si racconta ancora oggi, vagherebbero per la zona
ululando come lupi mannari e come i venti gelidi che soffiano da quelle parti.
Rossetti visitò altri “luoghi
magici” della zona, dalle Bar su Loup a
Les Arcs dove c’è la cappella
dedicata a Santa Rosalina di Villanuova morta il 17 gennaio, figlia del crudele
Arnaud, detto il lupo mannaro.
La statua di Santa Rosalina,
guarda ancora il caso, è presente nella chiesa di Rennes-Le Chateau!
Nel corso di queste escursioni,
Rossetti salì sul Monte Calvo per ammirare il paesaggio brullo ma ameno su cui,
a quel tempo, si dispiegavano tre case,
un mulino, una cisterna ed una torre.
La zona era divenuta “bene
nazionale” fin dal 1791 cioè da quando i rivoluzionari confiscarono ai privati
quei terreni.
Nonostante però l’avversione dei
sanculotti francesi ai luoghi di culto e delle religioni, stranamente, a
dispetto di altri luoghi sacri distrutti per atteggiamento ideologico, quella
piramide non venne abbattuta.
Rossetti venne a sapere che i
rivoluzionari avevano sequestrato il terreno e la piramide alla nobile
famiglia dei Peyre de la Coste, i cui membri, secondo Marcellin Rodange, storico
locale, erano iniziati ad una società segreta molto potente in Francia che, dalla
fine del 1.500, radunava sotto le sue insegne nobili ed artisti e il cui nome
era Società Angelica.
Una sorta di strana congrega
che aveva interessi diversi dalla magia nera, al “mondo sotterraneo”, dall’alchimia alle tombe, al Graal, alla
mummificazione e alla “resurrezione dei corpi”.
Tra le nobili famiglie che
possedettero il terreno su cui si erge la
Piramide è menzionata anche quella dei Tontudi
de l’Escarène, anch’ essa appartenente alla Società degli Angeli. Sul
blasone di famiglia compaiono elementi incontrovertibili di quest’
appartenenza: due chimere ed una piramide aperta.
Nel 1804, Rossetti rimase
sconcertato per aver visto quel raggio argentato che si dirigeva verso la
grotta Ratapignata, illuminandone il fondo. Decise allora di scendere nell’antro,
rischiando la vita, poiché il passaggio, sono le sue parole, “era angusto ed impervio”.
Innamorandosi di quel luogo,
comprò la tenuta e vi stabilì fino alla morte. Nel corso del periodo della sua
permanenza a Falicon, Rossetti scrisse un poema di 1300 versi che fu pubblicato
a Torino, con il fine di propagandare il culto di questa grotta e di questa
piramide. Il poema s’intitola “La grotta di Monte Calvo” e descrive con enfasi
le formazioni calcaree scoperte nella “grotta bianca come neve”, menzionando
l’esistenza di questa piramide, descritta poi puntalmente con termini
misteriosi ed iniziatici.
Il frontespizio del poemetto
ci presenta un disegno di Sophie Lederck i cui è rappresentato l’avvocato
Rossetti vicino alla grotta del Monte Calvo, il 24 marzo del 1803, circondato
da due piccoli monumenti: la casa di campagna e la piramide che egli indica con
un dito.
All’interno di questa poesia
che potremmo definire “alchemica”, oltre che della piramide, il Rossetti ci
parla dell’albero dell’immortalità, della luce iniziatica, di “serpenti
fumanti”, di “vulcani”, della “pietra di luce”. Dopo la diffusione della sua lirica,
altri libelli turistici menzioneranno la
piramide e la grotta Ratapignata, dal
1812 fino al 1890.
Ed è solo con il professor Jean
Robert Salifard che, nel 1888, fu organizzata la prima grande spedizione
all’interno della grotta.
Il risultato fu
l’elaborazione di un documento scientifico di 657 pagine manoscritte che aprì
uno studio approfondito e serio su quest’Enigma. Tra le citazioni più
importanti di questo studi, una frase di Du Valgay che nel libro “Le ricerche
sull’’origine e la destinazione delle piramide”, nel 1812 scrisse:
“Le piramidi sono il luogo in cui gli angeli ribelli e i giganti, loro discendenti, si sarebbero occultati
al momento del diluvio universale”.
Per concludere, nel
1940, lo scrittore inglese Tennis
Wheatley, scrisse un romanzo dal titolo The
Devil rides out (il diavolo gira attorno)
che ha come argomento principale la piramide di Falicon, la Ratapignata, il
Monte Calvo e…l’esistenza di una potente ed antica società segreta, erede
dell’Ordine del Tempio, che sorveglia e custodisce questi luoghi.
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