Cari amici,
bloggers e semplici curiosi,
come vi ho
indicato nel precedente post, è indispensabile visionare alcuni documenti prima
di dare personali interpretazioni della storia dei Templari.
Dopo le
confessioni documentate dei cavalieri, che ci hanno dato un quadro preciso di
quale tipo di credo religioso si praticasse in seno all’Ordine, ora è il
momento di analizzare la Bolla di soppressione dell’Ordine, la Vox In Excelso,
emanata da papa Clemente V il 22 Marzo del 1312. Tenete presente che i papi
dell’epoca trasmettevano le loro volontà ai cardinali e vescovi e ai re e
principi usando le “Bolle” che erano atti ufficiali vincolanti.
Prima però
di riportare i passi più significativi della Bolla di soppressione, occorre
capire in che modo si mosse e quale ruolo ebbe papa Clemente in questa vicenda.
Si può ben dire che il Papa ebbe un atteggiamento prudente nel trattare la
questione, anche se era palesemente scontento del mancato impegno dei cavalieri
in Terra Santa, soprattutto dopo la pesante sconfitta militare a San Giovanni
d’Acri. Quando il re francese Filippo gli sottopose poi alcune prove della “colpevolezza”
dei Templari, e cioè le confessioni spontanee di alcuni cavalieri, tra cui
quella del fiorentino Noffo Dei e del francese Esquieu de Floryan, che riportavano
l’esistenza di riti blasfemi che avvenivano tra le mura dell’Ordine, Clemente le
accettò con il beneficio del dubbio.
Poi però
accadde l’imprevisto: il 13 ottobre del 1307, ci furono gli arresti di massa
sul territorio francese per ordine del re cristianissimo Filippo IV il Bello,
con l’appoggio della Santa Inquisizione di frate Guillaume di Parigi, senza che
il papa venisse consultato. A quel punto Clemente protestò vivacemente contro di
loro per gli arresti manu militari, dal momento che l’Ordine
tradizionalmente dipendeva strettamente e totalmente dalla persona del
Pontefice. Sospese quindi i poteri dei vescovi francesi e della Santa Inquisizione,
ordinando al contempo a re Filippo di consegnare nelle mani di alcuni cardinali
di sua fiducia la persona del Gran Maestro e degli altri alti dignitari perché potessero
fare le opportune verifiche ed interrogatori di rito. Inoltre i beni dei
Templari, per ordine di Clemente, non dovevano essere toccati da alcuno.
Gli eventi subirono
poi un’accelerazione. Clemente lesse i capi d’accusa e i verbali degli
interrogatori dei cavalieri e si convinse della validità delle accuse rivolte
dal re francese e dalla Santa Inquisizione. Il 22 novembre del 1307, il Papa
emanò quindi una bolla con la quale ordinava al re d’Inghilterra Edoardo II di
arrestare in un sol giorno tutti i Templari ma il re in un primo momento non lo
fece. Nella stessa data ordinò al duca di Calabria, Roberto d’Angiò, di fare
altrettanto nei suoi territori del sud Italia.
Nel mese di giugno,
cominciò a circolare in Francia una richiesta ufficiale del popolo francese che
chiedeva al re di sopprimere l’Ordine in quel regno.
A luglio,
Clemente emanò una bolla che revocò la sua precedente sospensione dei poteri agli arcivescovi, ai vescovi, agli
inquisitori, ridando loro potere sul caso in questione, in terra di Francia. Le
direttive papali erano chiare: i vescovi potevano muoversi contro i singoli
cavalieri fino alla sentenza, che sarebbe stata poi emessa dai Concili Provinciali,
ma non avrebbero potuto mai intraprendere azioni contro l’intero Ordine. I
templari sarebbero stati consegnati nelle mani del cardinale de Prèneste mentre
il Gran Maestro e gli altri quattro nobili dignitari sarebbero stati giudicati
dal papa in persona. Nello stesso mese Clemente scrisse al re francese
che occorreva agire al più presto per l’abolizione dell’Ordine
aggiungendo, con una specifica Bolla, l’invito al re di nominare 5 tra
arcivescovi e vescovi per amministrare i beni dell’Ordine con lo scopo di
portarli poi fuori dal territorio francese, per essere usati nelle prossime
campagne belliche in Terra Santa contro i mussulmani. Qualche giorno dopo,
designò i chierici che dovevano prender parte alla stesura del processo contro
i Templari: due canonici, due frati predicatori e due frati minori.
In agosto,
il papa convocò un Concilio di vescovi a Vienne per dare informazioni contro i
Templari. Emanò poi una Bolla contro chiunque si fosse impossessato
illegittimamente dei loro beni.
A dicembre,
Clemente emanò una Bolla di scomunica (Ad omnium fere notitiam) nei
confronti di coloro che avessero dato aiuto o consigli ai Templari. Nella
stessa data, dette ordine ai vescovi tedeschi e all’Ordine teutonico di
mettersi a disposizione dell’abate Cruas al fine di istruire un processo contro
i Templari sul suolo germanico. Ed infine emanò un’ulteriore bolla per
costringere il duca di Austria a far arrestare i Templari nel suo Regno.
Il primo di agosto,
il papa scrisse ai vescovi di Francia perché i Templari fossero giudicati
secondo la legge e le esigenze delle norme in vigore.
Nel maggio
del 1311, con una nuova Bolla all’arcivescovo di Rouen, Clemente ordinò che fossero
esaminati i conti degli esattori dei Templari e di portare il residuo in un
luogo fuori dalla Francia per essere utilizzato per difendere la Terra Santa.
Ad ottobre,
il papa emanò una bolla con la quale dette incarico al chierico Geoffray du
Plessis di presentarsi al re di Francia ribandendo la riserva che spettava al pontefice
nel giudicare il Gran Maestro templare.
Il 22 marzo
del 1312, emanò la Bolla Vox In Excelso (che vi esporrò nella
seconda parte del post) con la quale sopprimeva l’Ordine templare
in via definitiva e preventiva, cioè prima di un giudizio pubblico davanti ai
vescovi, come era nel suo diritto.
Un paio di
mesi dopo, con un’ulteriore bolla, il papa trasferì i beni dell’Ordine
templare a quello dei cavalieri di San Giovanni (oggi Sovrano e
Militare Ordine di Malta). Dopodiché, indirizzò una bolla al re d’Inghilterra
per far destinare all’Ordine di San Giovanni ogni bene dell’Ordine templare nei
suoi reami. Una bolla dello stesso tenore fu indirizzata al re francese.
L’11 marzo
del 1314, il Cardinale d’Albano e l’arcivescovo di Sens, incaricati dal papa,
condannarono alla prigione a vita il Gran Maestro dei Templari, Jacques De
Molay, il visitatore di Francia, i commendatori di Aquitania e di Normandia.
Avendo essi ritrattato le loro confessioni di colpevolezza e quindi caduti nel
reato di relapsia, vennero consegnati al prevosto di Parigi che
li fece bruciare sulla pubblica piazza, dopo aver avuto l’assenso da parte del
re francese.
Prima del
rogo, Il Gran Maestro maledisse il papa e il re francese, profetizzando la loro
imminente morte (passata alla Storia come la celebre “maledizione dei Templari”).
Il mese
dopo, precisamente il 20 aprile, Papa Clemente morì.
Il 29
novembre morì anche il re francese.
...continua...
Un saluto dal Vostro Michele Allegri
Nessun commento:
Posta un commento