Cari amici,
bloggers e semplici curiosi,
come avete
potuto leggere nella prima parte di questo post, papa Clemente è il personaggio
chiave nella caduta dei Templari. Se, all’inizio della vicenda, egli era
diffidente nei confronti delle accuse mosse ai Templari dal re cristianissimo
Filippo IV, divenne in seguito suo acceso sostenitore nel perseguire e
perseguitare i cavalieri, macchiatisi di eresia a causa dei riti anticristiani
praticati durante la particolare iniziazione-investitura all’Ordine.
Solo al Papa
competeva la possibilità di salvare o meno l’intera Milizia. Clemente non lo
fece e spiegò la sua posizione nella Bolla di soppressione dell’Ordine templare,
la Vox in Excelso. Tra virgolette, quindi riporterò fedelmente alcuni passi
significativi di questo documento storico. Tenete ben presente che, come era
uso, il papa usa il plurale maiestatis e quindi parla usando il Noi.
Dopo essersi
riferito ai Templari utilizzando alcune citazioni di passi dell’Antico Testamento,
come “[…] hanno innalzato altari a Baal per iniziare e consacrare i loro
figli agli idoli e ai demoni”, Clemente racconta di come, prima di
salire sul soglio pontificio, era stato messo a conoscenza del ruolo dei
Templari in Terra Santa, di come fossero stati descritti come “speciali
combattenti della fede cattolica”, motivo per cui la “Chiesa li
aveva circondati di onori, di libertà e privilegi”. Ora, scrive Clemente
“ci era stato detto che fossero caduti nel peccato di un’abominevole
apostasia contro lo stesso Signore Gesù Cristo, nell’odioso vizio dell’idolatria,
nell’esecrabile vizio di Sodoma e in diverse eresie” ma “non
abbiamo voluto prestare orecchio ad insinuazioni e voci simili”. Poi
però “il nostro carissimo figlio in Cristo Filippo, illustre re di
Francia, al quale erano stati denunciati crimini simili, spinto non da un sentimento
di avarizia (poiché non voleva rivendicare o appropriarsi di alcuno dei beni
dei Templari, disinteressandosi a quelli presenti nel suo regno e tenendosene
ben lontano), ma per puro zelo della fede ortodossa, raccolse tutte le
possibili informazioni su quello che era successo e fece arrivare a noi
numerose e gravi notizie per mettercene al corrente. Tali crimini
non hanno fatto altro che aumentare la cattiva reputazione dei Templari e del
loro Ordine. Per di più un soldato della milizia, appartenente all’alta nobiltà,
ci ha dichiarato in segreto e sotto giuramento che lui stesso, durante la sua
iniziazione, su consiglio di chi lo ammetteva e dinanzi agli altri soldati
della Milizia, aveva rinnegato Cristo e sputato sulla croce che il suo
iniziatore gli aveva messo davanti […]Egli aveva sentito dire che le ammissioni
all’Ordine si svolgevano in questo modo: che su esortazione del capo o di un
suo delegato, il nuovo ammesso rinnegava Cristo e sputava sulla croce per
insultare Cristo crocifisso; che poi il capo e l’iniziato commettevano atti
illeciti e contrari all’onestà cristiana”.
Clemente
aggiunge che molte erano le voci che si erano innalzate contro i Templari,
quella del Re di Francia ma anche dei duchi, dei baroni, del clero e persino
del popolo e che quindi aveva appresso che il Gran Maestro De Molay, assieme
agli alti nobili dignitari, si erano macchiati di questi crimini, provati dalla
confessione del Gran Maestro a Chinon e dalle dichiarazioni dei tanti cavalieri
interrogati dai prelati e dalla Santa Inquisizione. In base a tutto ciò, dice
Clemente, lui dovette aprire un’inchiesta. Lui stesso volle quindi interrogare
72 cavalieri, “in un luogo sicuro e benevolo in cui non avevano nulla da
temere”, i quali gli resero le stesse confessioni che avevano
precedentemente reso all’Inquisizione.
Il papa
racconta nella Bolla che decide allora di incaricare suoi cardinali di fiducia affinché
formino una commissione speciale con notai pubblici per interrogare il Gran Maestro
e gli alti dignitari detenuti nella fortezza di Chinon.
Interrogati,
il Gran Maestro e gli alti dignitari, scrive Clemente, confessarono a codesta
commissione “senza violenza né terrore” che “quando erano
stati ammessi nell’Ordine, avevano rinnegato Cristo e sputato sulla croce e che
essi avevano accolto un gran numero di frati in egual modo, cioè facendoli rinunciare
a Gesù Cristo e facendoli sputare sulla croce”. Clemente aggiunge “alcuni
di loro confessarono anche altri crimini orrendi e vergognosi sui quali ora per
il momento tacciamo”.
Ed ecco un altro
punto significativo. Clemente scrive che
il Gran Maestro e gli alti dignitari dopo tali confessioni rese ai cardinali “chiesero
l’assoluzione in ginocchio e con le mani giunte […] I Cardinali (poiché la Chiesa
non chiude mai il suo cuore a chi ritorna da Lei) avendo ricevuto dal Gran Maestro,
dal visitatore e dai commendatori l’abiura della loro eresia, hanno
espressamente accordato loro, per nostra autorità, il beneficio dell’assoluzione
secondo la forma consueta della Chiesa”.
Clemente
aggiunge poi di essersi mosso per convocare a Vienne un Concilio per discutere
della vicenda alla presenza di “cardinali, patriarchi, arcivescovi,
vescovi, abati, prelati e procuratori”. Inoltre spiega le varie
tendenze dei gruppi più rappresentativi in seno a quel Concilio. Molti
sostenevano che, condannando i Templari, la Chiesa avrebbe arrecato un danno a
se stessa e alla propria reputazione, soprattutto per la questione della Terra
Santa, ma il papa continuò a sentenziare “Forse è vero che i precedenti
processi svolti contro l’Ordine non permettono di condannarlo in modo canonico
come eretico tramite una sentenza definitiva, tuttavia le eresie di cui è
accusato lo hanno notevolmente diffamato ed un numero quasi infinito dei suoi
membri, tra cui il Gran Maestro, il Visitatore di Francia e i principali
precettori, attraverso le loro spontanee confessioni, sono stati convinti di
tali eresie, di errori e di delitti; queste confessioni rendono l’Ordine molto
sospetto”. Per questo motivo, dice in seguito Clemente, “noi,
tenendo in conto solo di Dio e prendendo in considerazione il bene della
situazione in Terra Santa, abbiamo ritenuto che bisognasse usare la misura
preventiva e regolamentare per sopprimere gli scandali, evitare e conservare i
beni destinati all’aiuto della Terra Santa. Considerando quindi l’infamia, il
sospetto, le rumorose insinuazioni e gli altri elementi che depongono contro l’Ordine,
considerando l’iniziazione occulta e clandestina dei frati nell’Ordine,
considerando che tali frati sono stati allontanati dalle abitudini di vita
comuni perché erano obbligati, durante l’iniziazione, a promettere e a giurare
di non rivelare ad alcuno il modo in cui erano stati ammessi […] considerando i
tanti orribili fatti perpetrati da un gran numero di frati […] la maggior parte
dei Cardinali e circa i quattro quinti dei prelati del Concilio, hanno ritenuto
conveniente che si seguisse la via preventiva, sopprimendo l’Ordine […] considerando
che la Chiesa ha soppresso altri ordini importanti per ragioni minori, NOI
SOPPRIMIAMO, NON SENZA AMAREZZA E DOLORE, CON UN PROVVEDIMENTO PERENNE L’ORDINE
DEI TEMPLARI, LE SUE ISTITUZIONI, IL SUO ABITO ED IL SUO NOME, NON PER MEZZO DI
UNA SENTENZA DEFINITIVA MA IN VIA PREVENTIVA E PER ORDINE APOSTOLICO, E CON L’APPROVAZIONE
DEL CONCILIO, LO CONDANNIAMO ALL’INTERDIZIONE PERPETUA. VIETIAMO ESPRESSAMENTE
A CHIUNQUE DI ENTRARE NELL’ORDINE, DI RICEVERE E PORTARE IL SUO ABITO E DI
COMPORTARSI DA TEMPLARE. CHI CONTRAVERRA’ A QUESTO ORDINE, INCORRERRA’ NELLA
SENTENZA DI SCOMUNICA IPSO FACTO”.
Riportato
questo documento, c’è ancora qualcuno, accademico, storico, giornalista, archivista
o altro, che in malafede vuole parlare di sospensione dell’Ordine
templare oppure di assoluzione di questo Ordine da parte del papa?!
Qualcuno di costoro vuole ancora sostenere che il re di Francia aveva
architettato una trappola per incamerare i beni dell’Ordine?! Qualcuno di
costoro vuole ancora convincere che il papa fosse un burattino nelle mani del
re di Francia?! Qualcun altro vuole ancora far credere che i riti blasfemi dell’iniziazione
fossero semplice goliardia militare?!
Un caro saluto,
dott.
Michele Allegri
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