martedì 19 gennaio 2021

“IRA ET DOLOR”: IL POEMA CHE PARLA DEL BAFOMETTO

 

                                              Statua del Bafometto templare di Detroit (USA)


Care/i amiche/i, bloggers e semplici curiose/i,

l’adorazione del Bafometto e l’idolatria della testa magica hanno costituito uno dei maggiori capi d’imputazione dei processi contro i Templari. Nei verbali della Santa Inquisizione francese non sempre risulta che la testa magica adorata dai cavalieri durante l’iniziazione fosse il celebre Bafometto. In una deposizione, infatti, il sergente templare della Linguadoca Gaucerant de Montpezat affermò di aver adorato durante l’iniziazione una “immagine baffometica” e non una testa.

A differenza di molti strampalati storici e divulgatori moderni, a nessun inquisitore del tempo venne in mente che Bafomet poteva corrispondere al nome storpiato di Maohomet, il fondatore e profeta dell’Islam. Infatti come era ben noto ai cristiani medievali, la testa di Maometto o la sua immagine non erano certo oggetto di culto da parte dei mussulmani. Non le cingevano quindi con cordicelle, come facevano i Templari, né le ritenevano capace di “salvarli”, “di renderli ricchi e potenti”, “di far fiorire gli alberi”, tutte espressioni usate dai cavalieri del Tempio e riportate nei verbali degli interrogatori dal 1307 al 1310. Se gli inquisitori domenicani avessero pensato che il nome di Bafomet potesse corrispondere a quello di Mahomet, avrebbero certamente formulato un capo di accusa di questo tipo, affermando che questa Santa Milizia cristiana si era convertita all’Islam, ma non lo fecero.

C’è da dire inoltre che le teste magiche avevano una loro importanza all’interno dei contesti delle pratiche magico-negromantiche medievali. Ricordiamo per esempio il “Racconto di Sidone”, riportato nel post precedente: una testa magica nasce dal rapporto erotico-necrofilo tra un nobile cavaliere templare ed una ragazza armena morta. Oppure la celebre testa parlante posseduta dal papa Silvestro II che poteva rispondere alle domande o rendere oracoli, come riportato dallo storico anglo-normanno Guglielmo di Malmesbury nel XII secolo.

Per inciso, papa Silvestro II fu il primo pontefice francese della Chiesa cattolica e governò dal 999 fino al 1003. Dopo la sua morte, su di lui circolava una leggenda nera: lo si riteneva un negromante che conversava con i dèmoni da lui invocati in certe notti dell’anno. Si diceva che la sua lapide trasudasse acqua e che dal suo sepolcro venisse uno strano rumore di scricchiolii di ossa.

A far luce sul significato del Bafometto templare esiste un documento storico rilevante, scritto da Ricaut Bonomel, un trovatore, un poeta cristiano della Linguadoca, sostenitore dei cavalieri della croce patente e delle forze crociate in generale.

Il poema dal titolo “Ira et dolor”, scritto nel 1265, dopo la conquista del castello templare di Arsuf da parte delle forze turco-mussulmane, riassume la sfiducia di questo poeta cristiano davanti alle tante sconfitte dei templari e dei crociati in Terra Santa. In esso si fa riferimento al fatto che Dio, Gesù e il simbolo della Croce hanno abbandonato i crociati e che Bafometto, inteso come il Re del Mondo, appoggia con la sua forza i vincitori mussulmani.


                                             il libro "il re del mondo" di R.Guenon


Nella concezione religiosa dei cristiani-albigesi della Linguadoca, là dove nacque la poesia trobadorica, il “re del mondo” era il creatore della materia e dei corpi. In pratica, il dio maligno. Secondo la visione dualista dei catari albigesi, il “re del mondo”, creatore della materia, aveva una sua potenza e forza. Per i cristiani catari, il Dio dell’amore e dello spirito non si interessava minimamente delle vicende umane ma solo delle anime e delle cose spirituali. Inoltre i catari disprezzavano il simbolo del crocifisso, visto come emblema di del dio del male e come strumento di morte.

A causa di questo pensiero dualista, che aveva fatto breccia tra le popolazioni occitane, e della forte contestazione della chiesa albigese nei confronti di quella di Roma, papa Innocenzo III indusse una crociata tra il 1209 e il 1229 con l’ausilio dei principali sovrani e nobili europei.


                                   cartina della Linguadoca,la terra dei Catari-Albigesi


Ma ecco la traduzione del testo del poema “Ira et dolor”:

Ira e dolore hanno preso dimora nel mio cuore al punto che oso appena restare in vita. Giacché si avvilisce la Croce che abbiamo preso in onore di Colui che fu crocifisso. Né la Croce né la legge valgono più nulla per noi. Non ci proteggono più contro i turchi felloni, che Dio li maledica! Ma pare, a quanto sembra, che Dio voglia sostenerli per la nostra sconfitta. Prima hanno preso Cesarea e poi preso d’assalto il castello di Arsur. Ahi, Signore Dio, dove sono andati i sergenti e i borghesi che erano sugli spalti di Arsur? Ahimè il Regno d’Oriente è così tanto in declino che, a dire il vero, non riuscirà più a rialzarsi. Non crediate che la Siria se ne dolga, perché ha giurato e dichiarato che, se potrà, nessun cristiano resterà nella contrada. Della chiesa di Santa Maria si farà bafomeria, e poiché suo Figlio, che dovrebbe provarne dolore, si compiace di questo furto, siamo costretti a compiacercene con lui. È folle colui che vuole combattere i turchi perché Gesù Cristo non è più ostile a loro. Hanno vinto, vinceranno, questo mi pesa, francesi e tartari, armeni e persiani. Sanno che ogni giorno ci affliggeranno un po’ di più perché Dio, che un tempo vegliava, dorme e Bafometto risplende di potenza e fa risplendere il Sultano d’Egitto. Il papa largheggia in perdoni con i francesi ed in provenzali che lo aiutano contro i tedeschi, e dimostra una grande brama perché la nostra Croce non vale più nulla e, chi vuole, lascia la Crociata per tornare in Lombardia…

                                          rappresentazione della sconfitta militare dei Templari

Come si può intuire, i Templari, come questo letterato, nella loro visione superstiziosa, avevano in gran considerazione il Bafometto e temevano la sua forza. I Templari quindi cercavano di portarlo dalla loro parte. Così, infatti, facevano nei loro Capitoli segreti, adorando il Bafometto, prostrandosi davanti alla sua immagine terrena, considerandolo il vero ed unico salvatore capace di concedere gloria, potenza e ricchezza all’Ordine.

 

Un caro saluto dal vostro Michele Allegri

 


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